La seconda guerra anglo-afgana durò dal 1878 al 1880 e fu, secondo quanto affermano gli stessi storici inglesi, una pura guerra d’aggressione. L’emiro Sher Ali Khan al potere in quelle terre spostò il proprio interesse sempre più verso l’impero russo, arrivando ad accogliere una delegazione russa e a scacciare dal paese la rappresentanza britannica. Questo fu motivo sufficiente per spingere la corona britannica a dichiarare guerra all’emiro: muovendo dall’India, l’esercito della corona conquistò rapidamente le principali città afgane e costrinse l’emiro alla fuga verso nord-est. Ben presto però, anche a causa della durezza della repressione operata dai britannici, nacque un capillare movimento di resistenza animato dai ghazis, termine che si potrebbe tradurre con “scorribandieri” e che indica precursori dei moderni mujahadeen, cioè combattenti non inquadrati in un esercito regolare ma disposti a morire per il proprio ideale nazionale e religioso.
Una delle roccaforti dell’esercito britannico era situata a Khelat-i-Ghilzai, un altopiano che dominava una zona di pianura sulla via che porta da Kandahar a Peshawar.
Proprio ai piedi di quel forte, ritratto sullo sfondo, fu giocato il match immortalato nell’illustrazione sotto al titolo, realizzata da Walter Charles Horsley; era il 1879 e i soldati impegnati nella partita erano quelli del 59° reggimento.
E’ bello osservare i particolari dell’illustrazione: il militare forse indiano con barba, baffi dritti e turbante, il campo da gioco che sembra in discesa, le porte del campo fatte con un filo teso tra due bastoni quasi dovessero stendere dei panni, il fatto che tutti i presenti (tranne alcuni giocatori) indossino un cappello, seppur di mille fogge diverse… stupiscono anche le maglie a righe: le avevano portate apposta in Afghanistan per giocare a football?
Un’altra nota curiosa: secondo alcuni studiosi dell’epopea di Sherlock Holmes anche il dottor Watson transitò dal forte Khelat-i-Ghilzai. Ne “Uno studio in rosso”, uno dei racconti più conosciuti di Sherlock Holmes, Watson rammemora quando fu ferito da un colpo di jezail (un moschetto che aveva una capacità di fuoco di un colpo ogni due minuti!) durante la famigerata battaglia di Maiwand, nella quale l’esercitò britannico subì un sanguinoso rovescio, e che solo grazie all’aiuto del proprio attendente Miller riuscì a riguadagnare le linee amiche e a salvarsi. Watson non fornisce in quel racconto né mai fornirà nei successivi racconti nuovi particolari sull’episodio e così gli studiosi dei racconti sherlockholmesiani, che sono evidentemente tanto maniacali quanto gli appassionati di rugby, hanno provato con complesse argomentazioni a immaginare quale via di fuga avesse intrapreso Watson e la tesi più accreditata è che il dottore si fosse infine rifugiato proprio a Khelat-i-Ghilzai. La battaglia di Maiwand, durante la quale le truppe indiano-britanniche furono costrette a ritirarsi a più riprese fino a Kandahar lasciando sul campo quasi mille morti, fu comunque combattuta nel luglio 1880, quindi all’epoca dell’illustrazione della partita di rugby il dottor Watson non poteva ancora essere in quel luogo, neppure nella dimensione parallela della finzione narrativa.
La seconda guerra anglo-afgana durò, come detto, dal 1878 al 1880 e si concluse con un pieno successo militare dei britannici che ottennero completa influenza sull’area; una delle conseguenze più visibili fu la creazione a nord-est di una “manica” di territorio afgano protesa verso est, per separare fisicamente l’India, così preziosa per la corona britannica, dal temuto impero russo.
La seconda guerra anglo-afgana ebbe in realtà, come una partita di rugby, due tempi separati: dopo una fase iniziale conclusa con un primo successo britannico fu firmato nel maggio 1879 un trattato di pacificazione, ma pochi mesi dopo, a inizio settembre dello stesso anno, il governatore militare britannico Sir Pierre Louis Napoleon Cavagnari fu trucidato a Kabul insieme alle guardie del corpo e questo diede vita al secondo anno di battaglie, conclusosi poi con un nuovo successo britannico. Forse l’illustrazione della partita di football a Khelat-i-Ghilzai fu disegnata durante quell’estate 1879 di tregua tra i due tempi della guerra.
Il Cavagnari, che fu ucciso dopo un assedio alla sua residenza, proveniva da una famiglia di Parma.