(da Il Resto del Carlino Reggio Emilia, 14/8/22)
Da quaranta giorni Franco Properzi è il nuovo allenatore del Valorugby; il fisico e i modi sono quelli di un gigante buono, tranne quando è in campo e ama far rigare dritto i suoi ragazzi.
Prime impressioni su squadra e club?
“Club di alto profilo, molto ben organizzato, giocatori con in testa un’idea chiara delle proprie capacità e possibilità. Insomma, non potevo capitare in un posto migliore”.
Manghi, il direttore generale, ha un bel carattere forte e deciso; come va la vostra collaborazione?
“Bene. Ci sentiamo tutti i giorni e soprattutto ci conosciamo da quarant’anni, tante volte abbiamo giocato uno contro l’altro. Lui rispetta il mio ruolo e io il suo”.
La rosa le sembra migliorata o peggiorata?
“Sono arrivati alcuni giovani ma la base del gruppo è rimasta intatta. Piccoli aggiustamenti, il valore della squadra è immutato”.
I due azzurrini Cenedese e Lazzarin arrivano dal Veneto; è stato lei a portarli a Reggio?
“No, tutta opera del nostro direttore sportivo. Manghi è andato a colpo sicuro nell’assicurarsi questi due ottimi prospetti”.
La stampa argentina parla di nuovi arrivi a Reggio: Lucas Favre dall’El Salvador, Santiago Resino dai Cafeteros e Ulises Garziera dal Verona.
“Favre e Garziera sono già qui. Resino invece figurerebbe come straniero, se non muterà la norma federale al riguardo, e questo sarebbe un problema per noi”.
I fratelli Dominguez rimarranno?
“Si stanno già allenando alla grande. Mi ha fatto piacere rivedere Piero, che era con me a Rovigo e che aveva avuto un grosso problema all’anca dal quale però mi pare si sia ripreso molto bene. Thomas non lo conoscevo; è uguale al padre, con il quale ho giocato per tanti anni, sia come modo di fare sia come spirito”.
L’obiettivo del Valorugby rimane provare a vincere il campionato?
“Con una corazzata come questa arrivare in finale è l’obiettivo minimo. Il percorso è lungo, vedremo se inciamperemo da qualche parte o se sapremo seguirlo fino in fondo. Avversarie? Il Petrarca su tutte, poi Rovigo, Calvisano e il Colorno, che si è rafforzato enormemente, anche nello staff, e sembra poter essere la scheggia impazzita del prossimo torneo”.
Note biografiche: lei è nato in India?
“Sì, per via del lavoro del babbo. A Dheradun, vicino Delhi”.
Il Properzi che gioca a Paese è suo figlio? In foto le somiglia molto…
“Sì, ho quattro figli: Matteo, Marco, Martino e Matilde. I tre maschi sono o sono stati tutti giocatori e sono tutti arbitri. Marco continua a giocare, in serie A a Paese. E ha appena vinto il Mondiale di rugby dei Vigili del Fuoco, lui pompiere volontario”.
Il ricordo più bello della sua carriera? La vittoria nell’Europeo 1997?
“Grenoble, sì, ma anche gli scudetti, e tante partite internazionali… Poi ci sono pure i ricordi brutti, intendiamoci: sconfitte pesanti, o sconfitte brucianti. Alti e bassi”.
Sette scudetti in bacheca, tre a Treviso e quattro con il Milan. Che presidente era Silvio Berlusconi?
“E’ una persona incredibile. Solo un piccolo ricordo: il Milan allora era una polisportiva con calcio, rugby, volley (tutta la nazionale di Velasco era lì) e hockey ghiaccio, tanto che di quando in quando all’allenamento arrivava Fabio Capello, prendeva il pallone da rugby e da 60 metri con i mocassini lo sparava sopra la traversa… Beh, quello che volevo dire è che alla cena della polisportiva a fine anno Berlusconi si metteva all’entrata e mentre arrivavamo ci salutava uno a uno, ricordandosi il nome di tutti. Una piccola cosa, ma che ti faceva sentire importante. Potevi pensarla diversamente da lui, ma non riuscivi a non esserne conquistato”.
Al Milan e in azzurro lei ha fatto a lungo coppia in prima linea con Massimo Cuttitta, scomparso l’anno scorso a causa del covid.
“Massimo… Massimo è un ricordo triste. Avrebbe meritato di più dal rugby. Già dallo scorso Sei Nazioni esiste la Cuttitta Cup, in palio ogni anno tra Scozia e Italia, una bella idea della federazione scozzese; ma lui avrebbe meritato ancor di più”.
Un’ultima curiosità: il suo vero nome è Franco o Franchino?
“Franco. Mi chiamano Franchino perché al Milan giocavo insieme a Franco Berni. Lui era 140 kg, io 120; così lui era Franco e io Franchino”.