Nel test match abruzzese in meta due volte Stefan e una volta la maul con Cammarano, ma sono state le giapponesi a dare la propria impronta alla partita con aggressività, velocità e determinazione
Italia 17
Giappone 17
ITALIA: Sarasso; Magatti, Sillari, Rigoni, Stefan; Paganini (48’ Cavina M.), Barattin; Giordano, Franco (58’ Locatelli), Arrighetti (cap.); Duca (71’ Tounesi), Ruzza (48’ Fedrighi); Gai, Cammarano (58’ Cerato), Turani. A disposizione: Merlo, Capomaggi, Sgorbini. All.: A.Di Giandomenico.
GIAPPONE: Kato, Fujikoto, Minami (cap.); Sakurai, Sato; Saito, Suzuki, Takano; Tsukui, Yamamoto; Kasai, Kobayashi, Furuta, Taniguchi N.; Hirayama. A disposizione: Taniguchi K., Kokaji, Konishi, Tamai, Hosokawa, Suzuki, Otsuka, Abe. All.: L.McKenzie.
Marcatrici: 9’ meta Kasai, 21’ meta Stefan, 35’ meta Stefan tr Sillari, 40’ meta Minami; 57’ meta Cammarano, 64’ meta Saito tr Hirayama
Arbitro: Grozeleau (Fra); assistenti Pettingale (Eng) e Pacifico (Ita).
Note: 20’ giallo a N.Taniguchi (Jap). Player of the match: I.Arrighetti. Debutto in nazionale per Laura Paganini e Giulia Cerato.
Quando l’arbitra francese Grozeleau fischia la fine sono le azzurre e il loro staff a tirare un sospirone di sollievo: il pareggio 17-17 fa scivolare di una posizione nel ranking mondiale l’Italia (ora settima dietro l’Australia) e rappresenta per la squadra di Di Giandomenico un risultato negativamente inaspettato, ma è stato il Giappone a meritare la vittoria ben più della nostra squadra.
Nonostante la lontananza da casa, nonostante il campo pesante che avrebbe dovuto sfavorirle, sono state le rugbiste nipponiche, allenate dalla canadese Lesley McKenzie, a fare la partita per la maggior parte del tempo. Come delle flipperine martellanti in attacco e delle granchiette elettriche in difesa le giapponesi hanno tolto costantemente spazio e lucidità alle azzurre, placcando ovunque, giocando sempre le punizioni e riposizionandosi con maggior lestezza delle azzurre.
Sono state proprio le atlete del sol levante ad andare in meta per prime, al 9’, con l’ala Kasai, dopo l’ennesima fase e l’ennesima punizione toccata velocemente.
Le azzurre hanno dato l’impressione di riprendere in mano l’incontro nella fase centrale del primo tempo: prima una meta annullata a Giordano (doppio movimento nel gesto finale, hanno stabilito arbitro e tmo), e poi la meta al largo di Stefan, dopo una mischia con sganciamento di Giordano e apertura all’ala di Barattin.
Al 35’ l’Italia è riuscita finalmente a sfruttare anche il maggior peso delle proprie ball carrier e con una serie di percussioni si è avvicinata ai pali attirando le giapponesi sui punti di incontro: alla prima apertura al largo Barattin ha potuto trovare di nuovo libera Stefan sulla fascia sinistra per la seconda meta della bionda ala.
Subita la meta, il Giappone ha perà ridato fuoco al proprio ritmo e all’ultima azione prima dell’intervallo è andata a segno con la capitana Minami, con un pick&go sulla linea bianca. A metà partita 12-10 per l’Italia.
“Loro sono sempre determinate, mai dome, se ti rilassi un attimo sanno approfittarsene; dobbiamo essere meno altalenanti e più aggressive”, ha commentato Manuela Furlan alla Rai.
Giapponesi aggressive anche in avvio di ripresa. Di Giandomenico toglie la debuttante Paganini e inserisce l’altra longilinea Cavina, sempre a numero dieci. “Un esordio molto emozionante, ma mi hanno aiutato tantissimo le mie compagne. Non avrei potuto chiedere di meglio da loro”, commenta ancora ansimante Paganini, sempre al microfono tv.
Al 57’ finalmente l’Italia trova la terza meta, da maul dopo touche: è la fille du pays Cammarano a segnare.
Sembra la fine della Grande Apprensione ma le giapponesi non mollano, reggono relativamente bene anche in mischia e maul e sono micidiali nelle controruck. Nonostante il loro sforzo indefesso tengono bene anche bene atleticamente, mentre le azzurre iniziano a sentire tutta la fatica di una gara inaspettatamente ansiogena. Rigoni disputa gli ultimi venti minuti con i crampi.
Al 64’ le giapponesi vanno in meta troppo facilmente in mezzo ai pali, sfruttando gli ennesimi placcaggi a metà delle azzurre. A un quarto d’ora dalla fine 17-17
Nel finale le nipponiche vanno per due volte vicinissime alla terza meta, quella del probabile ko; il fischio finale diventa quasi una liberazione per Arrighetti e compagne.
Al di là della grande simpatia che riscuote questa squadra, la prestazione rimane obiettivamente negativa: le giapponesi hanno dato una lezione alle azzurre quanto a voglia di placcare e di giocare, e l’Italia è incappata anche in tanti errori relativamente gratuiti. La presenza di un’asse arretrata molto giovane, con Paganini mediana di apertura e Sarasso estrema (Furlan è infortunata) si è fatta sentire in termini di insicurezza e inesperienza. Ma naturalmente è uno scotto che si deve pagare per dare ricambio alla squadra. Rigoni ha messo in campo la solita fantasia tattica ma senza riuscire a incidere, Barattin (90° cap!) e Stefan hanno fatto il proprio dovere pur senza brillare, la mischia ha propiziato tutte le tre mete ma ha sofferto molto in touche e nelle ruck. E’ una squadra che deve crescere, deve amalgamare le giovani e forse deve ritrovare la fame che l’ha portata non molti mesi fa al memorabile secondo posto nel Sei Nazioni.
(foto sotto al titolo dalla pagina twitter della federazione giapponese)