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Grande Italia sogna l’impresa per 70’ a Twickenham

Scritto da Rugby.it

Gli ultimi 10’ appesantiscono un’Italia da applausi: 36-15 per gli inglesi

E’ stato un sogno lungo 70’ quello di poter uscire da Twickenham con una sconfitta sotto break (o, magari, con qualcosa di innominabile), un sogno generato da un’illusione di quel fantastico mago-illusionista che si chiama Brendan Venter. Il coach della nostra difesa ha infatti architettato un diabolico meccanismo che ha sconcertato i nostri avversari per tutto il match e ci ha consentito di rimanere in partita sino ad un momento cronometrico nel quale chiunque di noi si sarebbe aspettato di essere già brasato dalle violente accelerazioni dei bianchi di Eddie Jones. Invece, al 70’, eravamo ancora vivi e vegeti e a portata di meta trasformata quando, poi, negli ultimi 10’ la fatica fisica e mentale di una sfida impari è calata come una mannaia sul collo dei nostri. Solo allora il punteggio ha assunto una dimensione più prevedibile ex-ante anche se poco rispettosa dello svolgimento della contesa. Ma, come spesso diciamo, il nostro è uno sport crudo, che non perdona alcuna debolezza e la amplifica oltre ogni misura.
La genialata di Venter entra in campo sin da subito e gli inglesi, sempre sin da subito, non ci capiscono un beneamato: i nostri placcano il carrier, ma non vanno mai a contendere: evitando di entrare in contatto con gli avversari evitano che la ruck si formi e, con essa, la linea dell’offside, cosa che consente ai nostri di fare, sostanzialmente, quello che vogliono nella parte di campo altrimenti proibita. L’idea è semplice e, insieme, geniale: la capisce benissimo Romain Poite che ripetutamente con ampi gesti delle braccia segnala ad ogni “non-raggruppamento” che la palla è in gioco. Non la capiscono per niente gli inglesi: memorabile un dialogo colto fra lo stranitissimo capitano bianco Hartley che chiede delucidazioni su come possa opporsi a questo stratagemma al referee il quale gli risponde genialmente : “Sorry, I’m a referee, not your coach!”. Così gli azzurri incredibilmente dominano i primi 20’ maledicendo solo il piede stortissimo di Tommy Allan che fallisce ben due piazzati tutt’altro che impossibili. Al 23’ i padroni di casa vanno in meta con Cole che conclude una maul partita dai nostri 5 mt e sblocca il tabellino 5-0. Poco dopo ci proviamo anche noi, arrivando purtroppo corti e, successivamente, perdendo la palla in avanti. Ma poco dopo Tommaso Allan riesce a farsi parzialmente perdonare gli errori precedenti indovinando un drop che corona una lunga fase di possesso azzurro al 32’ nata da una punizione battuta veloce da Parisse (5-3). Gli inglesi sono palesemente sconcertati e disgustati da quanto sta accadendo sul campo: quello che ai loro occhi arroganti deve sembrare uno sporco trucco (ma che in realtà è conoscenza del regolamento di un gioco inventato da loro!) li sta decisamente disorientando e reagiscono a modo loro sbagliando cose semplici e incattivendosi. Al 35’ il pessimo Farrell da una violenta e proditoria spallata a Gori che risaliva su un proprio appenander spedendolo negli spogliatoi e costringendo O’ Sé al cambio con Bronzini. Tanta antisportività viene punita dalla sorte poco dopo. Al 39’ gli azzurri partono con un contrattacco ardimentoso dai propri 22 e ribaltano il campo. L’azione poi viene un po’ pasticciata, ma genera comunque un calcio piazzabilissimo per noi. Alla piazzola Allan sbaglia anche stavolta, ma il palo di Twickenham (che deve essere imparentato con quello di Murrayfield!) riconosce in campo Giamba Venditti e gli consegna fra le braccia un ovale d’oro da depositare in meta! Finisce, così, il primo tempo su un punteggio da romanzo; di fantascienza per noi e da incubo alla Poe per loro: 5-10.
Nell’intervallo provo a cercare di ricordare se ho mai visto in vita mia utilizzare una tattica difensiva come quella, assai stravagante, messa in campo dagli azzurri. La risposta è negativa. Peccato, solo, che probabilmente non riusciamo a trarne tutti i vantaggi che sarebbe possibile ottenere per via di una sorta di timidezza che ci impedisce di andare in caccia decisa anche quando Poite allarga le braccia e il pallone è a portata di mano, mentre il 9 avversario è a portata di cartella. E poi: come rientreranno in campo gli invincibili di Jones?
Incavolati e cattivi, questa la risposta, perché già dopo 3’, grazie ad una gran pedata di Daly, vengono a giocare una touche nei nostri 5 mt; la portiamo giù, ma la perdiamo banalmente concedendo una mischia ai bianchi sulla quale commettiamo fallo. Basta un attimo di disattenzione e Care gioca veloce per sé stesso e va in bandiera. Una disdetta che ci costa il 10-10 perché Farrell (ieri falloso anche al piede) sbaglia la trasformazione. La meta dà fiducia ai bianchi che 3’ dopo si ripetono grazie a Daly che finalizza un poderoso break di Haskell. Siamo sotto 17-10 adesso e un po’ dispiace, ma la partita è imprevedibilmente ancora viva. E si rianima ancora di più al 60’ quando Michele Campagnaro, con i nostri in 14 (visto che gli inglesi dopo il 9 ci hanno sciancato anche il 10) dà mostra di tutte le sue straordinarie doti di attaccante: riceve palla sulla destra, abbatte Ford come se fosse di cartavelina e irrompe nei 22 dove ubriaca Brown e si trascina un paio di bisonti sulle spalle fin dentro la meta. Purtroppo Padovani non trasforma mancando l’incredibile pari e andiamo sul 17-15.

