Nazionali

Italia solida, AB’s versione Boh: 9-47

Scritto da jpr

Un’Italia concentrata sopravvive ad un diavolo meno brutto di come lo si dipingeva

La classica partita dalla quale si esce domandandosi se su uno svolgimento così inaspettato hanno pesato di più i meriti del “più debole” o i demeriti del “più forte”. Con gli occhiali del tifo sarebbe facile abbandonarsi alla soddisfazione per la dignità e solidità mostrate contro un avversario con quel nome. Tolti gli occhiali bisogna aggiungere che l’avversario ci ha messo molto del suo nel farci fare una figura molto molto migliore delle attese e che forse di forte oggi aveva soprattutto il nome. Non mi riferisco tanto alla formazione che Ian Foster ha deciso di mettere in campo contro di noi: è vero che mancavano quasi tutti quelli che giocano contro le vere tier 1, ma sarebbe sbagliato parlare di AB’s “B”. Del resto, specie per squadre di questo livello, non esistono squadre “B”. Ma oggi abbiamo imparato che esistono squadre “Boh”. Perchè al di là degli indubbi meriti dei nostri ragazzi, che hanno giocato un’ottima partita difensiva, quasi “mallettiana”, è davvero difficile far finta di non aver visto da parte dei neri una qualità dei passaggi molto al di sotto degli standard, una sciatteria nel gestire l’ovale ed una dose enorme di confusione nel gioco aperto. Se vogliamo essere tifosi possiamo gonfiare il petto e dire che è stato solo merito nostro. Altrimenti possiamo tranquillamente essere orgogliosi della solida e concentrata prova degli azzurri senza confonderla con ciò che non è. Una prova, dicevamo, molto solida in difesa, con ottime salite e, finalmente, placcaggi “veri”, avanzanti, portati con convinzione e la giusta dose di aggressività che nelle ultime esibizioni non avevamo mai visto. D’altro canto, purtroppo, non si può non notare la mancanza assoluta di qualsivoglia idea decente in attacco, fatte salve un paio di solitarie iniziative dell’equiparato australiano Ioane. Ecco, se complessivamente possiamo notare un passo avanti generale e persino due sul piano difensivo, va detto che sul piano della qualità offensiva e delle idee capaci di mettere in difficoltà la difesa avversaria oggi siamo sembrati molto meno incisivi che nelle ultime uscite. 

La prima mezzora corre via sotto gli occhi increduli del pubblico: dal punto di vista rugbystico non succede nulla, da quello caratteriale si vedono una squadra di rugby vera contro un tot di giocatori in campo per combinazione con la stessa maglia. La sorpresa è che la prima definizione è quella dell’ Italia, mentre la seconda riguarda degli irriconoscibili AB’s. Del resto per chi è abituato a vedere gli AB’s giocare in maniera scintillante contro le squadre più forti del mondo è difficile riconoscerli nella squadra di oggi. Di sicuro gli occhi del tifoso si riempiono di gioia e magari si incavolano un po’ vedendo il doppio atto di presunzione (che volendolo vedere positivamente potrebbe essere fiducia, ma…) con il quale per ben due volte decidiamo di andare in touche anziché piazzare sullo 0-0 contro i numeri 1 del mondo (almeno sulla carta). Ma non si può non notare che nel momento in cui i tanto temutissimi AB’s sbagliano tutto lo sbagliabile e commettono falli su falli è stato delittuoso non approfittare dell’assenza del gatto per far ballare i topi. Ad ogni modo l’Italia contribuisce con molta applicazione alla pessima prestazione avversaria con una difesa sempre attenta e molta aggressività. L’equilibrio si spezza al 27’ quando giochiamo una mischia nei nostri 22 sulla quale ci addormentiamo un po’. Finlay Christie, subentrato all’infortunato Brad Weber è lesto a raccogliere palla e allungarsi in meta (0-7). La marcatura oltre che il tabellino sblocca anche gli AB’s che dopo aver trovato una meta tutto sommato casuale e molto poco costruita decidono di lasciar perdere i tentativi abortiti di giocare da AB’s veri e decidono di inserire il pilota automatico delle cose semplici: segno che le difficoltà per loro sono più che reali. Cosa c’è di più basic di una bella sequenza touche-presa-maul-meta? A concludere oltre la linea fatale il redivivo Dane Coles che al 30′ porta il punteggio sullo 0-14. Il doppio colpo non scoraggia i nostri e qui va notato come l’atteggiamento di tenuta psicologica di un gruppo che nelle ultime uscite si tagliava con un grissino come il proverbiale tonno in scatola sia decisamente la novità più positiva. Loro invece continuano sulla modalità “Boh”: Damien McKenzie riceve una palla alta e pensa di fare il fenomeno (orrida la sua prestazione) credendo di farci fessi come nulla fosse ed invece finisce per fare tenuto. E’ il 37′ e Paolo Garbisi stavolta fa la cosa giusta piazzando fra i pali il 3-14, perchè era sommamente ingiusto che la prestazione continuasse ad essere mortificata da uno zero sul tabellino. Loro capiscono di dover continuare col pilota automatico e al 39′ ancora Dane Coles fa una meta-fotocopia concludendo una maul per il 3-21. L’ultima parola, però, è ancora di Garbisi che punisce la pigra svogliatezza dei nostri avversari al breakdown chiudendo il primo tempo dalla piazzola sul 6-21.

