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The Good & The Bad

paul griffen
Scritto da Rugby.it

Un punto in quattro partite, siamo sulla media dell’anno scorso. Due belle prestazioni che potevano portare anche a un pareggio/vittoria, due sconfitte senza attenuanti. Le nostre squadre della fu Celtic hanno iniziato il torneo e siamo un po’ al solito misto di luci e ombre…

The Good

Carlo Canna & Tommy Allan. Il nostro duo Callan ha disputato un buon incontro (su campi diversi). Carletto è stato il migliore dei suoi e ha pagato lo scotto di alcuni compagni un po’ opachi per il livello e una gestione dei possessi non sempre ottimale con tanti turnover subiti e molta macchinosità nelle scelte iniziali dalla ruck.

Tommy ha costruito una meta molto bella che quasi ha portato al pareggio contro Ulster per i Leoni. In chiave doppio play il buon Allan potrebbe fare da 12 stile Giteau, come vorrebbe Conor O’Shea, anche perché Luke McClean ora è all’estero e non sappiamo quanto sarà utilizzabile. In chiave azzurra stiamo vedendo giocare Hayward 12, Allan 12, vediamo McKinley spostarsi a 15. Esperimenti, insomma, che giustamente verificano adattabilità di giocatori al modulo del nostro Corrado Oscìa. Speriamo diano frutti.

The Bad

Sami Panico. Il ragazzo è giovane e da giovani le cavolaggini si fanno, inutile essere esagerati anche con le condanne seppur in presenza di fatti molto gravi (un compagno con mandibola rotta). L’importante è, dopo la giusta punizione, che si mostri voglia di cambiare, di evolvere, di avere in testa un processo di sviluppo che non sia solo quello fisico che si fa in palestra ma anche quello mentale e comportamentale che riguarda tutta la vita.

Sami ha buone potenzialità, ha fatto un anno di Eccellenza, due anni fa, molto positivo passando da tallonatore a pilone sinistro, oggi spesso entra in campo e anche con chiara indicazione arbitrale e in situazione non problematica va a commettere proprio quel fallo. Concentrazione e freddezza nelle scelte sono due caratteristiche fondamentali dei campioni, Sami lavora per migliorarle.

Tu chiamale se vuoi soft try

Avete visto i Salienti di Treviso-Ulster? No? Eccoli.

La prima meta è emblematica, da un lato della furbizia altrui, dall’altro della pollaggine nostra che poi genera le immancabili soft try. Analizziamo. Touche, un giocatore di Treviso tocca in avanti in salto. Si prosegue, uno dei nostri quasi la recupera ma il rimbalzo non lo favorisce, intanto i compagni sono un po’ indurmentàa, come si dice in lombardo, cioè assopiti, poco reattivi. La palla va a Trimble che inizia una corsa in dribbling e va in meta, aiutato anche da un tagliafuori falloso sull’8 di Treviso che gli impedisce di scorrere e andare a placcare, non sanzionato, come praticamente mai queste cose sono viste e sanzionate, anche se usatissime, soprattutto da formazioni gallesi e irlandesi. Ma, ripetiamo, Trimble è soprattutto aiutato dalla poca reattività dei Leoni che rimangono alla situazione di touche quando siamo già 3-4 sequenze di gioco avanti. Riassunto: distrazione+altrui astuzia = soft try subita.

Piccoli rugbysti crescono

Il Cile under 20 nel Trophy batte il Canada, nazione che teoricamente dovrebbe avere tradizione più sviluppata. Segnale che, in particolare in Sudamerica, nazioni come Uruguay, Cile, Brasile stanno crescendo e si tolgono anche qualche bella soddisfazione, spinti positivamente dai progetti di crescita di World rugby che struttura ottimi tornei dedicati che prima non esistevano, permettendo così di fare quella cosa che è essenziale per crescere: giocare, e soprattutto giocare con chi è più bravo di te.

Ma l’elemento “gioco” non vale solo per le “piccole nazioni”, vale anche per i piccoli umani in generale. Se avete un figliolo, un nipote, un cuginetto under 10 noterete come nel parco giochi appena arrivi una palla da rugby e ci sia un adulto un attimo disponibile, ma giusto un attimo, si crei un capannello di nanetti curiosi che poi le volte dopo, rivedendoti, ti richiederanno di giocare con quella palla, di rispiegargli il calcio, di farsi riplaccare. Non vogliamo essere presuntuosi, magari è solo curiosità per uno sport meno noto, ma in realtà pensiamo che questo sport sia veramente a misura di bambino: c’è il rincorrersi, c’è il rotolarsi a terra, c’è lo stare insieme, c’è l’uso di mani e piedi, c’è la forza e lo sfogo dell’aggressività ma anche il sostegno e l’amicizia. Insomma, imparate da Paul Griffen (foto apertura articolo) e portate sempre un pallone ovale quando andare al parco…

Foto copy Stefano Del Frate. Flikr, Sito web.

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