Chi merita un premio e chi va dietro la lavagna questa settimana in eccellenza
Una giornata di quelle col botto questa quindicesima dell’Eccellenza: rivoluzione in testa alla classifica con la capolista spodestata e quasi retrocessa addirittura al terzo posto, un San Donà che vede a portata di mano i playoff che, invece, il Viadana praticamente saluta a causa della risurrezione delle Fiamme Oro che avevamo chiamato la scorsa settimana. In testa va Rovigo che fra sussurri (di una squadra che tomo tomo cacchio cacchio va in testa a luci spente) e grida (della propria chiassosa e litigiosa dirigenza) si insedia in vetta per la prima volta in stagione, tirandosi dietro il Petrarca che, da quando ha battuto a sua volta Calvisano, ha capito di essere grande. Insomma, succede tanto e di tanto ci sarebbe da parlare, ma è innegabile che quando crolla fragorosamente la squadra che tutti ritengono la più forte, ecco, quello sia un evento in grado di assorbire l’impegno di entrambe le mie mani: quella che da la carezza e quella che da lo scappellotto.
La carezza della settimana va a: Jimmy Ambrosini, una libellula intelligente dal piede pesante
James “Jimmy” Ambrosini è uno di quei giocatori “mezzi”: mai capito se sia più un 9 o un 10, e poi uno che sembra troppo poco o troppo a seconda di dove lo vedi. A Treviso lo hanno giudicato “troppo poco” per il livello pro e avranno avuto le loro ragioni sulle quali non metto bocca. In Eccellenza sembra pure troppo perché basta aver visto due partite di rugby in vita propria per capire immediatamente che questo ragazzo si eleva sugli altri di una spanna buona. Lo ha sempre fatto dal punto di vista tecnico, per classe evidente, diciamo; nel match trionfale contro Calvisano lo ha fatto anche per intelligenza. La partita era importante: San Donà ha un calendario non facile ed è in lotta serrata per un grande obiettivo come la conquista dei playoff che manca da più di 20 anni. Arriva al Pacifici la capolista Calvisano, che i panociari non hanno mai battuto da quando esiste l’Eccellenza. La giornata è di quelle grame, con pioviggine e campo ridotto ad una matassa di fango. E Jimmy prima di giocare ragiona e azzecca la chiave del match: il ragazzo è una libellula imprendibile e leggera che danza sul fango, ma tiene un piede pesantissimo e con quel piede, guidato dalla sua intelligenza, vince il match. Con quel piede fa calci di spostamento fantastici su cui gli avversari si arrabattano, subiscono la pressione e sbagliano consegnando occasioni d’oro alle pratiche braccia inviate lì dal piede pesante guidato dall’intelligenza della libellula. E la partita è vinta, punto. Anche perché il piede pesante se ne frega delle insidie di vento, acqua e terreno pesante: perché se l’intelligenza (insieme alla classe) lo guida il piede è ancora più pesante e infila le due trasformazioni ed il penalty che chiude i discorsi nei secondi finali. Bravo Jimmy!
Lo scappellotto della settimana va a: Massimo Brunello e l’ossessione della moquette
Butto giù la maschera, tanto quei due o tre che mi leggete lo sapete benissimo: il sottoscritto tifa Calvisano ed è un grande ammiratore di Massimo Brunello, il geniale rovigoto che vedrei (tenetevi forte) in futuro anche alla guida della nazionale. Perché? Semplicemente perché è bravo, studia ed ha una testa piena di belle idee. E perché da sempre sogno di rivedere un italiano alla guida degli azzurri. Non gli manca nulla per essere a quel livello? Beh, andiamoci piano, cose da imparare ne ha sicuramente e, lo speriamo, forse ieri ne ha imparata una. Massimo Brunello, probabilmente, è il tecnico dell’Eccellenza che “fa” il miglior gioco del torneo. Uno di quelli che ama il “volume di gioco”, cui piace che si osi sia in difesa che in attacco, che si giochi veloce, fantasioso e brillante. Ecco, forse ieri abbiamo scoperto un suo limite nella mancanza di flessibilità, quella cosa che ti permette di capire quando si deve cambiare senza abiurare, ma semplicemente adattarsi. Il campo di ieri era, come detto più sopra, una matassa di fango e il gioco del Calvisano “solito” era il meno adatto in quella circostanza. Calvisano al Pacifici ha preteso di giocare come fa di solito, cioè scambiando il campo per un salotto sulla cui morbida e asciutta moquette far correre piedi veloci e palle lampo. Di solito funziona, ma al Pacifici la moquette non c’era proprio e forse bisognava accorgersene subito. So che tutti penserete che dirlo adesso è facile e nessuno mi crede, ma dopo i primi 5’ di partita in cui ho visto Calvisano provare a giocare con palle al largo e offloads mi sono detto “Vince San Donà”. E, credetemi, non sono particolarmente competente, né ho capacità divinatorie. Quindi, a malincuore, mi tocca dare uno scappellotto al “mio” Massimo Brunello; ma, come tutti i miei scappellotti, deve servire come incoraggiamento. E Massimo Brunello l’occasione del riscatto ce l’ha subito, la settimana prossima, in una partita che vale mezza stagione, quella della regular. Vedremo se ce la farà…
jpr