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Sei Nazioni, non basta una buona Italia pur contro un’Irlanda sottotono

Scritto da Rugby.it

In meta Padovani e Morisi, ma il 2/6 dalla piazzola è una pesante zavorra. Tebaldi molto ispirato, Ghiraldini capitano trascinatore

Italia 16
Irlanda 26

ITALIA: Hayward; Padovani, Morisi, Campagnaro (71’ Castello), Esposito; Allan (74’ McKinley), Tebaldi; Steyn, Mbandà (42’ Zanni), Tuivaiti (52’ Sisi); Budd, Ruzza; Ferrari (52’ Pasquali), Ghiraldini (cap), Lovotti (60’ Traoré). Non entrati: Bigi, Palazzani. Allenatore: C.O’Shea

IRLANDA: Kearney; Earls, Farrell, Aki (11’ Conway), Stockdale; Sexton (77’ Carty), Murray (71’ Cooney); Murphy, O’Brein (57’ Van der Flier), O’Mahony (cap); Roux (58’ Henderson), Dillane; Furlong (64’ Ryan), Cronin (47’ Scannell, 74’ Cronin), Kilcoyne (64’ McGrath). All.: Schmidt.

Arbitro: Glen Jackson (NZL).

Marcatori: 11’ meta Roux tr Sexton, 20’ cp Allan, 22’ meta Stockdale, 26’ cp Allan, 30’ meta Padovani, 38’ meta Morisi; 52’ Earls tr Sexton, 67’ meta Murray tr Sexton.

Note: spettatori 49720. Nessun cartellino. Man of the match: O’Mahony (Ire).

Un’Irlanda opaca e non di rado pasticciona riesce a conquistare vittoria e bonus contro un’Italia positiva ma non eccelsa, soffrendo nella parte centrale dell’incontro prima di conquistare nel secondo tempo le due mete della sicurezza. L’impressione da fuori campo (in campo le cose sono sempre più complicate e sfaccettate) è che gli irish abbiano affrontato un poco svogliatamente questo match –chi dobbiamo affrontare? l’Italia? Ah, sì, un compitino prima delle sfide davvero difficili– e che sia bastato loro dare un’accelerata nell’ultima mezz’ora per portare a casa i punti desiderati, anche se a fine partita i volti dei Trifogli non irradiavano soddisfazione.

Per gli Azzurri una buona prova generale e alcune belle azioni, spesso ideate od orchestrate da Tebaldi; lo spesso criticato mediano di mischia ha disputato una partita illuminata con molte idee originali, nonostante due o tre pesanti errori che hanno affossato promettenti azioni offensive. Bene anche Ghiraldini, capitano non solo per nomina ma anche by example; al 75′ il tallonatore veterano ancora lottava e faceva avanzare la squadra. La sua prestazione e il risultato semi-aperto fino allo scadere (gli azzurri hanno mancato in pieno recupero il piazzato che avrebbe loro dato un punto di bonus) hanno spinto infatti O’Shea a tenerlo in campo tutta la partita, relegando Bigi in panchina fino alla fine così come Palazzani. A pesare sul risultato degli Azzurri è stato soprattutto il mediocre 2/6 sui calci piazzati (2/5 Allan, 0/1 McKinley); una proporzione di calci a segno un po’ inaccettabile a questo livello (in Top12 la media generale è 74%), anche perché tutti i piazzati sbagliati erano da posizione difficile ma non “impossibile”.

L’Irlanda? Indebolita dagli infortuni delle scorse settimane non ha mai brillato: le due mete della prima metà del primo tempo (quella del 22′ di Sexton addirittura su calcio di ripartenza dopo una punizione di Allan, complice una serie ‘horror’ di interventi degli azzurri in salto, in presa e nei placcaggi) hanno dato l’impressione che i verdi potessero padroneggiare facilmente la partita, ma la tenacia dell’Italia, le difficoltà in touche degli ospiti e i tanti knock-on degli stessi hanno tenuto chiuso il punteggio. L’origine di tanti errori? Un mix di eccesso di confidenza irlandese e solidità azzurra, vien da pensare; ma neppure Cannavacciuolo saprebbe dire in che percentuale un ingrediente e in che percentuale l’altro.

Gli Azzurri hanno addirittura chiuso il primo tempo in vantaggio, grazie alle belle mete segnate da Padovani e Morisi (foto sotto al titolo) prima dell’intervallo; ma nella ripresa il tabellone italiano è rimasto fermo, mentre l’Irlanda operava il contro-sorpasso pur senza brillare. Un po’ di delusione alla fine, nonostante il gap molto più contenuto rispetto alle ultime sfide contro la stessa nazionale: lo spettacolo non eccelso mostrato dai n°2 al mondo e la sensazione di un’altra occasione sfuggita hanno mandato a casa con un poco di amaro sulla lingua i quasi cinquantamila spettatori dell’Olimpico.

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