Al momento del ritorno in campo è inutile nascondere sia la soddisfazione per come è andata fin lì, sia il timore per un cedimento fisico o psicologico che potrebbe arrivare da un momento all’altro. Anche perchè è facile immaginare che Ian Foster debba aver pacatamente spiegato ai suoi che se avesse dovuto basarsi su quanto avevano fatto vedere fin lì la maglia degli AB’s potevano tranquillamente scordarsela giocando in modo tanto squallido. Loro infatti ci provano subito cercando di allargare il gap per scoraggiarci. Arrivano anche in meta con fotocopia-Coles, ma stavolta riusciamo a tenere alto l’ovale, anche se con l’aiutino di Dickson che non vede un placcaggio alto sul tallonatore nero. Così, anzichè demoralizzarci noi, si innervosiscono loro: buttano via palloni, fanno falli e sull’ultimo di questi si mettono per giunta a protestare trasformando in piazzabile un calcio che Garbisi usa in collaborazione con il palo interno per rendere incredibile il punteggio del 58′ che è 9-21. Da lì in poi, però, la partita torna quasi normale. Gli AB’s fanno meno casino, la nostra aggressività cala fisiologicamente, ma senza sbracare mai, nemmeno nei minuti finali in cui il punteggio prende una dimensione meno improbabile per un Italia-AB’s, ma senza raggiungere le solite proporzioni. Al 62′ su situazione di gioco rotto basta uno scambio al largo con il roscio Christie per mandare in meta la scheggia Seevu Reece, fin lì francamente un ectoplasma (9-28). Al 69′ Asafo Aumua, forse l’unico fra i giocatori “non consueti” schierati oggi da Foster che è sembrato meritare un futuro da Allblack, mostra le sue doti di scattista abbandonando una maul ben impostata e volando sotto i pali per il 9-35. Adesso le maglie sono meno strette e i neri capiscono che si può fare di più. Al 70′ vediamo finalmente una vera “azione da AB’s” con una combinazione avelocità stellare e qualità sopraffina fra Mo’unga e Bridge che lancia Hoskins Sotutu come un locomotore verso la bandierina per il 9-42. Chiude tabellino e stadio ancora Asafo Aumua che imita Coles anche nel fare la seconda meta di maul. Finisce 9-47 con gli AB’s che provano ad allargare ancora, ma noi siamo ancora in campo e riusciamo ad impedirglielo.

