Chi merita un premio e chi va dietro la lavagna questa settimana in TOP12
Prima di aprire i regali e prepararci a salutare il nuovo anno, in questa antivigilia di Natale diamo anche un bell’arrivederci al nostro amatissimo campionato del rugby pane&salame, con l’impegno di ritrovarci nell’anno nuovo tutti più buoni, ma soprattutto tutti di più. Eh si, perché se c’è una cosa che mi sta dando un po’ fastidio in questa stagione bellissima ed appassionante del nostro domestic è incontrare così pochi appassionati sugli spalti degli stadi di tutta l’Italia ovale che frequento settimanalmente. Bisognerebbe dedicarci un’indagine più approfondita (e magari prima o poi lo farò), ma per ora mi limito a considerare che uno scappellotto, e bello forte, forse dovrei darlo a tutti quelli che stanno disertando i nostri stadi. Spesso si tratta di pigri e malmostosi che preferiscono lamentarsi del fatto che il campionato non gli piace senza nemmeno darsi la pena di verificare l’infondatezza dei propri pregiudizi. Ma è Natale, siamo (dobbiamo essere) tutti più buoni e perciò, come detto, ne parleremo un’altra volta. Vediamo, quindi, quali spunti ci lascia quest’ultima giornata del 2018, perché non sono certo pochi. Non si può non applaudire alla splendida ed inaspettata cavalcata dei diavoli reggiani, per la prima volta nella storia in vetta al massimo campionato: sarà un bel Natale da quelle parti per gli absolute beginners del primato! Un bel grazie i diavoletti dovrebbero indirizzarlo verso Firenze, dove parimenti, dopo qualche amarezza, si potrà festeggiare il colpaccio che ha fatto più rumore in assoluto: la detronizzazione della regina nera; dite che forse dovrei darle uno scappellotto per svegliarla? Beh, per ora rimandiamo: il doppio stop patito ha molte attenuanti che mi fanno optare per una sospensione condizionale della pena per il momento. Un bel Natale dopo tante amarezze lo faranno anche i ragazzi di Brunello, finalmente reduci da una prestazione convincente e tornati a respirare l’aria fina che si può trovare in alto, in buona compagnia, peraltro, visto che si portano dietro una bella scorta fatta di bersaglieri e poliziotti. E tutto sommato anche a Mojàn non si faranno mancare leccornie in tavola: ultimamente gira un po’ meno bene, ma non ci si può certo lamentare, direi. Ma il Natale più allegro, secondo me, lo faranno gli absolute beginners più absolute di tutti, cioè i mai domi aquilotti del Valsu, che con la loro caparbietà e la loro pulizia si stanno conquistando una fetta del cuore di tutti noi. Non troveranno, invece, alcun regalo sotto l’albero altri che non se lo stanno meritando affatto: un Viadana né carne né pesce, un Verona che finora è stato solo chiacchiere e distintivo ed una Lazio che non ci sta facendo divertire come saprebbe e un San Donà che sembra sempre debba partire e non parte mai. Parecchia carne al fuoco, perciò, senza indugi, cominciamo a carezzare, che c’è da preparare i tortelli di zucca per domani sera!
La carezza della settimana va a: Andrea Menniti – Ippolito, l’alchimista triste
Ma non era timido? Si, lo è ancora sicuramente, però in questo momento lo vedo triste. Voi due che mi leggete sapete quanto il sottoscritto abbia un debole per questo meraviglioso giocatore, elegante, intelligente, educatissimo, con un musicale piede filosofale capace di trasformare il piombo in oro. Ieri tornavo dalla mia partita e avendo avuto notizia della sconfitta inattesa dei neri ho immediatamente sentito un carissimo amico petrarchino per chiedergli cosa potesse essere successo. Fra le altre cose abbiamo parlato dell’alchimista e della sua attuale situazione. Negli ultimi tempi qualcosa non sta andando per il verso giusto: Andrea non sta giocando all’altezza del suo valore. E allora, mi direte, perché gli dai una carezza anziché uno scappellotto per svegliarlo? Forse fai favoritismi? Probabilmente per un giocatore che mi piace tanto sarei anche disposto a farlo. Ma non si tratta di questo. Il 10 nero non sta giocando male, semplicemente non è in buone condizioni di salute e ciononostante gli viene chiesto di giocare lo stesso. Cosa che fa senza lamentarsi perchè è un ragazzo bravo e serio. Non sono dentro lo spogliatoio petrarchino e, quindi, è ovvio che non ho elementi per valutare i motivi che spingono Marcato a mandarlo in campo nonostante appaia evidente che Andrea avrebbe bisogno di fermarsi un momento per rimettersi in buone condizioni. Eppure nell’ampia rosa dei neri ci sono vari giocatori che potrebbero coprire, almeno provvisoriamente, il ruolo (Zini, Benettin, Riera, lo stesso Ragusi: tutta gente che potrebbe farlo). Invece l’alchimista continua a giocare anche se la sua condizione non ottimale è resa evidente sia dalle prestazioni che dalla rinuncia (normalmente impensabile) a piazzare in alcune occasioni. Ecco perché voglio mandargli una carezza per incoraggiarlo, sperando che un po’ di riposo e magari un po’ di turnover possa permettergli di recuperare la migliore condizione e tornare a riempire di meraviglia gli occhi di chi prova un grande piacere nel vederlo giocare.
Lo scappellotto della settimana va a: Lazio Rugby, la desaparecido
Premessa necessaria: sappiamo che i biancocelesti sono una squadra da cui non possiamo certo attenderci una stagione di vertice. E’ un gruppo che deve lottare per salvarsi e quindi le aspettative a quello sono limitate. Ieri, però, non è stato bello vederli sconfitti a zero punti e, per di più, non in una partita qualsiasi, ma nel derby della Capitale. Ok, che le Fiamme avrebbero vinto la partita era una cosa ampiamente prevedibile. Meno prevedibile il fatto che una squadra il cui difetto non è mai stato la prolificità, finisse la partita con zero punti. Con questa sconfitta i ragazzi di Montella sono ufficialmente in zona retrocessione: negli ultimi anni ci hanno abituato a conquistare la salvezza anche, se non soprattutto, grazie alla loro capacità di sviluppare un piacevole ed efficace gioco offensivo che ha sempre permesso sia di divertire il pubblico che di racimolare punticini di bonus qua e là che, sommati a fine stagione, sono stati il di più che ha permesso di raggiungere l’obiettivo. Zero punti non si possono vedere da una squadra così. Perciò un salutare scappellotto è dovuto, in modo che i panettoni prossimi venturi non distolgano l’attenzione dalla necessità di cambiare registro al più presto: se da quelle parti pensavano che la salvezza fosse agevole e ci fossero due predestinate agli ultimi scomodi strapuntini, beh, è il momento di rifare i conti e rimettersi a fare quello che si è più volte dimostrato di saper fare.