Nel quinto turno di Championship i Bokke battono i Wallabies 18-10 grazie a “Cartesio” Steyn
In una partita tiratissima, non bella, ma intensa come poche, gli Springboks di Allister Coetzee strappano una vittoria importante come l’acqua e l’ossigeno ad una squadra, i Wallabies, che gioca meglio, attacca di più e vince per possesso e territorio; ma non per punti. Perché vincono, allora, i Bokke? Perché hanno un gran cuore, perché si sacrificano difendendo il “loro Piave” con l’abnegazione dei fantaccini della Grande Guerra, negando ad avversari in certe fasi soverchianti l’agognata realizzazione, talvolta opponendo il proprio solo corpo. E poi perché hanno Mornè. Mornè Steyn, una specie di monumento, che dei monumenti per molti doveva avere ormai il destino, cioè essere messo su un piedistallo, onorato, riverito e dimenticato. Dopo aver provato a sostituire Pollard con Jantjes, in combinazione con il folletto De Klerk, Coetzee decide di giocarsi la pelle con il vecchio bucaniere cartesiano Mornè, cui affianca un 9 magari meno estroso, ma affidabile e quadrato come Rudy Paige. E Mornè non fa miracoli, no, ma fa i fatti e i punti. Innanzitutto ridà una parvenza di logica, col suo piede goniometrico, agli autoscontri sudafricani, e poi capitalizza con una precisione da geometra del catasto tedesco: alla fine saranno tutti suoi i 18 punti con cui i Bokke si assicurano la posta.
Già dopo 5’ il 10 Bokke annuncia a tutti di essere tornato: sotto la sua guida viene costruita un’azione da manuale che ha come approdo il suo piede pronto al drop che fa 3-0. I Bokke fanno i punti, ma i Wallabies, come detto, giocano; così una bella penetrazione di Will Genia consente a Foley di pareggiare all’ 8’ e al 14’ gli australiani stordiscono l’intero stadio con una manovra vertiginosa, fatta di passaggi e loop, che si conclude con un dialogo sopraffino fra prime linee: Kepu con mani di seta lancia Scott Sio in mezzo ai pali e la trasformazione di Foley porta il punteggio sul 3-10. Sembra l’inizio della fine, anche perché i “gold” giocano meglio e di più. Ma chi la pensa così non ha fatto i conti con Mornè il cartesiano, che in 25’ ribalta il punteggio con tre esecuzioni letali, l’ultima delle quali, al 40’ segna il sorpasso sul 12-10.
Con Steyn non ci si diverte, ma si rivede un gioco dotato di logica; la squadra sembra capirlo e adattarsi, sacrificandosi in un gran lavoro difensivo e utilizzando la competenza d’impatto di un pack splendidamente guidato da Adriaan Strauss e Francois Louw per mettere a disposizione del proprio cecchino tutte le occasioni possibili. I Wallabies giocano un po’ leziosi, cercano spesso la combinazione fra le due aperture Cooper-Foley, ma il tutto si infrange contro la barriera eretta dai Bokke sul “loro Piave”.
Il secondo tempo si apre con i Wallabies che attaccano a tutto campo ed il martellamento è continuo: praticamente per 20’ la metà campo australiana potrebbe essere affittata al miglior offerente perché tutto succede dall’altra parte. Ma cosa succede? Succede che i Wallabies ci provano in tutti i modi, compresi tre calci disperati di gambalunga Hodge da distanze siderali, ma i Bokke non si smuovono di un millimetro ed ogni millimetro del loro confine difendono, in una interminabile guerra di trincea fatta di sacrificio, ma anche di ordine e disciplina ferrea. Nemmeno quando l’infortunio a Paige costringe Coetzee a rivoluzionare l’intera linea arretrata, inserendovi al largo addirittura il terza linea Jaco Kriel per mancanza di altri ¾, i Bokke cedono. Continuano a difendere sopperendo con la determinazione a carenze strutturali evidenti. Così pian piano i Wallabies si spengono a forza di sbattere contro la muraglia verde e al 75’ i padroni di casa rimettono per la prima volta il naso dall’altra parte. Una volta di là il copione è scritto: percussione degli avanti, delitto e castigo mediante piede di Steyn che allunga sul 15-10. E’ la fine, i Wallabies si ributtano avanti alla cieca, ma i Bokke li fermano, ripartono e consegnano l’ultima palla a…massì che sapete a chi la danno. A quello che la prende e, all’ultimo minuto, conclude come aveva iniziato, cioè droppando in mezzo ai pali l’ovale del conclusivo 18-10.
Sia lode a Mornè Steyn ed alla logica cartesiana applicata all’ovale: cogito come diovale comanda ergo faccio girare il tabellone. Michael Cheika, che era riuscito a riemergere da una serie di scoppole torna sotto schiaffo e si giocherà la faccia e, forse, qualcosa in più fra sette giorni. Coetzee respira in attesa di vedersela col più brutto dei diavoli, fra sette giorni a Durban.
I Tabellini:
Pretoria – Loftus Versfeld Stadium
The Rugby Championship – Quinto turno
Sudafrica – Australia 18-10
Sudafrica: 15 Patrick Lambie, 14 Bryan Habana, 13 Jessie Kriel, 12 Juan de Jongh, 11 Francois Hougaard, 10 Morne Steyn, 9 Rudy Paige, 8 Warren Whiteley, 7 Teboho Mohoje, 6 Francois Louw, 5 Pieter-Steph du Toit, 4 Eben Etzebeth, 3 Vincent Koch, 2 Adriaan Strauss, 1 Tendai Mtawarira
A disposizione: 16 Bongi Mbonambi, 17 Stephen Kitshoff, 18 Julian Redelinghuys, 19 Lood de Jager, 20 Willem Alberts, 21 Jaco Kriel, 22 Willie le Roux , 23 Lionel Mapoe
Marcatori Sudafrica
Mete:
Conversioni:
Punizioni: (26, 35, 40, 76)
Drop: Steyn (5, 80)
Australia: 15 Israel Folau, 14 Dane Haylett-Petty, 13 Samu Kerevi, 12 Bernard Foley, 11 Reece Hodge,10 Quade Cooper, 9 Will Genia, 8 Sean McMahon, 7 Michael Hooper, 6 Dean Mumm, 5 Adam Coleman, 4 Rob Simmons, 3 Sekope Kepu, 2 Stephen Moore, 1 Scott Sio
A disposizione: 16 James Hanson, 17 James Slipper, 18 Tom Robertson, 19 Kane Douglas, 20 Scott Fardy, 21 Lopeti Timani, 22 Nick Phipps, 23 Tevita Kuridrani,
Marcatori Australia
Mete: Sio (14)
Conversioni: Foley (14)
Punizioni: Foley (8)
jpr