Rugby World Cup 2019

Inghilterra prima semifinalista

Scritto da jpr

L’Inghilterra vince facile su un’Australia inconsistente: 40-16

Potrebbe forse bastare il semplice punteggio a raccontare una partita che è stata tale solo per una manciata di minuti all’inizio di entrambi i tempi e che per il resto è stata un confronto impari paragonabile a quello proverbiale fra un coltello incandescente e un panetto di burro, ma già molle perché in epoca di climate change fa sempre caldo. Come da pronostico i bianchi del “simpaticone” Eddie Jones si sbarazzano con il minimo sindacale di fatica di un’Australia che è stata poco più di uno sparring-partner utile agli inglesi per riprendere il ritmo dopo la sosta forzata causa tifone. Nulla hanno potuto, infatti, le sventate e scoordinate iniziative individuali dei pazzarielli fantasiosi vestiti di giallo contro la granitica solidità di una linea difensiva bianca che ha usato per tutto il match la salita, spesso rovesciata, come incipit dell’attacco saltando di netto l’inutile fase della riorganizzazione. E per i ragazzi di Michael Cheika è stata notte di luna nuova e col peggiore dei temporali.

Si parte in uno stadio di Oita equamente diviso fra i sostenitori dei due contendenti agli ordini del franzoso Jerome Garces che per i primi minuti ha il suo bel daffare a governare una chiusa che non vuole assolutamente giocare come vorrebbe lui. All’11’, dopo fasi molto equilibrate è il talentuoso Kurtley Beale (questi australiani sono tutti talentuosi, pure troppo per uno sport di squadra) a rompere gli schemi con un break che ha come conseguenza un high-tackle che Christian Lealiifano punisce per lo 0-3. E qui finisce la prima manciata di equilibrio perché la difesa dei bianchi è sempre, come si diceva, il primo atto di un attacco giudizioso quanto inesorabile che cerca con intelligenza e pazienza il pertugio in una linea avversaria che non si mostra all’altezza. Al 18’ la prima mazzata di Jonny May che conclude un buon multifase al largo e sorpassa sul 7-3. Gli australiani reagiscono con poca razionalità e attaccano in maniera poco coordinata e con alcuni passaggi forzati su uno dei quali Slade intercetta, riparte e con un perfetto grubber lancia May al secondo try personale che vale il 14-3 al 22’. L’Australia ci capisce poco, i suoi talenti tentano più volte di violare una linea inviolabile e puntualmente vengono ricacciati nei 22 dai quali pare non esservi alcuna exit-strategy funzionante poiché ciascuna di queste fasi si conclude con la palla riconsegnata agli avversari intorno ai 30 metri. La reazione si esaurisce in un paio di piazzati di Lealiifano che addolciscono un po’ il punteggio senza cambiarne il sapore anche perché fra le due marcature ce n’è una anche di Owen Farrell: il totale fa 17-9 a fine primo tempo che dice molto, ma non abbastanza di quanto appaia impari il confronto in campo.

All’inizio della ripresa la seconda manciata di equilibrio che si esaurisce nella volata di Marika Koroibete che su una palla di recupero inventa (questi australiani sembrano tutti inventori, pure troppo per uno sport di squadra) la meta che riporta i Wallabies a -1 sul 17-16 al 42’. Ma dura poco, anzi niente perché sulla solita exit-non strategy dei gold i bianchi impostano un attacco che sfrutta due fotte difensive e lancia Kyle Sinckler nel vuoto assoluto del sottopali aussie e fa 24-16. La partita finisce praticamente lì perché i talentuosi inventori hanno finito le trovate e poiché quella di Cheika sembra una squadra fatta solo di questo è chiaro che non ha più nulla da dire e da dare al match. Da qui in avanti per gli inglesi è una specie di defaticamento post-match. Arrivano altri 3 punti di Farrell al 50’: l’azione è significativa perché emblematica della partita: un australiano porta palla da solo, tre inglesi lo ingabbiano, conquistano il turnover; la mischia ottiene il fallo e il 10 castiga: 27-16. La partita chiusa viene successivamente sigillata qualche minuto dopo quando la difesa bianca neutralizza con souplesse un attacco scomposto, frettoloso e velleitario dentro i 5 metri: palla rubata e ciao ciao cangurini. Da qui è garbage time perché non c’è più nulla da vedere se non l’umiliazione degli sconfitti. Punizione di Farrell al 65’ su un’entrata laterale su una maul (30-16); replica identica al 72’ (33-16) e apoteosi con presa per i fondelli al 75’ quando Anthony Watson intercetta con la facilità con cui si ruberebbero le caramelle ad un neonato un ridicolo passaggio di Koroibete al limite dei 22 e trotterella fino al try del pesantissimo 40-16.

Una partita troppo facile per trarne considerazioni definitive sul valore degli inglesi che hanno letteralmente annichilito un avversario inconsistente, disorganizzato, privo di qualunque logica del gioco: se Michael Cheika restasse alla guida di questa squadra ne sarei sinceramente sconcertato. Ma, comunque, in assenza di considerazioni definitive, comunque l’impressione c’è stata e molto forte. La difesa bianca ha letteralmente dominato la contesa e, come più volte ripetuto, è sempre stata anche l’incipit dell’attacco soprattutto grazie ad un paio di terze linee dall’impatto devastante come Tom Curry e Sam Underhill che hanno letteralmente stracciato nel confronto diretto due specialisti come Hooper e Pocock facendo fare loro una ben mesta figura. Ma tutta la squadra di Jones è sembrata un meccanismo perfetto ed inesorabile. Vedremo chi troveranno in semifinale, ma questa è una squadra che può tranquillamente vincere tutto.

I TABELLINI

Oita – Rugby World Cup – Quarti di finale

INGHILTERRA-AUSTRALIA 40-18

Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Anthony Watson, 13 Henry Slade, 12 Manu Tuilagi, 11 Jonny May, 10 Owen Farrell (c), 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Sam Underhill, 6 Tom Curry, 5 Courtney Lawes, 4 Maro Itoje, 3 Kyle Sinckler, 2 Jamie George, 1 Mako Vunipola
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Joe Marler, 18 Dan Cole, 19 George Kruis, 20 Lewis Ludlam, 21 Willi Heinz, 22 George Ford, 23 Jonathan Joseph

Marcatori Inghilterra

mete: May (15′, 21′), Sinckler (46′), Watson (76′)
trasformazioni: Farrell (16′, 23′, 47′, 77′)
punizioni: Farrell (30′, 51′, 66′, 73′)

Australia: 15 Kurtley Beale, 14 Reece Hodge, 13 Jordan Petaia, 12 Samu Kerevi, 11 Marika Koroibete, 10 Christian Lealiifano, 9 Will Genia, 8 Isi Naisarani, 7 Michael Hooper (c), 6 David Pocock, 5 Rory Arnold, 4 Izack Rodda, 3 Allan Alaalatoa, 2 Tolu Latu, 1 Scott Sio
A disposizione: 16 Jordan Uelese, 17 James Slipper, 18 Taniela Tupou, 19 Adam Coleman, 20 Lukhan Salakaia-Loto, 21 Nic White, 22 Matt To’omua, 23 James O’Connor

Marcatori Australia

mete: Koroibete (43′)
trasformazioni: (44′)
punizioni: Lealiifano (12′, 26′, 40′)

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jpr