Nazionali

Le oscure fatiche del 7s azzurro

Scritto da Rugby.it

Un’altra annata di risultati modesti per il rugby a sette azzurro. Continuare questa tradizione di anonimato ha senso?

Trascorrono gli anni, cambia un poco la formula degli Europei ma le nazionali azzurre di rugby a sette rimangono saldamente ormeggiate ai propri piazzamenti di secondo piano, con una certa predilezione per la nona posizione.
In quest’ultima estate di campionati europei l’Italia maschile si è classificata decima (4°, 9°, 9° e 10° i risultati nelle quattro tappe del circuito), l’Italia femminile nona (7° e 12° nelle due tappe), l’Italia U18 maschile nona e l’Italia U18 femminile ottava (o decima, se si conteggiano anche le ospiti Usa e Canada).
Dopo la fiammata iniziale, con le semifinali raggiunte dai maschi senior nella tappa di Mosca, il podio è sempre rimasto lontano dalle compagini azzurre. Come da consuetudine. Così anche in questo inizio d’autunno si riaffaccia al pensiero la domanda: tutto questo a cosa serve?
Semi-ignorate dai media, poco sentite dagli appassionati e snobbate (per disinteresse o imposizioni del club) dai migliori tra i nostri giocatori, le nazionali azzurre 7s non riescono –ci pare- ad avere un reale significato. Non conquistano allori, non aumentano la popolarità del rugby, non formano nuovi talenti più di quanto già faccia l’attività a XV.
Insomma, un ripensamento del 7s italiano appare necessario.
Con quali iniziative? La risposta non è facile.
Potenziare il calendario interno è forse la prima idea che viene in mente. La creazione di un campionato italiano estivo oppure l’istituzione di un campionato invernale al posto del Trofeo Eccellenza sono due delle proposte emerse dalla base degli appassionati. Entrambe le proposte sono promettenti ma al tempo stesso non prive di controindicazioni: un campionato estivo rischia di cadere nel disinteresse degli spettatori e di essere malvisto dai giocatori, che dopo nove mesi di battaglie necessitano di un periodo di stacco; un campionato invernale sostitutivo del trofeo Eccellenza (ad esempio un circuito di quattro tappe) priverebbe gli allenatori di un buon banco di prova a XV per i giocatori più giovani (il trofeo Eccellenza, appunto) e non vedrebbe impegnati i club di vertice, che partecipano al Continental Shield.

le top ten degli Europei 7s 2017

Dunque? Mah. Riuscire a dare una scossa al rugby a sette italiano appare doveroso anche perché il 7s è appena stato confermato nel programma olimpico e dopo il buon debutto di Rio 2016 troverà probabilmente un successo crescente a Tokyo 2020 e Parigi 2024, diventando sempre più importante nel panorama ovale.
Eliminati nelle qualificazioni per le Olimpiadi di Rio 2016 e in quelle della Coppa del Mondo 2018, mai ammessi nel gruppo fisso del circuito mondiale annuale, gli azzurri hanno avuto l’ultimo e forse unico grande lampo nel giugno 2009 con la vittoria nella tappa moscovita degli Europei. Da allora un lento sedimentarsi fino all’attuale nona posizione europea.

(foto in alto: dalla FIR, gli azzurri U18 osservati dal loro allenatore Andrew Vilk)

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