Breve viaggio nei paesi rugbistici di ex Jugoslavia e dintorni
Per gli appassionati di rugby internazionale minore la zona sud-est dell’Europa rappresenta il ventre molle, il tallone d’Achille, del nostro continente. In quelle lande la palla ovale è meno diffusa che nel resto dell’Europa e sconta non solo una lacuna di popolarità ma anche problemi economici e amministrativi. A peggiorare le cose sono le insidie tese dal rugby league, che fiutando la debolezza dell’union in quest’area ha provato a insinuarsi con le sue lusinghe, ottenendo qualche parziale successo: in Serbia è forse più praticato il league dell’union e pare che anche in Albania i pochi rugbisti locali, frustrati dalle scarse attenzioni di Rugby Europe, abbiano da un paio di anni deciso di guadare il fossato e passare al league.
Considerate queste premesse, ha fatto piacere apprendere la notizia del meeting in un albergo di Zagabria, pochi giorni orsono, dei presidenti delle federazioni nazionali dell’area, alla presenza del presidente di Rugby Europe, il romeno Octavian Morariu.
Abbiamo poche notizie di questo congresso zagabriese, un po’ clandestino e sommesso come vuole la tradizionale aura del rugby balcanico. Non sappiamo di preciso quali nazioni siano convenute, conosciamo solo i nomi del padrone di casa, il presidente della federazione croata Dragutin Kamenski, di Morariu e del presidente della federazione del Montenegro, che è una giovane donna: Zorica Kostic. Non è frequente imbattersi in un presidente di federazione rugbistica con i jeans strappati! (foto)
La speranza è che le federazioni dell’area inizino, partendo da questa riunione, a collaborare più fittamente, per cercare di innalzare il livello del movimento locale, che appare ancora amatoriale e sporadico.
Quali sono i paesi balcanici? Wikipedia ci insegna che i monti Balcani veri e propri non corrono in diagonale lungo il territorio dell’ex-Jugoslalvia, come forse tutti pensavamo, ma si stendono da ovest a est in una zona limitata, dalla Serbia alla Bulgaria. L’intera area di questa grande penisola che si tuffa nel Mediterraneo prese l’aggettivo “Balcani” nell’Ottocento, per designare l’ampia zona interessata dall’espansione dell’influenza dell’Impero Ottomano che correva da est verso ovest seguendo appunto la direttrice dei monti Balcani.
A comporre la dorsale nord-sud della ex-Jugoslavia sono invece altre catene montuose, come le Alpi Dinariche in Croazia e i monti Pindo più a meridione.
Pare che la frammentarietà politica, sociale, culturale e religiosa di questa grande area sia dovuta proprio all’affastellarsi di piccoli e grandi rilievi, che hanno sempre ostacolato il pieno dominio dei grandi imperi invasori, a partire da quello romano, lasciando sopravvivere tante realtà locali spesso in conflitto tra loro. “È un crogiuolo di popoli, etnie, lingue e religioni dalla storia sempre burrascosa”, sintetizza efficacemente wikipedia, suprema fonte delle nostre informazioni.
Con il nome di “Balcani” si abbraccia dunque una vasta area di circa 50 milioni di persone, comprendente Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo, Montenegro, Macedonia e Albania; ma anche la Bulgaria, come abbiamo visto, fa a pieno titolo parte della zona geografica balcanica e pure la Grecia ospita una cospicua parte delle propaggini meridionali di questo puzzle di monti. In senso più ampio possono essere incluse nella lista di paesi balcanici anche la Romania, la Turchia e perfino l’Italia, poiché lo sfumare nord-occidentale delle Alpi Dinariche raggiunge e avvolge Trieste.
Nel ranking rugbistico mondiale (maschile) le nazioni del sud-est europeo occupano queste posizioni…
45° CROAZIA: sicuramente la nazione più competitva dell’area, dalla caratteristica maglia a scacchi bianchi e rossi. In passato ha anche sfiorato la qualificazione alla prima categoria del campionato europeo.
70° BULGARIA: vicini di casa dei romeni, apparentemente adatti al rugby se si pensa allo stereotipo del loro fisico tarchiato e del carattere chiuso e testardo, i bulgari non hanno mai soddisfatto le aspettative di chi sperava di vedere in loro una seconda Romania e languono da “sempre” nelle zone basse delle classifiche continentali. Questo sabato, alle ore 13 in diretta www.rugbyeurope.tv, c’è il “derby” Bulgaria-Serbia per la quarta categoria dei campionati europei.
72° SLOVENIA: per la piccola nazione nostra confinante alcuni piccoli exploit negli scorsi anni, soprattutto nel 7s, grazie anche a quattro fratelli inglesi con radici slovene. Ma quelle tenui luci sembrano già dissolte.
87° SERBIA: il rugby serbo è meno efficace di quello croato, forse anche per via della concorrenza del league. La nazionale serba di league, che all’occorrenza può contare su forti discendenti di emigrati in Australia, ha appena battuto largamente Russia e Ucraina negli Europei di quel codice, risultati inimmaginabili nell’union.
88° BOSNIA ERZEGOVINA: un breve momento di fulgore e sogni un decennio fa, con la nazionale sostenuta anche dai tifosi del calcio, poi l’assestamento nella palude delle posizioni di retroguardia del ranking mondiale.
108° GRECIA: esiste un discreto movimento con club presenti in almeno una decina di città, da Atene a Salonicco, ma un costante caos amministrativo e diatribe varie, sia interne alla federazione e sia con la concorrente federazione di league, hanno a più riprese azzoppato il rugby greco, che negli ultimi anni è stato a lungo (e forse è tuttora) privo di una dirigenza e sospeso da World Rugby. La nazionale di league si è invece addirittura qualificata per la prossima Coppa del Mondo, ma se non sbagliamo è interamente composta da giocatori nati e cresciuti in Australia.
Non classificata ma membro in prova di World Rugby: TURCHIA
Non classificata ma membro di Rugby Europe: MONTENEGRO
Non classificate: ALBANIA, KOSOVO, MACEDONIA