La squadra del Tre Rose Rugby, una boccata d’aria pulita
Spesso noi che amiamo lo sport ovale raccontiamo agli “infedeli” quanto il nostro microcosmo sia ricco di valori umani, quanto abbia la capacità di avvicinare mondi lontani. Altrettanto spesso queste rischiano di sembrare parole vuote, almeno per coloro che non hanno avuto il piacere e la fortuna di incontrarlo, frequentarlo, viverlo, insomma, questo microcosmo. Ma la realtà, che spesso è più sveglia ed interessante di ognuno di noi, qualche volta riesce a dare corpo, anima e fiato ai valori che sembrano esistere solo nelle parole, facendoli diventare corpo, anima e fiato veri e regalandoci storie che sono lì proprio per essere raccontate.
E’ il caso della squadra del “Tre Rose Rugby” di Casale Monferrato e dei suoi piccoli grandi eroi, arrivati qui, in questa terra secolare di vigneti, campagna e lavoro duro di mani, dai quattro angoli meno fortunati del mondo. Una storia che nasce su un’isola di cui sentiamo parlare spesso da qualche anno a questa parte, un’isola il cui nome evoca a taluni senso di pietà umana, ad altri, purtroppo odio e repulsione. E’ a Lampedusa che molti dei protagonisti della nostra storia sono arrivati un giorno su un barcone carico di sofferenza e di dignità, ma anche di speranza e di sogni. Da lì, attraverso le solite peripezie che abbiamo imparato a conoscere, fra diffidenza e pastoie burocratiche, un gruppo di questi ragazzi provenienti da Costa D’Avorio, Gambia, Sudan, Niger, Nigeria, da quella parte del mondo che siamo abituati a considerare come “ figlia di un Dio minore” sono approdati alla cooperativa “Senape” di Casale Monferrato, uno di quei piccoli gioielli tenuti in piedi da pochi e volenterosi eroi del quotidiano che lavorano avendo come unica ricompensa la soddisfazione dei frutti del proprio lavoro e magari gli insulti di quelli che li accusano di avere chissà quali tornaconti. I volontari di Senape assistono 150 profughi, quelli che tanti “bravi cittadini” non vogliono vicino alle proprie case e cercano di aiutare il loro inserimento con l’istruzione al lavoro e i corsi di lingua italiana. A un certo punto la domanda: “Vi piacerebbe fare dello sport?” E’ qui che nasce l’idea di aggregare questi ragazzi in una squadra di rugby, insieme ad altri arrivati lì per altre vie da paesi in cui il rugby è cultura e abitudine, come Romania e Argentina. Vede la luce così il “Tre Rose Rugby” e si iscrive al campionato di C2 senza altri obiettivi che aggregare e integrare in una lotta sul campo chi aveva dovuto sempre lottare, e duramente, nella vita. Il primo riconoscimento, importante, arriva quest’anno durante il 6 Nazioni, con la F.I.R. che, dopo aver meritoriamente aiutato il progetto a nascere rimuovendo la solita tonnellata di impedimenti burocratici che di solito impediscono alle buone idee di prendere vita, decide di invitarli in tribuna all’Olimpico per il match Italia-Inghilterra, facendoli salutare pubblicamente dallo speaker. Per ben due volte gli emozionatissimi ragazzi del Tre Rose si sono alzati in piedi per ricevere l’applauso corale dell’intero stadio, a dimostrazione del fatto che, probabilmente, il contenuto di uno stadio di rugby è statisticamente molto migliore del paese che lo ospita. “E’ stata una grande emozione” ha raccontato Paolo Pensa, presidente di questo atipicissimo club, “Tutti hanno conosciuto la nostra storia ed abbiamo avuto la possibilità di far conoscere anche il nostro progetto di integrazione. Dopo la partita abbiamo incontrato tanta gente, giocatori di squadre di tutta Italia e tifosi italiani ed inglesi e tutti ci hanno fatto una gran festa. Sul pullman del ritorno era impossibile spegnere l’euforia dei ragazzi che è continuata fino all’arrivo”.
E proprio nell’ultima partita del campionato, la scorsa settimana, è arrivata anche la prima, trionfale vittoria sul campo per questi ragazzi, che hanno avuto la meglio sul Collegno per 35-33, al termine di un match epico e combattutissimo. Nonostante un’inferiorità numerica, a tratti anche duplice, i ragazzi di coach Luca Patrucco sono riusciti a trionfare segnando la meta decisiva a pochi minuti dal termine e cogliendo la prima vittoria della loro storia. Negli ultimi minuti, addirittura in 12, sono state sicuramente la forza di volontà e la fame ad aiutarli a resistere, ma la ricompensa è stata meravigliosa. E ancora più meravigliosa sarà la ricompensa che li aspetterà alla fine dell’estate, quando Mike Catt, da poco entrato nello staff azzurro, entusiasmato dalla loro storia,verrà a dirigerli in allenamento.“Questa volta non ci avrebbero battuto nemmeno gli All Blacks, è stata una gioia indescrivibile, la più grande dopo mesi di sofferenza” hanno detto in coro a fine partita.
Fa piacere, ogni tanto, poter raccontare storie così.
jpr