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The good & the bad

Dries Van Shalckwik
Scritto da Rugby.it

Tra meno di un mese comincia il 6 Nazioni. Sarà calvario, sarà impresa, sarà – almeno – lotta accanita senza paura? Non possiamo saperlo, ma il torneo delle 6 Nazioni non comincia proprio sotto i migliori auspici.

The Good

The young referee. Abbiamo visto ultimamente almeno 3 partite di Pro 12 arbitrate da esordienti o da quasi esordienti gestite ottimamente. Precisi, senza tante chiacchiere, con poco ed essenziale Tmo, con buon senso del posizionamento, perfetta tenuta atletica, senza timori reverenziali anche con capitani scafati e con quasi nessun errore. Tra questi arbitraggi c’è stato quello del nostro Elia Rizzo ma una generazione di 22-26 enni di ottime qualità si è affacciata sui grandi palcoscenici dell’ovalia celtica e ha mostrato che probabilmente la vecchia generazione degli Owens, dei Lacey troverà degni sostituti.

In particolare una cosa ci è piaciuta: in molti casi questi arbitri hanno giocato, quindi conoscono anche dall’interno i meccanismi di svariati momenti complicati di gioco, alcune tipiche furberie, alcune situazioni limite. Sarebbe un’ottima strada quella per i giocatori di mantenersi, tempo permettendo, sul doppio binario di giocatore-arbitro. O magari, arrivati alla via del tramonto, regalare alcuni anni come direttore di gara. Magari si piglierà qualche sfottone dagli spalti ma si sarà data una grossa mano al movimento.

The Bad

Zebre (o gestione delle). Abbiamo avuto bandi per partecipare alla Celtic, squadre fallite, squadre neonate, squadre attualmente giocanti che forse sono destinate ancora a fallire o ad essere spostate. Privatizzazioni, soldi mancanti coperti dalla Fir, e nel frattempo promesse, forse non molto con i piedi per terra, di terze franchigie.

Dopo anni e anni di un progetto che tutti speravamo di crescita, tecnica e professionale, a tutti i livelli, il nostro movimento si trova di nuovo al bivio. Si leggono voci di spostamento delle zebre (se ancora così si chiameranno) a Calvisano o a Roma (in questo caso forse con subentro delle Fiamme Oro). Si è letto che a Parma gli stipendi di quest’anno sono stati garantiti dalla Fir, e tutto questo è stato promesso dal presidente (non delle Zebre ma della Federazione italiana rugby) durante un cena (sì, una cena, magari voi a cena parlate di donne, di film, di libri, a zebronia a cena pare si parli di vita, morte e miracoli). Poi ieri è arrivato un comunicato stampa della proprietà in cui si è cercato di tranquillizzare e si è scritto, nero su bianco, che alcuni contratti di giocatori internazionali sono già stati rinnovati.

Che dobbiamo dire? Forza e coraggio zebre.

Mancansa di stimolansa

Dopo la pesantissima batosta in terra irlandese i commenti arrivati da casa zebrata sono stati improntati all’argomento “mancansa di stimolansa”. Si perde troppo e quindi è difficile trovare stimoli, loro hanno messo una squadra forte che non ci aspettavamo, le partite che dovevamo vincere erano altre (Treviso ed Edimburgo): insomma, cose non molto belle da leggere.

Se ad un professionista si richiede che lo stimolo principale sia fare al meglio la sua professione (lasciamo per un attimo da parte tutti i problemi zebrati) ci chiediamo quale sia il senso di “spiegare” una sconfitta con queste ragioni. Capiamo che alla 300esima conferenza stampa dove ci si siede a dove rendere conto di un punteggio cui non bastano i pallottolieri per tenere il conto le parole vengano meno. Ma detto questo: che si speri che gli avversari schierino la seconda formazione o che si faccia la crocetta su partite “più facili” o che perdere diventi la “scusa” per un’attitudine a perdere e non per la voglia di rivincita e riscossa, ecco, tutto questo – con tutti i distinguo e tutta la possibile comprensione – fatichiamo un pochetto ad accettarlo.

Una ricarica di carica

Ecco un antidoto contro la mancanza di stimolansa di cui sopra. Nel video di qualche anno fa c’è una meravigliosa percussione finale degli Ospreys. La meta di Shane Williams arriva all’86esimo, alla nona fase, dopo un risalita del campo all’arma bianca, piratesca, sublime, imprecisa, di cuore, con ogni schema saltato, in cui tutta la squadra, dal primo dei piloni all’ultimo dei sostituti tocca la palla 3-4 volte. Essere all’86 esimo ma avere ancora non tanto il fiato della resistenza, quanto la voglia di superare la meta dello spirito indomito. Forse vincere o obiettivi grandi ti danno tutto questo in modo naturale. Forse è vero che perdere sempre e lottare per il penultimo posto non sono propriamente grandi incentivi. Ma fossimo dei coach, dei presidenti, questa meta la faremmo vedere spesso a chi arriva al campo con le punte delle orecchie un po’ troppo basse.

joseph k.

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