Nel V° turno di Championship Pumas-AB’s finisce 17-36…e la mischia non è un vecchio arnese!
La mischia è uno dei “topoi” dello sport ovale che più suggeriscono metafore, leggende e retorica, tanto che molti, infastiditi da ciò che giudicano “vecchiume” vorrebbero quasi disfarsene. Invece basta vedere una partita come quella di ieri fra Pumas e AB’s per capire come del rugby la mischia rappresenti l’anima ed il corpo: una disfida fisica, tecnica e psicologica senza la quale il nostro sarebbe un altro sport. Pumas –Allblacks è stata due disfide di mischia con in mezzo un crollo, il crollo dei padroni di casa che ha fatto la differenza nel punteggio, ma tutto è nato da lì, da quello scontro catartico fra 16 uomini con un paio di spettatori attivi privilegiati ed il resto del mondo a guardare impotente.
Si era partiti in un Estadio Amalfitani traboccante di passione per la splendida e commovente quanto insolita esecuzione dell’ himno de Argentina da parte dell’artista non vedente Nahuel Pennisi, seguita da un’intensissima Ka-mate interpretata da vero maori da TJ Perenara, finalmente in campo dall’inizio dopo tanti subentri. Nelle due squadre vari cambi: esperimenti per i tuttineri, infortuni per gli albiazul. Dopo un calcio di Barrett (una partita da essere umano e non da alieno, per una volta) al 2’ che apre il tabellone (0-3) assistiamo a mezz’ora di battaglie attorno ai punti d’incontro senza che una squadra prevalga sull’altra fino a quando gli AB’s conquistano una punizione ben dentro i 22. La filosofia AB’s di solito prevede di prendere comunque punti, ma Kieran Read, con il suo naso da veltro, deve aver sentito la fatica degli avversari ed intuisce che quel momento, un momento che ai comuni mortali non sembra nulla di che, non è un momento come gli altri. Il capitano nero chiede mischia, sceglie di sfidare i Pumas dentro casa loro con la loro arma preferita ed inizia uno splendido braccio di ferro fra due eserciti che sanno di giocarsi la vita e la morte. Gli argentini resistono al primo impeto, ma sulla seconda mischia, al 28’, Barrett riceve un ovale pericoloso come una mina e mette Anton Lienert-Brown sul binario giusto, con fine (breve) corsa il centro dei pali ed lo 0-10. Non è una semplice meta, è la mazzata che stende il Puma e ad assestargliela questa mazzata è stata la sfida degli 8 uomini agli ordini del nero capitano. La partita adesso è un’altra, anzi, non sembra più nemmeno una partita, ma un allenamento dei tricampioni mondiali che dilagano contro il nulla, nonostante Sanchez riesca timidamente a muovere il tabellone dalla piazzola al 33’ siglando il momentaneo 3-10. E’ Israel Dagg a far suonare il primo campanello d’allarme sfiorando la meta alla bandiera; sulla successiva touche il capitano argentino Agustin Creevy, l’eroe che non flette mai, commette un errore imperdonabile (difficile pensare che la mazzata presa poco prima in mischia non c’entri) lanciando nelle mani avversarie. Da lì per Barrett è fin troppo semplice invitare Ryan Crotty a scivolare sotto i pali per il 3-17 al 35’. L’uno-due atterra del tutto il Puma ferito e Gonzalez-Iglesias, in piena confusione, si fa banalmente contrarre un calcio a metà campo e lancia involontariamente un missile a 3 stadi, Dagg-Lienert Brown-Coles che finisce ancora in mezzo ai pali e fa 3-24. Non finisce qui, perché a fil di sirena gli AB’s partono sul restart come un’arma letale: Crotty accelera imprendibile sull’out e rovescia il campo lanciando Ben Smith che fissa l’unico difensore avversario e libera TJ Perenara per l’ultimo affondo.
Il rimo tempo si conclude sul 3-29 ed è evidentissimo come dopo la sfida in chiusa della mezzora tutto sia cambiato in campo: i Pumas, storditi dalla scelta vincente di Read hanno ceduto tutto. Gl AB’s, da par loro, se lo sono presi. Da qui in poi può essere solo un massacro. O No?
