Rovigo batte Calvisano 20-13 ed è Campione
26 anni, un quarto di secolo abbondante, tanto tempo davvero. Ma quel tempo si è annullato in un secondo ieri sera, dopo che un passaggio in avanti di un Calvisano morente e disperato aveva spinto la mano di Matteo Liperini a portare il fischietto alla bocca: un fischio fatale, un fischio vitale per una squadra che dopo aver accarezzato un sogno lungamente inseguito aveva vissuto 10’ spettrali nei quali quel sogno poteva svanire un’altra volta. E poi è stata solo festa, festa irrefrenabile, e lacrime e gioia di generazioni intere di una città tutta dentro uno stadio pavesato di vittoria. La vittoria innanzitutto di un gruppo di giocatori fortissimo, un gruppo costruito per vincere anni fa e finora colpevolmente a bocca asciutta. E quindi anche e soprattutto la vittoria di un gruppo dirigente, Francesco Zambelli in testa, che nonostante le batoste e le delusioni subite ha continuato a credere e investire e inseguire, inseguire quel triangolino di stoffa tanto disprezzato da coloro che guardano al cortile di casa nostra con la puzza sotto il naso da gourmet di chissà che e che dalla prossima stagione adornerà le storiche maglie di una squadra-monumento del rugby italiano;
E pensare che non era cominciata bene questa finale per i rossoblù, scesi in campo contratti davanti ad un Calvisano che, nei primi minuti, ostentava sicurezza; scopriremo più avanti che tanta sicurezza probabilmente mascherava seri problemi di condizione fisica di parecchi elementi importanti della squadra, destinati comunque a venire a galla in uno sport crudo come il rugby. Si era partiti, quindi, con una squadra ospite arrembante, padrona della palla e del terreno mentre Rovigo rinculava cercando solo di contenere. Dopo soli 2’ arrivava già il primo fallo rossoblù per arginare l’impeto ospite; Vlaicu giocando il vantaggio tentava un difficile drop e centrava i pali portando avanti i suoi 3-0. Calvisano non si ferma, probabilmente sa di avere un’autonomia abbastanza limitata, e cerca di trarre il massimo dai propri minuti. Il giovanissimo mediano di mischia Raffaele trova un buco stupendo e si invola verso i 22 avversari costringendo la difesa rodigina a subire, sulla successiva ruck, la spinta avversaria e commettere fallo. In mezzo ad un uragano di fischi Vlaicu stavolta fallisce il colpo e Calvisano comincia, lentamente, a salutare il match. E’ la mischia a segnare la prima inversione di tendenza: negli ultimi anni questo era sempre stato il fondamentale che aveva scavato il gap a favore dei gialloneri; questa volta è il contrario ed è difficile non riconoscere nell’età e nelle imperfette condizioni fisiche dell’incerottatissimo eroico Salvo Costanzo il segno premonitore della fine. Con la supremazia in chiusa Rovigo riprende fiducia ed esce dalla buca, trovando un fallo avversario che al 14’ fa iniziare la serata da vincitore di Stefan Basson, un uomo, un piede, uno scudetto; 3-3. Calvisano smotta come una frana: Vlaicu sbaglia a velocizzare una touche; sulla ripetizione Rovigo ruba, conquista un vantaggio e va in meta con Bernini. L’ultimo passaggio, però, è palesemente in avanti ed il TMO non ha difficoltà ad annullare; ci sono comunque il vantaggio ed il piede scudetto di Basson che in un silenzio cimiteriale porta avanti Rovigo sul 6-3. Siamo al 20’, Rovigo è passata davanti e, contemporaneamente, Costanzo deve lasciare il match. Lui, l’uomo più temuto, il totem della mischia giallonera deve lasciare quasi subito il posto al 18enne promettentissimo Marco Riccioni: un ragazzo di grandissimo avvenire, ma decisamente troppo inesperto per partite di questo tipo; il ben più scafato Quaglio, al quale non sarà parso vero di non aver davanti la sua bestia giallonera di sempre, ne disporrà a suo piacimento portando un mattone decisivo alla vittoria. Sostanzialmente il match passa nelle mani di Rovigo che non sembra, comunque, aver fretta di tirare la stoccata vincente preferendo lasciare che la lenta cottura avversaria arrivi a puntino. Tocca arrivare al 31’ per vedere ancora Calvisano nella metà campo rossoblù, dove Liperini, con decisione contestatissima dal pubblico, assegna un fallo a Calvisano. Sotto una gragnuola di fischi e contumelie Vlaicu pareggia 6-6; a fine primo tempo, poi, il rumeno prova a ripetersi cercando ancora i pali da posizione quasi impossibile e, con il consueto e fastidioso tappeto sonoro fallisce il colpo.
Si va al riposo con la sorpresa, rispetto alle attese, di una partita ancora in equilibrio nel punteggio; un equilibrio, però, più che altro apparente perché gli scricchiolii di Calvisano sono a dir poco assordanti. In mischia chiusa è uscito Costanzo, Morelli è impacciato e poco efficace, Belardo poco mobile, Tuivaiti scricchiolante, mentre nella linea dei ¾ si va facendo evidente la differenza di peso atletico fra le potentissime ali rossoblù Menon e McCann ed i loro dirimpettai. Mentre fra i rossoblù tutti sembrano dare il massimo (sugli scudi, oltre al solito soldatino n. 15, anche Rodriguez, Lubian e l’intera linea arretrata), fra gli ospiti probabilmente i soli Mbandà e Castello sembrano mostrare reattività e vivacità.
