Gli AB’s cinesi e la coperta corta dei Pumas nel III° turno del Championship
Si, lo conoscono anche gli AB’s il famoso detto sul cinese che aspetta il passaggio del cadavere del nemico sulla riva del fiume ed oggi, ad Hamilton, lo si è visto in pieno. Un’ora scarsa di partita di stordente bellezza, che sembrava quasi un confronto fra i tuttineri e la propria seconda squadra, e poi una mezz’ora abbondante di esecuzione di un avversario sul quale la poca lunghezza della coperta del fiato e dei cambi ha mostrato quanto cammino ci sia ancora da fare per chi vuole provare ad avvicinarsi agli irraggiungibili.
Si parte nel grazioso stadiolo di Hamilton davanti agli occhi dell’interessato spettatore Warren Gatland con gli inni: come sempre partecipato e coinvolgente quello argentino, come sempre compassato quello neozelandese “God defend New Zealand”, anche se, magari, sarebbe il caso che il padreterno si prodigasse a dare una mano agli altri, visto che i campioni neri si difendono benissimo da soli. Ma la sorpresa è la haka cattiva, la Kapa O Pango che gli AB’s riservano ai loro avversari: una specie di “promozione”, l’attestazione di un superato esame di maturità. Come dire: adesso siete diventati adulti e sappiate che vi terremo per tali.
La promozione i Pumas dimostrano subito, con i fatti, di essersela meritata: partono spumeggianti, coraggiosi e avventurosi, controllano l’ovale, attaccano e avanzano senza calciare mai e dopo solo 2’ confezionano una meta “da Allblacks” mettendo Santiago Cordero sotto i pali e andando sullo 0-7 col piede di Sanchez. Gli Ab’s non si scompongono e cercano di prendere abbrivio dalla piazzola: Barrett sbaglia (inciso: anche ieri è stato impreciso nel piazzare, ma è un giocatore eccezionale; se migliorerà questo fondamentale sarà più grande di Carter). Sul restart dopo l’errore di Barrett il mago Hernandez commette una grave ingenuità facendosi stoppare e gli AB’s capitalizzano mandando in meta Savea dopo una mischia; al 10’ Barrett converte e fa 7 pari. I Pumas non si lasciano impressionare e continuano a giocare a ritmo indiavolato e con giocate rischiose e creative di rara bellezza ed efficacia: dai breakdown Creevy giganteggia ed alimenta il gioco dei ¾ guidati da una mediana innervata dal ritmo elettrico di Landajo, dal metronomo jazz di Sanchez e dalle magie funky di Hernandez. Gli AB’s rispondono in modo falloso e il precisissimo Sanchez li punisce dalla piazzola al 14’ e al 19’ portando il match sul 7-13. Ma al 23’ basta un attimo ad un imprendibile Savea per danzare in mezzo alla difesa albiazul eludendo vari placcaggi e creando lo spazio al largo per il letale Ben Smith, la cui meta trasformata fa 14-13. E’ troppo presto, però, per vedere il fatale transito in mezzo al fiume, perché gli argentini non demordono e costringono i padroni di casa ad una inusitata fallosità che Sanchez punisce ancora al 26’, costringendo gli AB’s a scegliere di piazzare la bombarda di Israel Dagg da lontanissimo al 31’: 14-16 e poi 17-16. Qualche minuto dopo è ancora Ben Smith, con un grubber rimbalzante intelligente e fortunato a lanciare l’altrettanto intelligente e fortunato Beauden Barrett in mezzo ai pali, con trasformazione che al 35’ fa 24-16. Un’altra occhiata in mezzo al fiume e…ancora niente, perché i Pumas sono ancora in campo belli tosti e aggressivi col loro gioco fatto di avanzamenti sull’asse, offloads, veroniche e terreno pestato da zampe energiche che consentono a Sanchez un’altra artigliata per il 24-19 con cui si conclude la prima frazione (3 mete a 1, comunque, così senza neanche sforzarsi troppo).
Finisce un primo tempo bellissimo, uno dei più belli e combattuti che si siano visti da tempo; Pumas fantastici, ma la domanda è ineludibile: quanto dureranno?
Lo sanno anche loro, ovviamente, che il problema è quello e, probabilmente, pensano di ripartire forte, una specie di ultimo hurrà, all’inizio del secondo tempo prima di provare a scalare le marce e vedere come arrivare in fondo. Nei primi 10’ gli albiazul sparano le cartucce rimaste, spremendo le ultime gocce dei loro uomini migliori e sono 10’ in cui è evidente come i loro avversari siano proprio sdraiati sulla riva del fiume con lo sguardo rivolto a monte. E da monte arrivano altri 3 punti di Sanchez al 49’ per il 24-22 prima che, in lontananza, si veda comparire tra i flutti una macchiolina biancoceleste.
