Quelle due statue rugbistiche dalla dubbia classificazione
Nel catalogo generale dei Beni Culturali compaiono due opere plastiche classificate come creazioni di ambito rugbistico. A uno sguardo che si soffermi appena un poco però entrambe le attribuzioni finiscono per apparire incerte, se non temerarie.
L’errore del primo caso è così manifesto da esondare nel grottesco: la statua del “Giocatore di rugby”, ora collocata in un crocicchio di un viale del Foro Italico e realizzata nel 1933, di rugbistico non ha nulla, raffigura chiaramente un giocatore di baseball e il catalogatore che ha descritto la “mazza da rugby” doveva avere la stessa conoscenza della palla ovale che abbiamo noi della poesia croata del ‘700. Forse in decenni lontani tutti gli sport nuovi e in arrivo dall’estero erano mentalmente inseriti nel calderone concettuale di “rugby”, sinonimo di “quegli sport strani e violenti che giocano gli americani”… Nella scheda dei Beni Culturali la catalogazione riporta però la data del 1990 e quindi ci si chiede se l’errata classificazione sia avvenuta in quel momento o in occasione di una catalogazione precedente o addirittura a opera dell’artista. Secondo la federazione italiana baseball e softball, che va comprensibilmente fiera della statua al Foro Italico, l’opera fu per un certo periodo anche nota come “Lo schermidore”, a conferma di una conoscenza popolare traballante degli sport meno praticati.
Un’altra incertezza riguarda l’autore dell’opera: secondo i Beni Culturali a scolpirla fu Angelo Biancini, artista ravennate (di Castel Bolognese), ma una decina di anni fa una studiosa ne avrebbe più propriamente individuato l’identità nel perugino Aroldo Bellini, autore di numerose altre statue tra le sessantaquattro del Foro Italico.
La seconda opera plastica attribuita dai Beni Culturali al rugby è una più piccola composizione in bronzo, dagli eleganti movimenti; raffigura, apparentemente, un giocatore di rugby con la palla tra le mani, contrastato da un avversario. A meglio osservarla però sorge il sospetto che anche questa creazione sia tratta da uno sport diverso dal rugby, in questo caso dal calcio: nasce cioè il dubbio che il soggetto raffiguri un portiere che anticipa un attaccante avversario. Dall’immagine del catalogo dei BC non si evince chiaramente se la palla della composizione sia tonda od ovale, ma si nota un altro particolare che farebbe pendere verso l’ipotesi di un’opera a tema rugbistico: il giocatore in possesso della palla non ha i guanti, è a mani nude. Non sarebbe dunque un portiere ma, effettivamente, un rugbista. Bene, questione chiusa! Macché. Perché, a dispetto di quanto ci parrebbe scontato, sembra che negli anni ’20 e ’30 (l’opera non è più precisamente classificata) i portieri non calzassero ancora i guanti. Nelle rare e sgranate immagini dei Mondiali di calcio 1934, ospitati dall’Italia, i numeri uno appaiono privi di guanti e anche questo francobollo dell’epoca pare confermare che i portieri non conoscessero ancora l’uso delle protezioni per le mani. Codesto dato, unito alla dinamica dei due giocatori bronzei che ricorda forse un contrasto calcistico più che un placcaggio rugbistico, suggerisce dunque che l’opera sia relativa al soccer. Il dubbio però rimane e così, in mancanza di altri dettagli o della visione diretta dell’opera, l’attribuzione resta in bilico tra rugby e calcio. Chissà, forse lo scultore voleva rappresentare proprio l’eterno dilemma tra palla tonda e palla ovale.