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La carezza e lo scappellotto del TOP12

Written by jpr

Chi merita un premio e chi va dietro la lavagna questa settimana in TOP12

Cari fratelli amanti del pane&salame, che giornata! Ci siamo divertiti in questa seconda, eh si! Ci siamo divertiti soprattutto alla faccia dei malmostosi, quelli a cui non va mai bene niente, quelli che sabato scorso erano già pronti a parlare (dopo una, UNA, partita!) di campionato noioso, dai risultati scontati, di partite che non vale la pena vedere. Prooott (era una pernacchia, se non s’era capito…) a voi tutti che ieri, magari, invece che allo stadio siete andati al centro commerciale, che tanto il TOP12 è una noia. Succede di tutto, con squadre che ribaltano pronostici, grandi che soffrono, tante sorpresine ed una sorpresona. Il DERBONE, quello diverte poco, ma in fondo si sa che quella non è una partita per divertirsi, anzi, qualche volta, purtroppo, come vedremo poi, si esagera un po’. Ma si soffre a Calvisano, si digrignano i denti a Mogliano e San Donà e poi capita anche che chi deve vincere perda e chi deve perdere vinca. C’è questa Lazio, ad esempio, che da quando è arrivato Daniele Montella gioca come, anni fa nel calcio, giocava il Pescara di Zeman: è più debole, ma se ne frega e gioca generosa e aperta, divertente e sbarazzina e poi, hai visto mai che ogni tanto arriva una squadra da playoff come Viadana e ci lascia le penne. Una bella sorpresa, ma non grande come quella che mi fa regalare la carezza, perché

La carezza della settimana va a: Valorugby Emilia, al galoppo nella prateria

foto diavoli

“Massì, hanno fatto una buona squadra, ma, insomma, alla fine dove vuoi che vadano? Staranno lì buoni e tranquilli, perdendo con le forti e vincendo con le deboli, senza infamia e senza lode”. Ecco, questo si poteva sentire prima di sabato l’altro parlando del “nuovo” Reggio, la squadra che non è più solo dell’ambizioso e scontroso Roberto Manghi, sino a ieri conductor assoluto dei diavoli reggiani, ma anche del nuovo esuberante e forse sottovalutato presidente-cowboy Enrico Grassi. Che ti combinano invece questi? Beh, questi, esattamente come il TOP12 che non ci sta a farsi incasellare dai malmostosi come torneo scontato, hanno deciso che di fare gli scontati non gli andava e da bravi cowboys si sono lanciati al galoppo nella prateria per vedere fin dove gli arrivano gli zoccoli. Sabato scorso eccoli a Firenze vincere con un Amenta in gran spolvero ed oggi ecco che ti arriva già una verifica per vedere se ci sei o ci fai. Arrivano le Fiamme Oro, che se i playoff non li fanno è un flop, e all’inizio sembra che tutto debba andare come da copione. Ma i cowboys son gente dura, gente che non si fa incasellare dai malmostosi, e allora via all’attacco, guidati da quello piccolo, ma dalla testa e dal piede fino, il Marco Gennari che non la sbaglia neanche per scommessa. E alla fine eccoli lì in alto. Ci resteranno a lungo? Vedremo, ma finché gli zoccoli scalpitano, bravi loro, che diamine. E i malmostosi? Mugugnano.

Lo scappellotto della settimana va a: Gianmarco Vian e i nervi da derby

foto vian
Gianmarco Vian, professione terza linea; com’è che si diceva? Quelli grossi li mettiamo piloni, quelli alti seconde, quelli cattivi terze. Terze, gente da trincea e da baionetta, gente che canta e porta la croce. E ogni tanto…e ogni tanto, specie se la tensione è alta, gli gira il boccino. È successo così oggi. Alla mezzora di un DERBONE nervoso (e ci mancherebbe) il Gianmarco è il più agitato in una delle tante fagiolate in mezzo al campo che si accendono quando c’è da smaltire la tensione. Giustamente prende il giallo ed esce. Fin lì nulla di particolare, robe viste mille volte. Ma quello che succede dopo è un po’ meno bello, perché uscendo dal campo il rossoblù fa gesti inequivocabili di minaccia ad avversari in campo e dirigenti a bordocampo. Giustamente il suo coach, per tutelare la propria squadra ed, in ultima analisi, anche il ragazzo stesso, non lo fa più rientrare. Gianmarco Vian non è un novellino: alle spalle anni di onorata militanza a San Donà. Sempre duro e combattivo, ma mai né scorretto, né maleducato. Questo è il suo primo anno a Rovigo e questo il suo primo DERBONE. Insomma, ci sta che la tensione gli abbia giocato un brutto scherzo e che lui, non abituato al particolare tasso di rivalità che c’è in QUESTA partita, abbia reagito sopra le righe. Lo scappellotto glielo do per ricordargli il bel giocatore corretto e combattivo che è sempre stato: pensaci su e torna il solito Gianmarco Vian, che quello di ieri non eri tu. Alla prossima!

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