Taika Waititi, il brillante regista autore di “Jojo Rabbit” e di “Thor Ragnarok”, è neozelandese di sangue maori e quindi, inevitabilmente, sente il rugby come parte del proprio mondo.
Qualche mese fa, dopo la sconfitta degli All Blacks nella semifinale mondiale con l’Inghilterra, Waititi scrisse sui social: “pensate davvero che abbiamo perso? Non capite che questo fa tutto parte di un nostro piano tattico lungo 72 anni? Ridete, ridete pure, o ingenui, vedremo chi riderà fra 72 anni!”
Poi, dopo la finale persa dall’Inghilterra contro il Sud Africa, dimostrò meno umorismo, attirandosi anche le critiche dei propri fan per un tweet un po’ velenoso contro gli inglesi: “è bello veder sconfitti questi amari perdenti, divertente vederli rifiutare la medaglia”.
In un film del 2010, “Boy”, che a giudicare dalla sequenza introduttiva sembra molto grazioso e che fu acclamato in patria ma che in Italia non è arrivato, Taika Waititi inserisce anche una breve scena di rugby ed è lui stesso a recitarvi la parte del n°8, il giocatore “che ha il record di avversari messi ko con un’unica mano”. “Boy” racconta la storia di un ragazzino maori della provincia neozelandese, chiamato appunto Boy, appassionato di Micheal Jackson e costretto a inventarsi un padre (interpretato da Taika Waititi) per avere una figura di riferimento.
Da notare che uno zio di Boy si chiama “Faenza”, in onore della cittadina romagnola nella quale combatterono i reparti maori dell’esercito alleato durante la seconda guerra mondiale.
Due anni fa, nel 2018, un giovane regista tongano ha voluto rendere omaggio a “Boy” e a Taika Waititi girando un remake della scena iniziale, ma ambientato alle Tonga e con un ragazzino, “Toko“, che come idolo non ha Michael Jackson bensì Jason Taumalolo, un famoso giocatore di rugby league.
Taika Waititi è intervenuto qualche mese fa anche sulla polemica scaturita dalle dichiarazioni di Israel Folau riguardo all’omosessualità e all’inferno, condannando, da convinto progressista qual è, quelle frasi. Waititi approfittò di un tweet di TJ Perenara che spronava tutti i ragazzi del Pacifico a non avere paura della propria identità per attaccare le affermazioni di Folau, lodando al contempo la saggezza di Perenara.
Al di là delle polemiche politiche o sportive, Waititi è un regista originale e intelligente; speriamo possa girare tanti altri film e che la trama di qualcuno di questi possa, magari, coinvolgere il rugby.
In “Jojo Rabbit”, tuttora nelle sale italiane, Waititi impersona Hitler, amico immaginario del piccolo protagonista
Divertente anche il suo “What we do in the shadows”, ‘documentario’ del 2014 sulla vita di quattro vampiri neozelandesi