Nazionali

Il bilancino del 6 Nazioni

Scritto da jpr

Chiacchierata del lunedì sul weekend di 6 Nazioni: pesiamole!

Un terzo turno che doveva essere decisivo per alcune squadre e lo è stato, che ha regalato due partite bellissime e ci lascia in eredità questi risultati

….e questa classifica

…sulla quale probabilmente è lecito cominciare a fare qualche considerazione, ma dopo.

Prima cerchiamo di tirare fuori il succo di quello che abbiamo visto mettendo in ordine le partite per importanza ed impatto sulla classifica. E qui dobbiamo partire, purtroppo, dal fondo perché senza dubbio la partita dell’Olimpico è quella che più di ogni altra consegna le partecipanti ad una classifica definitiva e, ahinoi, purtroppo assai poco lusinghiera. La sconfitta (a zero, 0, punti come a Cardiff) consegna l’Italia non solo ad un certissimo ultimo posto, ma anche ad un quasi altrettanto certo ennesimo ed umiliante 0 nei punti in classifica, addirittura il terzo consecutivo. Se nelle precedenti due partite era stato possibile trarre comunque qualche auspicio positivo (le belle prestazioni dei giovani e della mischia a Cardiff, la buona produttività offensiva e alcuni buoni meccanismi del reparto arretrato a Parigi) da questa chi scrive non riesce proprio a ricavare nulla di buono. Una squadra senza alcuna logica di gioco, carente persino nei fondamentali tecnici, con una tendenza incredibile a complicarsi la vita con scelte cervellotiche ed esecuzioni raffazzonate. La cosa che balza più all’occhio è la totale mancanza di competitività sui punti d’incontro, le vere fonti del gioco del rugby moderno. Qualcuno ha voluto vederci una banale mollezza o poca combattività dei giocatori; io ci vedo una mancanza totale di organizzazione su questo che è un fondamentale specifico in cui ognuno deve ben sapere quando andare e a fare cosa: mi sembra non ci sia nulla di tutto questo. Franco Smith è appena arrivato ed è in una situazione francamente ridicola: tecnico ad interim e praticamente senza staff. Una situazione che addebitare a lui sarebbe non solo ingeneroso, ma semplicemente privo di senso logico. Altri dovrebbero spiegare perché lo si sta mandando allo sbaraglio con la malcelata intenzione di usarlo come capro espiatorio. Ma se l’Italia esce a pezzi da questo weekend è doveroso dire che anche la Scozia ha solo il risultato di cui rallegrarsi. La squadra di Gregor Townsend è sembrata quasi contagiata dall’approssimazione e dalla pochezza espressa dall’Italia. In pratica gli Albannaich hanno vinto facendo una sola cosa: una fase di conquista al breakdown un minimo seria (niente di che, sia chiaro), ma sufficiente a soverchiare il nulla che aveva di fronte. Per il resto c’è poco da salvare della prestazione dei cardi che rischiano di diventare i più interessati sostenitori della permanenza dell’Italia in un 6 Nazioni che sembra sempre più fuori portata per noi: se non ci fossimo noi si sentirebbero davvero depressi, poveretti.