Il secondo tempo sarà a dir poco crudele nei confronti dei sempre più ex campioni d’Italia: inizia subito Basson a colpire dopo 2’ dalla piazzola in un silenzio che sembra rubato ad un’abbazia benedettina e Rovigo allunga sul 9-6. La mischia rossoblù è straripante e padrona del campo, i ¾ travolgono i dirimpettai col puro impatto di chili ed inerzia di moto, ispirati da un Rodriguez lasciato libero di creare senza pressioni avversarie. Al 10’ soldatino 15 strabilia l’intero ammutolito stadio mettendo dentro un altro piazzato da posizione a dir poco fantascientifica andando sul 12-6, non imitato 3’ dopo da Vlaicu con il solito accompagnamento musicale. Al 16’ Rodriguez danza nella fermissima retroguardia ospite sfarfalleggiando per 20 mt prima di essere fermato da un fallo di pura impotenza, che Basson utilizza per allungare ancora, 15-6. La partita è morta, come Calvisano, ed il colpo di grazia lo da McCann che al 23’, al termine di una confusa azione di gioco rotto, usa tutta la sua potenza per volare in meta alla bandierina; nonostante la mancata trasformazione la partita è in freezer con Calvisano che batte i denti a -14, su 20-6. Rovigo, ormai padrone del campo, sente la vittoria vicina, è una squadra in trance euforica, al punto che alcuni rossoblù, trascinati dall’entusiasmo, arrivano addirittura ad irridere gli avversari sconfitti, pregustando il trionfo. A questo punto Massimo Brunello si ricorda che nel rugby esistono anche i cambi, che si possono utilizzare sempre, soprattutto quando la squadra soffre e boccheggia. Con un buon 20’ di ritardo entra, così, insieme ad Alessio Zdrilich, Matteo Minozzi, l’unica carta in grado di cambiare verso alla partita; troppo tardi. L’ingresso del giovanissimo estremo impatta subito il match defunto come se fosse un defibrillatore: una sua bellissima raccolta al volo induce Bernini ad un fallo bruttarello e pericoloso al 30’, sul quale Liperini non può proprio fare a meno di estrarre il giallo. Mancano 10’ ed il match potrebbe resuscitare. Calvisano si butta affannosamente in avanti e cerca in tutti i modi la segnatura contro un Rovigo che dopo l’entusiasmo riscopre il cuore ed il coraggio: i Bersaglieri difendono in ogni modo, al limite e qualche volta confusamente anche oltre, ma riescono in qualche modo a rintuzzare il primo assalto. Questa trincea si rivelerà decisiva perché avrà permesso di mangiare minuti fondamentali al tentativo disperato di rimonta ospite. Si deve aspettare, così, un secondo assalto per vedere Zdrilich volare oltre la linea e Vlaicu, accompagnato dalla consueta colonna sonora, siglare il 20-13. Rovigo trema, è in apnea, ma anche il cronometro lo è perché mancano solo 2’ e mezzo e il fischio finale arriva come una sentenza: Rovigo Campione con pieno merito, finalmente dopo tante sofferenze e delusioni, grazie soprattutto alle prove maiuscole di Basson, McCann, Rodriguez, Van Niekerk e Tenga. A Calvisano, comunque, la soddisfazione di aver raggiunto la finale con una squadra con pochissimi stranieri e molti giovanissimi italiani, oltre all’orgoglio di vedere ben due suoi giocatori, i migliori di ieri, Mbandà e Castello partire con la maglia azzurra in valigia.
I Tabellini:
Rovigo, Stadio “Mario Battaglini” – sabato 28 maggio
Eccellenza, Finale
Femi-CZ Rovigo v Rugby Calvisano 20-13
Marcatori: p.t. 3’ drop Vlaicu (0-3); 15’ cp. Basson (3-3); 19’ cp. Basson (6-3); 33’ cp. Vlaicu (6-6); s.t. 4’ cp. Basson (9-6); 10’ cp. Basson (12-6); 17’ cp. Basson (15-6); 24’ m. McCann (20-6); 35’ m. Zdrilich tr. Vlaicu (20-13)
Femi-CZ Rovigo: Basson; McCann, Majstorovic, Van Niekerk, Menon; Rodriguez, Frati M. (19’ st. Chillon); Bernini, Lubian, Ruffolo; Parker, Ferro; Tenga (38’ st. Atalifo), Momberg (cap, 34’-38’ st. Momberg), Quaglio (39’ st. Balboni)
Rugby Calvisano: Chiesa; Canavosio, Bergamo (25’ st. Minozzi), Castello (cap), Di Giulio G.; Vlaicu, Raffaele (38’ st. Surugiu); Tuivati (25’ st. Zdrilich), Mbandà, Belardo; Beccaris (34’ st. Andreotti), Cavalieri; Costanzo (21’ pt. Riccioni), Morelli (34’ st. Giovanchelli), Panico (38’ st. Violi)
arb. Liperini (Livorno)
Man of the match: Basson (Rovigo)
Cartellini: 30’ st. Bernini (Rovigo)
Calciatori: Basson (Rovigo) 4/7; Vlaicu (Calvisano) 2/5
jpr