Chi merita un premio e chi va dietro la lavagna questa settimana in TOP12
Ce la ricordiamo tutti quella canzoncina insulsa che si canticchiava da bambini, quella che “se prima eravamo in 5 a ballare l’hully gully, adesso siamo in 4 etc etc”. Ecco, potremmo condensare quest’ultimo turno del nostro campionato proprio in questo: il succo è che il serraglio dei playoff è sostanzialmente chiuso: 4 posti per 4 squadre e rimane solo da vedere in che ordine si presenteranno e come si accoppieranno al via. Le Fiamme Oro sono le grandi sconfitte di questo turno, ma probabilmente di questa stagione e…ce ne occuperemo ancora dopo. Delle prime 4 la stella più brillante è sicuramente quella che splende sul delta del Po: gioco, controllo delle situazioni, rosa in splendida forma, con queste armi i Bersaglieri hanno letteralmente tramortito un Reggio mai visto in così grande difficoltà. E data la capacità di dominare quando dall’altra parte c’è una squadra di pari livello, beh, non si può non riconoscere che se dovessimo giudicare tenendo anche il calendario in mano non potremmo che indicare nei ragazzi dell’ex duo scudettato di Mojan (la premiata ditta Umberto & Kino) i principali favoriti per il finale. Ma qualche carta da giocare, specie se recupereranno il padiglione ospedaliero che attualmente ospitano nei loro spogliatoi, ce l’avranno sicuramente anche Calvisano e Petrarca, che, pure, hanno un calendario molto più difficile di quello dei rovigoti. Vedremo. Settimana, invece, di souplesse in coda con le tre dietro sostanzialmente ferme: con la Lazio apparentemente fuori gioco (anche a causa della penalizzazione di 4 punti arrivata in settimana) e Viadana e San Donà in acque piuttosto tranquille (ancorchè faticosamente raggiunte) saranno quindi Verona e Valsu a giocarsi l’ultimo posto disponibile per sedersi a tavola nel club del TOP12 del prossimo anno. Rimane da segnalare la bella progressione dei Medicei, squadra in gran spolvero e che se magari avesse ingranato prima… Ma adesso basta coi preamboli: premiamo e puniamo!
La carezza della settimana va a: Gabriele Morelli, il capitano coraggioso

Per la serie “i conflitti di interesse di jpr” qui siamo al massimo della vergogna: Gabriele Morelli non solo gioca nella “mia” squadra, ma è addirittura un mio compaesano, visto che siamo entrambi di Montichiari, a pochissimi km da Calvisano. Quindi potete immaginare da quanto tempo stessi aspettando l’occasione giusta per dargli un premio che chissà quante volte si è meritato. Gabriele Morelli (chi? Ah, il Moro! Perché lui è il Moro e basta) è innanzitutto un coraggioso e poi anche un capitano: un capitano coraggioso. Si, perché anche se quest’anno la fascia non ce l’ha al braccio, rimane un capitano, un leader per come si comporta e per come compagni, tecnici e tifosi guardano a lui. Sempre. Se li è guadagnati quei gradi che porta tatuati sul cuore: pensate che qualche anno fa aveva addirittura dovuto smettere. Me lo ricordo quel giorno in cui cadde rovinosamente a terra per rialzarsi con una spalla che si era trasferita altrove. Un’immagine impressionante anche perché era caduto su un punto del terreno in cui in omaggio allo sponsor di allora c’era un grande punto rosso ed il Moro si rialzò coperto di un colore rosso sangue che sembrava un triste presagio. Dopo quell’incidente, uno di quelli che mette spesso fine alle carriere delle prime linee, lasciò per intraprendere una apprezzata carriera di tecnico e tutti pensammo che, nonostante avesse neanche 25 anni, non lo avremmo più rivisto. Invece poi tornò, fra lo scetticismo di molti (non mio) e nonostante i rischi accettò la sfida: un coraggioso che poi sarebbe diventato anche capitano. La seconda immagine che ho di lui risale all’ultima finale scudetto vinta: la squadra era sotto nel punteggio e subiva una touche nei propri 22. Sul lancio troppo lungo la palla finì nelle sue manone e di lì al suo piedone grezzo da tallonatore che ne cavò un calcio perfetto fino a metà campo sul quale lui, teoricamente uno degli uomini più lenti in campo, fu il primo ad arrivare a portare pressione: in quel momento capii che si sarebbe vinta quella partita. Sabato il capitano coraggioso, anche senza fascia, ne ha fatta una delle sue. La partita era difficilissima: con la squadra falcidiata di infortuni ci si mettono pure le Zebre a portar via il miglior pilone sinistro del campionato. Ed è toccato a lui, che pure è un tallonatore, dire obbedisco e mettere la numero 1; ma poi, visto che un capitano coraggioso non dice mai di no, siccome c’è stato ancora bisogno si è spostato a tallonatore; scommetto che se ce ne fosse stato bisogno avrebbe fatto anche l’ala. Perché su un capitano coraggioso si può sempre contare, non c’è nulla che non farebbe per la “sua” squadra, per i “suoi” ragazzi. Il Moro diventerà un grande allenatore, dopo essere stato un grande capitano coraggioso. Ne sono sicuro.
Lo scappellotto della settimana va a: Fiamme Oro e la stagione sprecata

Mi tocca tornare ad occuparmi degli amici poliziotti ancora una volta: la settimana scorsa era stato uno scappellotto di incoraggiamento, ma stavolta è una vera punizione. Doveva essere una stagione in crescendo questa dei cremisi: dopo l’ottimo quarto posto di un anno fa la rosa era stata molto rafforzata e l’organico appariva competitivo ai più alti livelli. La prima parte di stagione sembrava confermare queste belle aspettative: se qualcuno se ne fosse scordato i ragazzi di Guidi nel girone di andata erano stati capaci di mettere sotto entrambe le attuali capolista (Calvisano addirittura a casa sua). Nemmeno si può trovare un’attenuante negli infortuni: ben altre sono le squadre che potrebbero lamentarsi del trattamento ricevuto dalla sorte da questo punto di vista. Quindi che è successo? A cosa si deve una così perniciosa incostanza di rendimento, visto che i poliziotti per tutta la stagione hanno alternato battistianamente discese ardite e risalite? Confesso di non avere uno straccio di risposta plausibile e di poter solo constatare come una squadra costruita per primeggiare sia, salvo crolli imprevedibili di una delle prime 4, completamente fuori dalla lotta per le posizioni che contano e, anzi, veda avvicinarsi chi segue mentre chi è davanti s’allontana. Delusione ed incredulità, altro non saprei dire.