Secondo The Times uno storico avrebbe rintracciato in un catalogo un’illustrazione di Scozia-Inghilterra del 1871
Che i fotografi siano lenti a inviare le foto è opinione condivisa da molti caporedattori di giornali, ma un secolo e mezzo per riuscire ad avere l’immagine di una partita sembra decisamente eccessivo… Secondo un articolo de The Times di Londra un ricercatore dal brillante intuito avrebbe rintracciato nel catalogo di un venditore di stampe un’immagine ritraente il primo test match mai giocato: 27 marzo 1871, Scozia-Inghilterra a Raeburn Place, Edimburgo. La pietra miliare numero zero di tutti i test match, la prima partita di rugby di sempre tra due selezioni nazionali. Si giocò in venti contro venti e gli scozzesi vinsero per un goal a zero; più nel dettaglio ottennero un goal (cioè una meta trasformata) e un try (meta), contro un try conquistato dagli inglesi.
Di quella partita edimburghese ci erano finora rimaste solo due fotografie delle squadre in posa, prima della partita; immagini interessanti per cercare di decifrare la personalità dei giocatori ma che ben poco ci dicevano sulla partita.
Questa illustrazione ritrae davvero quella memorabile sfida?
Il Times sembra avere pochi dubbi. Lo storico Andrew Mitchell l’avrebbe rinvenuta, come detto, in un catalogo di stampe; il disegno, di buona qualità artistica, apparve in un periodico di breve esistenza, The Illustrated Newspaper, quattro settimane dopo la disputa del match.
L’illustrazione porta la sigla J ML R, firma condensata di John McLaren Ralston; un illustratore che, racconta il Times, ricevette durante la propria vita anche gli elogi anche di Vincent van Gogh. Non male da mettere in un curriculum: “ah, sì, poi mi ha fatto i complimenti Van Gogh…”. John realizzò quell’illustrazione quando aveva solo 22 anni e morì nel 1883, ad appena 34 anni di età; il fratello minore William (racconta sempre The Times) fu un artista ancor più noto e l’anno prima, nel 1870, aveva creato delle illustrazioni della prima partita internazionale di sempre di calcio, ancora fra Inghilterra e Scozia.
L’articolo non risolve però i dubbi principali, che ci paiono essere: questo disegno ritrae con certezza quel primo test match di rugby? In ogni caso, si tratta della trasposizione di una fotografia o di una illustrazione di “fantasia” ricavata dalla memoria dell’autore? Se si tratta di una illustrazione non tratta da una fotografia, l’autore era presente al match o ha creato un disegno sulla base di ricordi di altre partite di football rugby?
Naturalmente dal punto di vista documentario il fatto che l’incisione sia tratta da una fotografia renderebbe il documento molto più prezioso, mentre in caso di disegno “di fantasia” realizzato da un autore neppure presente al match tale valore documentario scenderebbe quasi a zero.
La nostra impressione è che l’incisione NON sia tratta da una foto. A suggerirci tale pensiero è l’atteggiamento in posa, quasi da quadro, delle persone in primo piano; ma anche la disposizione dei giocatori in mischia, un po’ troppo didascalica. Altri dettagli, come l’atteggiamento dei giocatori che non partecipano alla mischia o il bambino che si issa sulla staccionata (ricorda un poco il bambino che lecca la scodella nel quadro “Festa nuziale di paese” di Bruegel il Vecchio), potrebbero invece far pensare al contrario che alla base di questa incisione ci sia davvero una fotografia. Alcuni dettagli della partita riportati dagli articoli del tempo sembrano combaciare con l’illustrazione: la piccolezza del campo (gli inglesi se ne lamentarono) e la presenza di 4000 spettatori.
In ogni caso, sono tanti i particolari interessanti. Proviamo a elencarne alcuni:
– la presenza di alcune donne tra il pubblico, vestite in modo non più coperto degli uomini (insomma la società edimburghese di quegli anni appare relativamente aperta nei confronti del sesso femminile)
– quasi tutti gli spettatori indossano la tuba (curiosamente lo stesso copricapo di Paperon de’ Paperoni, anche lui di origine scozzese secondo la tradizione)
– l’arbitro, là in mezzo al campo, è in tuba e redingote, e ovviamente con baffoni
– i giocatori indossano tutti il berretto, e questo spiega bene la tradizione arrivata fino ai giorni nostri di assegnare un “cap” per ogni presenza in nazionale
– la presenza in campo di un numero per noi inconsueto di giocatori (come detto si giocò in venti contro venti)
– l’estremo che staziona fisso davanti alla porta, come un portiere di calcio (non è una posizione casuale, in altre illustrazioni di quei decenni l’estremo appare nella stessa collocazione)
– la porta presentava al posto degl alti pali dei giorni nostri solo due piccoli “cornini” (poi, con gli anni, man mano che rugby e calcio si… tradirono sempre più anche le “corna” della porta aumentarono d’altezza)
– le siepi in fondo, che separavano i campi coltivati in Inghilterra e che probabilmente diedero origine alla corsa podistica dei 3000 siepi
Ecco l’articolo del Times, però leggibile nella sua interezza solo a pagamento
www.thetimes.co.uk/article/lucky-find-shows-start-of-rugby-rivalry-between-scotland-and-england