E’ finita, inizia la serie degli avvicendamenti e fra gli AB’s entra gente cattiva e vogliosa di far vedere che non vale meno di quei signorini dello starting XV (uno su tutti: Ardie Savea che sembra un rottweiler a digiuno da una settimana), mentre dall’altra parte restano ancora qualche minuto gli eroi spremuti in attesa di uscire per consunzione ed essere sostituiti da compagni assai volenterosi, ma di livello inferiore. La partita fra gli AB’s in nero e quelli in albiazul finisce qui ed inizia la feroce mattanza dei resti dei Pumas. In mezz’ora abbondante arrivano 5 mete.
Al 53’ Barrett fa vedere perché (a parere di chi scrive) è oggi la più forte apertura del mondo: con un break prepotente ed elegante lancia Crotty in mezzo ai pali; 31-22 (4-1 nelle mete e bonus fatto). Poi al 57’ i campioni fanno tutto il campo a passaggi e spallate, l’ultima delle quali è del “barba”, Charlie Faumuina; 38-22. I Pumas non ne hanno più e stanno in disperata trincea; respingono coraggiosamente 3 assalti, prima di cedere ancora a Crotty che fa 45-22 al 63’, mentre tre minuti dopo un micidiale Ben Smith si mangia mezzo campo e mezza Argentina prima di arrivare in fondo mandando a referto anche il neo-entrato Cruden che trasforma per il 52-22. Il colpo di grazia arriva in modo rocambolesco al 76’ quando Luke Romano conclude un’azione piena di rimpalli fortuiti, incluso un inusitato passaggio di petto. Ma questi segnano comunque capiti di farlo.
Finisce 57-22 con 8 mete a 1 e potrebbe sembrare un totale dominio AB’s; non è stato così, perché per quasi un’ora i Pumas hanno giocato grandissimo rugby; forse gli unici al mondo a giocare (quasi) come i campionissimi. Daniel Hourcade sa di essere sulla strada giusta e che questa partita non è affatto un passo indietro, anzi. Se si vuol diventare grandi bisogna provare a giocare da grandi: tirare a campare serve solo a restare inferiori.
Quegli altri sono gli Allblacks e, probabilmente, non c’è bisogno di aggiungere altro; chissà quanti appunti avrà preso Gatland in tribuna…
I Tabellini:
Sabato 10 settembre, ore 9.35 – Waikato Stadium, Hamilton
Terzo turno Rugby Championship
NUOVA ZELANDA – ARGENTINA 57-22
Nuova Zelanda: 15 Ben Smith, 14 Israel Dagg, 13 Malakai Fekitoa, 12 Ryan Crotty, 11 Julian Savea, 10 Beauden Barrett, 9 Aaron Smith, 8 Kieran Read, 7 Sam Cane, 6 Jerome Kaino, 5 Samuel Whitelock, 4 Brodie Retallick, 3 Owen Franks, 2 Dane Coles, 1 Joe Moody
In panchina: 16 Codie Taylor, 17 Wyatt Crockett, 18 Charlie Faumuina, 19 Luke Romano, 20 Ardie Savea, 21 TJ Perenara, 22 Aaron Cruden, 23 Anton Lienert-Brown
Argentina: 15 Joaquín Tuculet, 14 Matías Moroni, 13 Matías Orlando, 12 Juan Martín Hernández, 11 Santiago Cordero, 10 Nicolás Sánchez, 9 Martín Landajo, 8 Facundo Isa, 7 Javier Ortega Desio, 6 Pablo Matera, 5 Matías Alemanno, 4 Guido Petti, 3 Ramiro Herrera, 2 Agustín Creevy, 1 Nahuel Tetaz Chaparro
In panchina: 16 Julian Montoya, 17 Lucas Noguera, 18 Enrique Pieretto, 19 Marcos Kremer, 20 Leonardo Senatore, 21 Tomas Cubelli, 22 Santiago Gonzalez Iglesias, 23 Ramiro Moyano
Arbitro: Craig Joubert
Marcatori: 3′ m. Cordero tr. Sánchez, 12′ m. Savea tr. Barrett, 15′ Sánchez, 19′ cp. Sánchez, 24′ m. B.Smith tr. Barrett, 27′ cp. Sánchez, 32′ cp. Dagg, 36′ m. Barrett tr. Barrett, 39′ cp. Sánchez, 51′ cp. Sánchez, 54′ m. Crotty tr. Barrett, 57′ m. Faumuina tr. Barrett, 64′ m. Crotty tr. Barrett, 67′ m. B.Smith tr. Cruden, 77′ m. Romano
jpr