Una pesante sconfitta in una partita che poteva forse avere un punteggio meno punitivo
E’ davvero difficile trovare una chiave di lettura semplice per una partita che, sulla carta, aveva un risultato scontato, ma che ha avuto uno svolgimento in certo qual modo “deragliato” dai binari su cui si stava instradando. Che la differenza sulla carta fosse grandissima e tale da rendere francamente incomprensibili gli ottimismi che si erano alimentati dopo le due facili vittorie contro Namibia e Canada, avversari di modestissimo livello, lo si sapeva, ma è giusto dire che questa partita non doveva essere persa in questo modo e con questa “pesantezza”. Sul campo si erano incredibilmente prodotte situazioni che lasciavano sperare non certo in una vittoria (quello era assurdo attenderselo), ma almeno in uno svolgimento diverso ed in un punto di rottura spostato più in avanti, oltre che, come detto, in un gap inferiore. Gli infortuni ad entrambi i piloni destri (Ferrari dopo soli 2’ ed il suo backup Riccioni neanche un quarto d’ora dopo) avevano inusitatamente creato una situazione estremamente vantaggiosa per gli azzurri, in quanto l’arbitro Wayne Barnes aveva decretato mischie no-contest per il resto del match, elemento che, oggettivamente, privava i Bokke di un’arma letale che già ci stava facendo malissimo. A questo aggiungasi il fatto che oggi i sudafricani sono sembrati piuttosto pasticcioni e portati all’errore, un po’ per la nostra buona predisposizione difensiva e molto per la propria sventatezza, con una quantità indescrivibile di errori di handling non forzati, scelte così così ed alcune topiche a dir poco comiche, come una zappata ridicola di Pollard tentando un cross-kick od uno spin sparato addosso al guardalinee da Jantjes in azione di meta fatta. Eppure fra tante sbadataggini bokke, la cavolata più colossale purtroppo è stata degli azzurri ed ha prodotto, all’inizio del secondo tempo, il deragliamento di cui parlavamo in avvio. Ma andiamo con ordine e vediamo quanto accaduto a Shizuoka.
L’avvio è quello che tutti ci aspettavamo, con le cariche dei bisonti Bokke contenute a fatica dai nostri ragazzi. Dopo 2’ in chiusa si fa male Simone Ferrari ed al suo posto entra Marco Riccioni. La chiusa verde, in effetti, ci mette letteralmente in croce e da lì viene la prima marcatura del match al 5’ quando l’imprendibile Cheslin Kolbe vola al largo e si beve Minozzi e Campagnaro come due frappè sfruttando un cross-kick di Pollard che gioca un vantaggio originato da un fallo di scrummaging (0-7). I ragazzi non si disuniscono, né si fanno prendere dal panico e avanzano giudiziosamente con il pack che conquista un piazzabile per il piede di Tommy Allan che accorcia sul 7-3 all’8’. Purtroppo sul restart ci facciamo trovare impreparati e facciamo in avanti nei nostri 22 riconsegnadoci alla loro letale chiusa da cui parte un attacco bloccato con un high-tackle punito da Pollard per il 10-3 all’11’. Ma dopo questo calcio la nostra difesa comincia a lavorare bene gettando sabbia negli ingranaggi Bokke che diventano macchinosi e per una lunga fase sostanzialmente i nostri avversari pestano l’acqua nel mortaio senza cavare un ragno dal buco, ma facendomi finire le frasi fatte. Al 18’ esce anche Riccioni dopo una brutta botta e, avendo finito i piloni destri, entra Quaglio e Barnes decreta le no-contest: dispiace, naturalmente per gli infortuni dei ragazzi, ma la situazione potrebbe enormemente aiutarci depotenziando i nostri avversari che in quel fondamentale ci stavano facendo a pezzi. E infatti proprio grazie a due mischie no-contest nei loro 22 rischiamo di andare in meta con Morisi (anche grazie ad un’ostruzione di Steyn non vista da Barnes), ma purtroppo non riusciamo a finalizzare. Privati della chiusa i Bokke allora caricano un’altra arma letale (loro purtroppo ne hanno un intero arsenale) e ci sparano contro la prima di tante rolling-maul che ci faranno molto male per tutta la partita. Così al 26’ è Mbongi Mbonambi a marcare pesante al termine di un inarrestabile carrettino per il 17-3. Ma anche se sembra non è l’inizio di niente perché i nostri tengono botta e i sudafricani pasticciano e commettono pure falli, che noi, con decisioni che sembra facile criticare da casa, decidiamo di non piazzare senza portare nulla a casa.
Finisce così un primo tempo che alla fine è andato molto meno peggio di quanto era lecito temere, anche se la sensazione è che siamo lì attaccati al gancio ad un ritmo che non ci appartiene e che potremmo non tenere più ad un certo punto. Ma siccome, comunque, finchè sei in ballo devi ballare perché non provare a ballare un altro ballo? Almeno fichè dura.
E infatti l’inizio del secondo tempo sembra un passo di danza notevole per i nostri che imbastiscono la loro migliore azione di giornata con una serie di offloads che ci portano a pochi metri dal try e costringono i Bokke al fallo. E qui accade il fattaccio. A gioco fermo Lovotti e Quaglio, presi da non si sa quale raptus, sollevano da terra Vermeulen e lo ribaltano mandandolo a terra con la testa. Una stupidaggine colossale, incomprensibile e ci va bene che Barnes decida di cacciarne uno solo perché in realtà entrambi erano egualmente colpevoli. Il rosso ci lascia in 14 e sostanzialmente decreta la fine ad una partita che avremmo perso comunque, ma non così.
Quello che succede da lì in avanti non ha tantissimo rilievo: ai Bokke fare valanghe di punti non serve granchè e di voglia di sfiancarsi alla terza partita di un mondiale che nei loro piani deve durare ancora molto a lungo non devono averne tantissima. Così il punteggio si gonfia via via quasi per inerzia. Al 50’ Pollard fa girare il cronometro ed il tabellone scegliendo di piazzare un fallo al breakdown e fa 20-3, ma 2’ dopo è ancora il folletto (si, lo so che è scontato come paragone) Cheslin Kolbe a dare spettacolo. Su un calcio alto il piccoletto mangia letteralmente in testa a Parisse (più alto di lui di un bel pezzo e con il favore di essere faccia alla palla) portandogli via l’ovale e alimentando l’azione che poi, dopo una serie di offloads, va personalmente a concludere al largo per il 25-3. Noi ormai difendiamo onorevolmente e nulla più (né altro sarebbe lecito chiedere), ma al 57’ Polledri si fa intercettare da Lukhanyo Am che trotterella stancamente verso la meta del 32-3. A partita finita i Bokke ormai fanno accademia, sprecano rugby e fanno corbellerie come le due descritte all’inizio. Le marcature vengono per trascinamento come al 67’ con Makazole Mapimpi che raccoglie un sombrero di Le Roux e deposita in mezzo ai pali (39-3). Al 75’ Minozzi, sfatto dai crampi, bisognoso di un cambio e poco lucido raccoglie una palla vicino all’out e per evitare di farsi portar fuori spara scriteriatamente l’ovale indietro a pochi metri dalla linea di meta per i badili maniformi di R.G. Snyman per cui è un giochetto raccogliere e marcare il 44-3. Il sipario cala dopo il gong all’82’ con il sigillo finale di Malcolm Marx a concludere l’ennesima devastante maul. Finisce 49-3.
Che commentare al termine di una partita così, dunque? L’Italia ha perso e non poteva seriamente andare diversamente. Certo è che il risultato poteva essere meno severo senza il dannatissimo pasticcio del 43’. Da salvare comunque una prestazione dignitosa che ha visto i nostri ragazzi restare in campo a testa alta fino alla fine, senza davvero mai mollare. Peccato, sarebbe stato bello tenerla in vita ancora qualche minuto, ma è andata così e possiamo prendercela solo con noi stessi. Pur senza gettare la croce addosso a nessuno per un momento di scarsa lucidità. Per quanto riguarda le prestazioni individuali fra i nostri non ho visto nessuno mettersi particolarmente in evidenza e parlerei di una buona prestazione collettiva. Fra i sudafricani in campo i migliori sono stati…uno per parte, vale a dire il nostro Steyn ed il loro Kolbe.
I TABELLINI:
Shizuoka, Ecopa Stadium – venerdì 4 ottobre ore 18.45
Rugby World Cup, Gruppo B
Sudafrica v Italia 49-3 (17-3)
Marcatori: p.t. 5’ m. Kolbe tr. Pollard (7-0); 9’ c.p. Allan (7-3); 12’ c.p. Pollard (12-3); 27’ m. Mbonambi tr. Pollard (17-3); s.t. 51’ c.p. Pollard (20-3); 53’ m. Kolbe (25-3); 58’ m. Am tr. Pollard (32-3); 68’ m. Mapimpi tr. Pollard (39-3); 76’ m. Snyman (44-3); 81’ m. Marx (49-3)
Sudafrica: Le Roux; Kolbe, Am (69’ Steyn), De Allende, Mapimpi (42’-53’ Steyn); Pollard, De Klerk (60’ Jantjies); Vermeulen (60’ Louw), Du Toit, Kolisi (cap.); De Jager (64’ Mostert), Etzebeth (53’ Snyman); Malherbe (45’ Koch), Mbonambi (50’ Marx), Mtawarira (45’ Kitshoff)
All. Erasmus
Italia: Minozzi; Benvenuti (69’ Canna), Morisi (56’ Zani), Hayward, Campagnaro; Allan, Tebaldi (59’ Braley); Parisse (cap) (59’ Negri), Polledri, Steyn; Budd (45’ Ruzza), Sisi (45’ Zanni); Ferrari (2’ Riccioni) (18’ Quaglio), Bigi, Lovotti.
All. O’Shea
Arb. Barnes (RFU)
Cartellini: al 43’ rosso a Lovotti (Italia)
Calciatori: Pollard (Sudafrica) 6/9; Allan (Italia) 1/1
Note: Campo in buone condizioni. Presenti 44.148 spettatori.
Punti conquistati in classifica: Sudafrica 5; Italia 0
Man of the match: Kolbe (Sudafrica)