Di tutt’altro livello la partita del Millennium Stadium dove, forse, abbiamo assistito al passaggio di consegne fra i detentori del titolo e, chissà, i futuri campioni. La partita con il Galles, anzi, a casa del Galles (che non è la stessa cosa, credetemi) era unanimemente ritenuta come la prova di maturità per i ragazzi di Fabién Galthiè e se così era non c’è dubbio che l’abbiano passata a pienissimi voti. Pur senza essere tifoso dei francesi (in realtà di base propendo per i loro avversari di giornata, come forse ad alcuni il mio nick suggerirà…) non posso che confessare tutta la mia ammirazione per il loro gioco fatto di palla in perenne, ma ragionato movimento, con giocatori giovani e tutti talentuosi con raziocinio, tre cose che assai raramente procedono di pari passo, ma anche con una fisicità importante. Il momento chiave del match arriva a pochi minuti dalla fine quando i gallesi stanno bussando con la mischia ed entra in prima linea Demba Bamba, 21enne del Lione e pronto per essere mangiato vivo dai marpioni gallesi con possibilità di riapertura del match. Bamba entra e quasi da solo schianta la mischia gallese dando il colpo di grazia alla partita. Ma questo momento clou arriva a coronamento di una splendida prova collettiva con alcune prestazioni francamente straordinarie come quella di Romain Ntamack, ventenne apertura, anzi, ventenne rugbysta totale, degno figlio di cotanto padre, in attesa, forse, in futuro di definire il buon papà  Émile degno padre di tanto figlio. Che bello veder giocare questa Francia. Poco di buono, invece, da parte gallese. Al di là di altre considerazioni generali anche per i Dragoni possiamo individuare un momento-clou, stavolta in negativo, della condotta di gara: quando a fine primo tempo i gallesi si trovano in superiorità  numerica e si incaponiscono a cercare la meta contro una difesa francese gasatissima e nel pieno delle forze sia fisiche che mentali: con tre punti i rossi si sarebbero portati sotto break nonostante il primo tempo in costante sudditanza di gioco e avrebbero iniziato la ripresa con circa 9’ da giocare in superiorità e con la possibilità di invertire l’inerzia del match. Sarebbe interessante sapere se un decisione di questo tipo è venuta dal campo o da parte dello staff con in testa un Wayne Pivac che forse farebbe meglio a focalizzarsi sulla partita anziché sulle amenità (per stare leggeri) circa l’arbitraggio che ha voluto ammannire in conferenza stampa. Ma momenti clou a parte il Galles anche ieri ha confermato di essere una squadra in fase di transizione al di là dell’infermeria inusitatamente piena. Ci vorranno tempo e lavoro per ricostruire la macchina da guerra del buon Gatland. La fortuna di Pivac è che il materiale umano ce l’ha ed il tempo anche. I tifosi dei Dragoni si augurano, però, di non rivedere più scene poco commendevoli come l’indegna gazzarra scatenata a fine match: nel rugby la sconfitta, anche in casa propria, fa parte del gioco e la divisa dei Dragoni non merita di essere sporcata da comportamenti simili.

Bellissima anche la partita della domenica a Twickemham dalla quale l’Inghilterra di Eddie Jones esce non solo con una vittoria che avrebbe potuto essere anche più netta, ma anche con la prima prestazione veramente di alto livello del torneo. Si è visto un gioco davvero abrasivo del pack, determinatissimo sui punti di incontro anche grazie ad una fisicità straripante, ed una linea arretrata efficientissima nell’occupazione utile dello spazio e nella gestione perfetta del timing dei passaggi, capaci di liberare il compagno in maniera difficilissima da recuperare per la pur organizzata difesa irlandese. Focus sulle prime due mete dei bianchi: è facilissimo stigmatizzare i mezzi pasticci degli irlandesi incapaci di annullare, ma così facendo si dimentica che di solito è la squadra più forte ad arrivare più pronta e letale sulle palle vaganti come quelle. Dal canto suo l’Irlanda di Andy Farrell vive una fase non molto diversa da quella dei cugini gallesi: un tecnico nuovo, una squadra dall’età media non verdissima ed alcuni giocatori decisamente al passo d’addio. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per la sua straordinaria carriera è difficile eludere la suggestione che fa dell’incerottato eroe dalle mille medaglie Jonny Sexton l’immagine della squadra dei trifogli. Una squadra carica di gloria e di caps, in pieno ricambio generazionale e tecnico.

Infine uno sguardo alla classifica: definito l’ultimo posto che non dovrebbe “sfuggire” all’Italia, dopo questo turno possiamo eliminare dall’elenco dei possibili vincitori la Scozia (se mai aveva fatto parte di questo elenco) equasi certamente anche il Galles, atteso, peraltro, da una trasferta a Twickenham che non promette nulla di buono. L’Irlanda ha perso la possibilità di fare il Grand Slam, ma non di vincere il titolo, potendo puntare su 5 punti quasi certi contro l’Italia, sicuramente più certi di quelli che dovrebbero prendere i bianchi. La Francia va a Murrayfield e sarebbe sorprendente se non tornasse con quella vittoria che la lascerebbe in corsa per l’en plein. Lo scenario più probabile a questo punto prevede una sorta di spareggio fra irlandesi e francesi a Saint Denis all’ultima giornata, con l’Inghilterra che può solo cercare il massimo dei punti, 10, per sperare poi in una vittoria striminzita degli irlandesi a Parigi.

Ma ne riparleremo. Intanto ci godiamo la foto TOP della settimana: guardatele le facce dei coqs nel loro huddle di fine partita: sembrano dirsi “Ma sta succedendo davvero? E adesso?

MAIS VRAIMENT?

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