Nazionali

Irlanda-Italia: una figuraccia evitabile

Scritto da Rugby.it

Italia A contro Irlanda A finisce come Irlanda contro Italia. Tanto a poco, e una distanza di livello palese

Un test match fuori dalla finestra internazionale, che forse porterà qualche soldino alle bisognose casse federali, ma che serve esclusivamente a caricare di fuso orario e di stanchezza giocatori che dovrebbero essere più che pronti per una partita bivio della nostra storia rugbystica recente, contro la Georgia.

Con l’Irlanda 2 gioca un’Italia 2: potrebbe essere una buona occasione per giocare liberi, per tentare di mettere in campo l’orgoglio e l’energia di chi vuole mettersi in mostra per il prossimo mondiale. Invece si vede la solita Italia, con errori di handling, di esecuzione, con un attacco che in sostanza non esiste e una difesa a volte gagliardamente coraggiosa, a volte da mani nei capelli (vedasi almeno due mete di Larmour, si intende, un grande giocatore, ma se davanti gli si cade stile birillo le cose diventano ancora più complesse).

Il problema di questo Irlanda A contro Italia A è che la loro seconda rappresentativa gioca come la prima e la nostra seconda gioca come la prima. Loro precisi, energici, con multifase asfissianti e il solito gioco sporco nelle ruck dove i rotolamenti sono un opinione e i palloni nostri escono con difficoltà. Noi anche volenterosi ma pasticcioni, casinari, pronti sempre al regalo non richiesto e all’errore gratuito.

Tra i due movimenti purtroppo c’è un abisso rugbystico, abisso che 20 anni fa non c’era. Bravi loro a crescere tantissimo. Noi mettiamo in evidenza solo 2-3 giocatori che possono essere paragonati agli avversari. Ci vengono da citare Steyn, Campagnaro, in parte Bigi, Giammarioli, Meyer. Il resto è ampiamente sotto i rispettivi dirimpettai con l’aggiunta, e purtroppo ormai la cosa è reiterata, di una mano tecnica che assolutamente non si vede e che temiamo sia anche deleteria per certi giocatori (si veda il Canna ragioniere con la maglia azzurra quanto è diverso dal Canna scintillante di settimana scorsa).

Ci chiediamo; come gioca questa Italia? Noi ancora non l’abbiamo capito e ci pare che il lavoro tecnico, di “impronta”, di Conor O’Shea sia purtroppo poco visibile o, forse, poco capito dagli stessi giocatori.

Avevamo armi nel gioco statico: mischia chiusa e drive. Essi ora sono elementi in difficoltà (mischia) o non più decisivi (drive). Il gioco al piede nell’era post Dominguez non è mai stato il nostro forte ed è costantemente in sofferenza. Proviamo a fare, con volontà, anche qualcosa di simile ad un rugby moderno, tentando off load e di tenere viva l’azione, ma il risultato spesso è confusione e frustrazione.

Il punteggio diventa lo specchio di questa squadra dove sembra che tanti singoli a volte placchino (e a volte no) e a volte provino qualche schema in attacco. Più che un test match sembra una di quelle partite estive di affinamento in cui qualcosa si prova ma molto non viene. Il dramma è che il mondiale è dietro l’angolo e palese appare la nostra impreparazione su troppi fronti.

Ultima constatazione: non è la prima volta che abbiamo la sensazione che le franchigie celtiche giochino meglio, anche quando perdono, della nazionale. E questo forse non è un buon segnale a livello tecnico.

Volete il tabellino? No dai, non fatevi del male…

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