Ma sì che è un massacro, può essere solo così, e basta aspettare 4’ per convincersene perché un micidiale break di Ardie Savea consente ai compagni del reparto arretrato di confezionare un irridente gioco di mani velocissime che scava nella difesa e mette Ben Smith in condizione di trotterellare in linea di meta portando il punteggio sul 3-36. Sembra che ci sia ormai spazio solo per le esibizioni, tanto che Steve Hansen fa esordire il tanto atteso Damian McKenzie pensando di offrirgli l’occasione per un debutto soft. Ma i Pumas non ci stanno e al 50’ parte un quarto d’ora semplicemente epico, di cui i tifosi argentini parleranno per molto tempo. Tutto inizia a metà campo, quando Landajo batte velocemente e con rabbia una punizione e lancia l’unico fra i suoi compagni che sin lì aveva resistito in piedi allo tsunami nero: Facundo Isa, splendido giocatore se ve n’è uno in campo, opera un break profondo e feroce nella retroguardia nera, a quel punto un filino “imborghesita”, che lo porta in area di meta senza riuscire a schiacciare. Ma nel corso dell’azione successiva Moody, già in fuorigioco, sferra un pugno ad un avversario in mezzo ai pali ed esce giustamente. Gli argentini, ovviamente, chiedono a gran voce “scrum, scrum!”, e non lo chiede solo il capitano, ma l’intera nazione. La contesa si fa epica: i Pumas aggrediscono, attaccano, mordono, mentre i campioni spaventati sanno opporre solo indisciplina e manfrine. Dopo un assedio interminabile fatto di mischie ripetute, falli neri e altre mischie ripetute è il più meritevole di tutti, Facundo Isa, a trovare lo spiraglio giusto e a segnare per il 10-36. Questa nuova scrum-challenge ha nuovamente cambiato il match: i Pumas sono scatenati, vedono il sangue avversario, gli AB’s sono insolitamente smarriti, reagiscono solo con nervosismo e indisciplina a quella che ai loro occhi increduli deve sembrare una sorta di rivolta degli schiavi. Gli argentini attaccano ancora, furiosamente a tutto campo ed è ancora Isa a guidare l’assalto: ai 5 metri l’azione prosegue in orizzontale cercando lo spiraglio giusto. Lo trova, almeno sembra, Sanchez che sta per volare in mezzo ai pali prima di finire garrotato sulla linea fatale. La punizione? Scrum, naturalmente, che altro? Il copione si ripete coi Pumas che assaltano e i kiwi che accatastano falli su falli finchè Jaco Peyper si decide a cacciare Liam Squire. Incredibilmente l’occasione non viene sfruttata per troppa foga e i neri riescono miracolosamente a salvarsi e a chiudere uno dei quarti d’ora più orribili per loro da molti anni in qua. La partita finisce lì, anche se c’è ancora tempo per una quasi-meta di Ardie Savea e una meta-meta di Tuculet che sciaccia in bandiera su un kick-pass reso efficace dalla difesa inguardabile di McKenzie che credo non si vanterà al bar con gli amici di questo esordio. La parola fine, al 76’, la mette Gonzalez-Igesias che da posizione angolatissima trasforma per il 17-36.
C’è poco da aggiungere, in conclusione: gli Ab’s mantengono il percorso netto nel torneo incolonnando il quinto “5” consecutivo, ma questa partita, non bella e spettacolare, ma epica, sarà difficile dimenticarla. Ed il punteggio non sarà certo la cosa più ricordata.
I Tabellini:
Estadio Josè Amalfitani – Buenos Aires
The Rugby Championship – quinto turno
Argentina – Nuova Zelanda 17-36
Argentina: 15 Joaquín Tuculet, 14 Santiago Cordero, 13 Matías Moroni, 12 Santiago González Iglesias, 11 Ramiro Moyano, 10 Nicolás Sánchez, 9 Martín Landajo (c), 8 Facundo Isa, 7 Javier Ortega Desio, 6 Pablo Matera, 5 Matías Alemanno, 4 Guido Petti, 3 Ramiro Herrera, 2 Agustín Creevy, 1 Nahuel Tetaz Chaparro
A disposizione: 16 Julian Montoya, 17 Lucas Noguera, 18 Enrique Pieretto, 19 Juan Manuel Leguizamon, 20 Leonardo Senatore, 21 Tomás Cubelli, 22 Jerónimo De la Fuente, 23 Matías Orlando
Marcatori Argentina
Mete: Isa (57), Tuculet (76)
Conversioni: Sanchez (57), Gonzalez Iglesias (77)
Punizioni: Sanchez (33)
All Blacks: 15 Ben Smith, 14 Israel Dagg, 13 Anton Lienert-Brown, 12 Ryan Crotty, 11 Julian Savea, 10 Beauden Barrett, 9 TJ Perenara, 8 Kieran Read (c) 7 Ardie Savea, 6 Liam Squire, 5 Brodie Retallick, 4 Patrick Tuipulotu, 3 Owen Franks, 2 Dane Coles, 1 Joe Moody
A disposzione: 16 Codie Taylor, 17 Wyatt Crockett, 18 Ofa Tu’ungafasi, 19 Samuel Whitelock, 20 Elliot Dixon, 21 Tawera Kerr-Barlow, 22 Lima Sopoaga, 23 Damian McKenzie
Marcatori All Blacks
Mete: Lienert-Brown (27), Crotty (34), Coles (38), Perenara (40), Smith (44)
Conversioni: Barrett (28, 36, 39, 45)
Punizioni: Barrett (2)
jpr