Rugby World Cup 2019

L’Italia e il compitino malfatto

Scritto da jpr

Un’Italia azzurro-smorto fa media la piccola Namibia, un 47-22 che sa di poco

Quando andavo a scuola e portavo a casa un buon voto il commento tipico dei miei genitori suonava più o meno così: “Hai fatto la parte del tuo dovere”. Ecco, all’Italia vista oggi rendere media (grande sarebbe eccessivo) la piccola Namibia sinceramente non mi sento di poter dire la stessa cosa. E quindi gli do un voto ben sotto la sufficienza. Naturalmente si dirà che c’era l’emozione dell’esordio e che un mondiale è sempre un mondiale, che le partite facili non esistono e via su questo tono. Ma lepidezze a parte l’Italia vista oggi è di quelle che non meritano attenuanti o giudizi accomodanti. E’ stata una prestazione mediocre, mediocrissima, piena prima di supponenza, poi di ansia e infine di svogliatezza. Una partita che avrei preferito perdermi. Un game-plan mal concepito e peggio gestito innanzitutto da una mediana opacissima, soprattutto in Tebaldi, che in alcuni momenti è sembrato calciare giusto perché aveva i piedi, mentre Allan ha spesso eseguito male anche le cose più semplici. Fortunatamente la buona volontà e lo spirito di iniziativa di pochi dei nostri (Ruzza su tutti, ma anche Morisi, Benvenuti, Polledri e quando è entrato Riccioni) hanno permesso alla fine di prevalere su una squadra volenterosa e nulla più, che di temibile aveva solo i cognomi di alcuni giocatori “bokke-sounding”: chissà che succederà quando incontreremo i legittimi proprietari di quei cognomi.

Andando di cronaca per non farsi troppo il sangue amaro la partenza è di quelle che mettono subito di malumore. Una squadra smorta e pasticciona parte convinta di vincere facile, sbaglia le touche per distrazione (poi si sveglierà e le aggiusterà) e prende una meta facile-facile dal piccolo Stevens che si tuffa nella nostra try-zone dopo una serie di passaggi che come costante hanno l’arrivo in perenne ritardo dei nostri placcatori: è il 5’, siamo sotto 0-7 e la sberla a freddo dovrebbe bastare a svegliarsi. Infatti bastano altri cinque minuti per rimettere le cose a posto perché il pareggio arriva da una meta di punizione che premia l’evidente avanzamento della nostra chiusa sotto i pali dei blù. Sul 7 pari e palla al centro ci sarebbero tutte le premesse per raddrizzare la barra e impostare la rotta obbligata contro avversari che non dovrebbero rappresentare nulla più che un buon allenamento. Ma per vedere la prima cosa buona bisogna passare attraverso una montagna di errori di handling e svagatezze che vanificano non poche occasioni ben costruite in mezzo al campo soprattutto dai centri. Il primo acuto, infatti, arriva da un bellissimo assolo di Luca Morisi che al 25’ buca la difesa e si porta sotto i pali per poi lanciare Tebaldi che lascia all’accorrente Tommy Allan: bella azione, bella meta e 14-7. Si comincia a ragionare, ma purtroppo si smette subito perché da qui in avanti l’ansia da prestazione mette in mostra una sorta di museo degli errori di tutto lo sbagliabile: una miriade di azioni uguali nella buona partenza e nella pessima conclusione da esecuzione mediocre. Fortunatamente allo scadere Federico Ruzza inventa una partenza dalla maul (favorita dalla totale latitanza della difesa africana) portandosi vicino alla linea di meta dove con un bel no-look serve l’accorrente Tito per il quale è facilissimo segnare la meta del conclusivo 21-7.

La speranza nell’intervallo è che la meta finale spazzi via l’ansia evidente che avvelena le esecuzioni degli uomini di O’Sé e permetta di vedere un secondo tempo degno della prestazione che sarebbe lecito attendersi contro un tale avversario.

