Il meglio e il peggio della settimana – 3 –
Vi siete accorti che stiamo già giocando per il prossimo mondiale? Ecco, ci era venuta già una piccola voglia di dare il “The good” della settimana a World Rugby che di tanto in tanto non si dimentica che questo sport, nato da un atto di ribellione a regole scritte, ha delle belle regole non scritte, chiamate tradizioni.
Una di queste è che l’arbitro della finale del precedente mondiale venga mandato ad arbitrare la prima partita in assoluto di qualificazione del successivo mondiale. Sono picciole cose, a a noi new oval romantik piacciono. Così il buon Nigel Owens è andato fino a Kingstown, coordinate 13°10′N 61°14′W per chi ci volesse provare partendo da Porto Palos (ve lo diciamo perché potreste sbagliarvi e finire nella quasi omonima Kingston, che è la capitale della Giamaica, dove però si giocherà il ritorno, occhio!), un terzo degli abitanti di Busto Arsizio, per arbitrare un St. Vincent & Grenadine vs Giamaica. Nessuna delle due nazionali ha speranze di arrivare in Giappone tra 3 anni e mezzo, ma è ugualmente una bella cosa.
P.s. Se volete sapere com’è finita la partita leggete qui.
The Good
Bokke si nasce, zebre si diventa. