Occhi puntati su All blacks-Wallabies
Il Canale di Tasman è il braccio di mare del Sud Pacifico che separa Australia e Nuova Zelanda, un confine d’acqua che spesso è stato percorso nell’uno o nell’altro senso per gli incontri fra le due squadre attualmente in vetta al ranking WR. Domani sera, però, non saranno i 2.800 km del canale a separare le due formazioni, bensì i pochi passi che dagli spogliatoi del tempio di Twickenham conducono al centro del campo, dove, ad aspettare le contendenti, ci sarà quello che è unanimemente riconosciuto come il miglior arbitro del mondo, il gallese Nigel Owens.
All blacks-Wallabies è la finale su cui molti scommettevano anche prima dell’inizio della rassegna, ed il modo convincente con il quale entrambe le formazioni sono arrivate all’appuntamento finale, con due percorsi netti fatti di sole vittorie, suona a conferma di quei pronostici. Spesso le finali sono tese e poco spettacolari, ma se ci sono due squadre che possono dar vita ad un match dagli elevati contenuti tecnici si tratta proprio di queste due. Premesso che entrambe le formazioni mettono in campo fuoriclasse assoluti, la cifra dell’incontro sarà il confronto fra la perfetta organizzazione della “rugby-machine” nera, basata su meccanismi rodati ed efficaci, e la capacità dei giocatori australiani di rompere gli schemi con le loro accelerazioni, cui far seguire la loro proverbiale e granitica struttura difensiva.
Sarà probabilmente un match basato sul running-rugby, proprio di entrambe, ma anche un confronto fisico brutale. E sicuramente il confronto tecnico-atletico chiave avverrà sui punti di incontro, il campo di battaglia delle terze linee. Il trio Fardy-Hooper-Pocock, che sin qui è stato devastante per ogni avversaria, se la vedrà con Kaino-McCaw-Read, che, forse, sino ad ora non hanno performato secondo il loro altissimo livello. Non bisogna, però, dimenticare che Kaino è un giocatore solido e combattivo, Read un numero 8 dalle capacità tecniche superiori alla media e…poi c’è Richie McCaw, e lì basta il nome. Fondamentalmente quella tutta nera è una terza linea abbastanza “tradizionale”, basata su ruoli definiti e precisi: un 6 “di fatica”, un 7 che sporca e ruba, un 8 che fa metri e scarica. Quella australiana, invece, è un’interpretazione particolare del reparto, che rinuncia ad un po’ di peso e di capacità di fare avanzamento per avere in cambio due formidabili ruba palloni, due fetcher straordinari come Hooper e Pocock. Naturalmente il confronto non si ferma lì, ma, sicuramente, molte delle sorti del match si decideranno proprio nei breakdowns.
Il vincitore della finale sarà il primo nella storia a fregiarsi per la terza volta del titolo mondiale e, nel caso di vittoria neozelandese, sarà anche la prima volta che una nazionale campione uscente riesce a difendere vittoriosamente la William Webb Ellis Cup. Come detto i precedenti fra le due formazioni sono tantissimi. Australia e Nuova Zelanda si sono affrontate ben 154 volte, con 105 vittorie degli AB’s, 42 dei Wallabies e 7 pareggi, ma c’è da dire che non ci sono precedenti per una finale mondiale fra i due. Quindi il match è un inedito, con l’incertezza propria degli inediti.
jpr