E ad inizio ripresa, in effetti, sembra che le speranze nate all’ombra del secondo caffè (necessario causa levataccia) possano concretizzarsi. Intanto al rientro piove, piove pesante e la circostanza sembra suggerire ai nostri una condotta più concreta. Partiamo infatti bene e avanziamo fino a conquistare un lancio ai cinque metri da cui parte una maul fermata fallosamente; giocando il vantaggio Tommy Benvenuti esegue perfettamente un grubber rasoterra che mette Mattia Bellini in grado di schiacciare indisturbato al 44’ per il 28-7 che vale il bonus obbligatorio. L’obiettivo minimo raggiunto determina una girandola di cambi che porta in campo Riccioni, autore con Polledri di una bella serie di decisivi avanzamenti, e Carletto Canna che grazie al lavoro percussorio dei predetti trova una facile meta che vale il 35-7. Proprio mentre si potrebbe cominciare a sperare di vedere qualcosa di buono le speranze repentinamente suscitate, altrettanto repentinamente muoiono. Riprendono gli errori, il torpore, la svogliatezza e i nostri avversari riescono addirittura a rifilarci un parziale di 10 a 0 prima con un piazzato di Clive Loubser al 50’ (il che, come scelta, la dice lunga sulle ambizioni dei nostri avversari) e poi al 58’ con una ingiustificabile meta da prima fase partendo da una chiusa nei 22 con la nostra linea difensiva intenta a contare i fili d’erba: lo scorer è l’ala Greyling, ma la responsabilità è tutta dei nostri: 35-15. Come ad inizio partita la sberla ci sveglia e prima Jake Polledri si stacca da una maul e schiaccia di prepotenza per il 40-15 al 70’ e poi Teo Minozzi al 76’ riceve palla in linea da Canna e con un fintarella fa 47-15. Potrebbe finire qui senza nessun entusiasmo se non arrivasse un’altra umiliante meta da prima fase dell’ala Chad Plato che buca il nulla della nostra difesa, fa 30 metri indisturbati e plana in meta per il finale 47-22.

Di una partita così c’è da salvare, oltre ad alcune prestazioni individuali di cui si è detto, solo il raggiungimento dell’obiettivo minimo obbligatorio del bonus. Tutto il resto è largamente insufficiente e per certi versi anche fastidioso. La supponenza dei primi minuti, l’ansia della fase centrale in cui la paura di sbagliare faceva sbagliare, la svogliatezza seguita al raggiungimento dell’obiettivo. Adesso fortunatamente non c’è troppo tempo per pensarci su e farsi venire delle paranoie: tra quattro giorni c’è il Canada (squadra pur essa mediocre, ma di livello superiore ai teneri namibiani) e sarà un avversario da affrontare con ben altra testa e soprattutto superiore focus. Bene che arrivi subito.

I TABELLINI:

Osaka, Hanazono Stadium – domenica 22 settembre ore 14.15 (7.15 ITA)

Rugby World Cup 2019, I turno Girone B

Italia v Namibia 47-22 (21-7)

Marcatori: p.t. 6’ m. Stevens tr. Loubser (0-7); 11’ meta tecnica Italia (7-7); 26’ m. Allan tr. Allan (14-7); 40’ m. Tebaldi tr Allan (21-7); s.t. 44’ m. Bellini tr. Allan (28-7); 47’ m. Canna tr. Canna (35-7); 50’ c.p. Loubser (35-10); 58’ m. Greyling (35-15); 70’ m. Polledri (40-15); 77’ m. Minozzi tr. Canna (47-15); 79’ m. Plato tr. Loubser (47-22)

Italia: Hayward (45’ Minozzi); Padovani, Benvenuti, Morisi, Bellini; Allan (45’ Canna), Tebaldi (59’ Palazzani); Parisse (cap.), Mbandà, Steyn (45’ Polledri); Ruzza (45’ Budd), Zanni; Pasquali (38’ Riccioni), Bigi (45’ Fabiani), Quaglio (45’ Ferrari).

All. O’Shea

Namibia: Tromp (67’ Walters); Plato, Newman (47’ Kisting), De La Harpe, Greyling; Loubser, Stevens (47’ Jantjies); Venter, Conradie, Kitshoff (41’ Katjijeko); Uanivi (cap), Lill (57’ Retief); Coetzee (57’ Theron), Van Jaarsveld (57’ Van dee Westhuizen), Rademeyer (57’ De Klerk)

All. Davies

Arb. Berry (AUS)

Calciatori: Loubser (Namibia) 3/4; Allan (Italia) 3/3; Canna (Italia) 2/3

Note: Campo in perfette condizioni. Forti raffiche di vento  e pioggia che in alcuni frangenti hanno condizionato il gioco al piede delle due squadre. Presenti 20.354 spettatori.

Punti conquistati in classifica: Italia 5; Namibia 0

Man of the match: Federico Ruzza (Italia)

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jpr