RBS 6 Nations Championship Round 3, Twickenham, London, England 26/2/2017 England vs Italy Italy's Michele Campagnaro scores a try despite Elliot Daly of England Mandatory Credit ©INPHO/James Crombie

Qui iniziano 10’ difficili nei quali la nostra resistenza comincia ad essere disperata: gli inglesi sono noti per segnare montagne di punti nell’ultimo quarto e questa non è una sorpresa. Ad ogni modo teniamo in piedi la baracca fino al 70’ quando un miracolo di Canna evita una meta fatta piedandola via dalla nostra linea fatale e dalle mani protese di Daly. Ma è l’ultimo sussulto: sulla successiva touche è Novell ad andare in bandiera dall’altra parte, regalando ai suoi la quarta meta, quella del bonus, che probabilmente pensavano di raggiungere già nel primo tempo (22-15: siamo ancora sotto break al 70’). Non ne abbiamo più, ormai, e due mete (72’ e 79’) arrivano per mano di Te’O e ancora Novell a siglare il definitivo 36-15.
L’Italia migliore nella partita peggiore, nella più difficile. Questo rimane in mente della bellissima prova degli azzurri. La soddisfazione di rimanere in partita per 70’ contro una squadra di invincibili e di averli costretti a lungo a grattarsi la pera per capire cosa gli stavamo facendo non ha prezzo. La dimostrazione di quale importanza abbia avere un coaching-staff di altissimo livello come quello che oggi guida gli azzurri e al quale dobbiamo dare grandissima fiducia. Ci saranno altre partite e, magari, altre scelte tattiche, ma ciò che l’Italia ha mostrato oggi sul campo più difficile è uno splendido seme gettato in un prato che ne aveva grandissimo bisogno.

I Tabellini:

Twickenham, Twickenham Stadium – domenica 26 febbraio 2017, ore 15 (16 italiane)
RBS 6 Nazioni, III giornata
Inghilterra v Italia 36-15 (5-10)
Marcatori: p.t. 25’ m. Cole (5-0); 33’ drop Allan (5-3); 40’ m. Venditti tr. Allan (5-10); s.t. 44’ m. Care (10-10): 47’ m. Daly tr. Farrell (17-10); 61’ m. Campagnaro (17-15) ; 70’ m. Nowell (22-15); 73’ m. Te’o tr. Farrell (29-15); 79’ m. Nowell tr. Farrell (36-15)
Inghilterra: Brown; May (56’ Nowell), Te’o (76’ Slade), Farrell, Daly; Ford, Care (52’ Youngs); Hughes (72’ Clifford), Haskell (72’ Wood) , Itoje; Lawes, Launchbury; Cole (72’ Sinckler), Hartley (cap) (56’ George), Marler (56’ Vunipola M.)
all. Jones
Italia: Padovani; Bisegni (52’ Benvenuti), Campagnaro, McLean, Venditti; Allan (62’ Canna), Gori (35’ Bronzini); Parisse (cap), Favaro (58’ Mbandà), Steyn; Van Schalkwyk, Fuser (71’ Biagi) ; Cittadini (52’ Ceccarelli), Gega (73’ D’Apice), Lovotti (58’ Rizzo)
all. O’Shea
arb. Poite (Francia)
Calciatori: Allan (Italia) 1/4; Farrell (Inghilterra) 3/7; Padovani (Italia) 0/1
Punti conquistati in classifica: Inghilterra 5; Italia 0
Man of the match: Launchbury (Inghilterra)

jpr

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