Quel “noi siamo ancora in campo” dell’80’ è senza ombra di dubbio il vero grande risultato che va riconosciuto ai nostri ragazzi ed al lavoro fatto dallo staff tecnico. Kieran Crowley conferma quel che si sapeva di lui da quando guidava il Canada e nelle sue stagioni migliori al Benetton: è uno che gioca basic e riesce a mettere ordinatamente ed efficientemente in campo squadre di livello tecnico inferiore contro avversari più forti. Non cercando i fuochi d’artificio, ma puntando innanzitutto a non farli sparare agli avversari. Ottima la prestazione difensiva, ed è noto che la difesa è la base sulla quale si può e si deve costruire. Perchè invece il gioco d’attacco è parso fare decisi passi indietro rispetto alle poche, ma pregevoli manovre che l’Italia era riuscita a far vedere sotto la guida di Franco Smith, che, non a caso, era stato inizialmente preso come offensive.-coach. Sul piano dei singoli è difficile trovare punte di rendimento per una squadra che ha avuto nella compattezza il proprio miglior pregio. Tutti più o meno bravi, ma nessuno in particolare. Diciamo che ha fatto piacere rivedere Matteo Minozzi, anche se non ha brillato in quelle che sono le sue consuete caratteristiche di fantasista offensivo. Del resto, come detto, solo l’australiano Ioane ha saputo combinare qualcosa in fase offensiva. Degli AB’s in versione “Boh” non c’è molto da dire. Questa partita per loro era una tappa di passaggio e dubitiamo che Foster ne abbia tratto qualcosa di buono per i suoi, sia sul piano di possibili innesti di singoli che su quello del gioco. Ma questi sono affaracci loro. Noi ci proiettiamo sulla sfida con i Pumas, squadra data in fase calante e sicuramente più alla nostra portata: giocando così e magari aggiungendo un minimo di “smithismo” in attacco sognare l’impresa non è affatto proibito.

IL TABELLINO

Roma – Stadio Olimpico

Sabato 6 novembre 2021

 Italia v Nuova Zelanda 9-47 (6-21)

 Marcatori: PT   27’ m. Christie, t. Mo’unga (0-7); 30’ m. Coles, t. Mo’unga (0-14); 37’ cp Garbisi (3-14); 39’ m. Coles, t. Mo’unga (3-21); 40’ cp Garbisi (6-21). ST cp Garbisi (9-21); 62’ m. Reece, t. Mo’unga (9-28); 69’ m. Aumua, t. Mo’unga (9-35); 70’ m. Sotutu, t. Mo’unga (9-42); 76’ m Aunua, nt (9-47)

 

Italia: Matteo Minozzi; Federico Mori, Juan Ignacio Brex, Marco Zanon, Montanna Ioane; Paolo Garbisi (20’ st Canna), Stephen Varney (12’ st Braley); Renato Giammarioli (5’ st Steyn), Michele Lamaro, Sebastian Negri; David Sisi (20’ st Ruzza), Marco Fuser (5’ st Cannone), Marco Riccioni (26’ – 32’ pt Ceccarelli; 60’ Ceccarelli); Gianmarco Lucchesi (12 st Bigi), Danilo Fischetti (5’ st Nemer)

A disposizione: Luca Bigi, Ivan Nemer, Pietro Ceccarelli, Niccolò Cannone, Federico Ruzza, Abraham Steyn, Callum Braley, Carlo Canna

Head Coach: Kieran Crowley

 

Nuova Zelanda: Damian McKenzie; Sevu Reece (23’ st Barrett), Braydon Ennor (8’ st Havili), Quinn Tupaea, George Bridge; Richie Mo’unga, Brad Weber (9’ pt Christie); Hoskins Sotutu, Same Cane (C), Luke Jacobson (8’ st Frizell); Josh Lord (20’ st Whitelock), Tupou Vaa’i; Tyrel Lomax (8’ st Tuungafasi), Dane Coles (8’ st Aumua), George Bower (8’ st de Groot)

A disposizione: Asafo Aumua, Ethan de Groot, Ofa Tuungafasi, Samuel Whitelock, Shannon Frizell, Finlay Christie, David Havili, Jordie Barrett 

Head Coach: Ian Foster

Arbitro: Karl Dickson (RFU)

GdL: Andrew Brace (RFU), Sam Grove-White (SRU)

TMO: Sam Grove-White (SRU)

 

Cartellini: 

Calciatori: Mo’unga 6/7Garbisi 3/3

Note: Giornata grigia, terreno di gioco in ottime condizioni, spettatori 28956. Esordio in Nazionale per Ivan Nemer, Azzurro n. 710

Player of the Match: Dan Coles (NZ)

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jpr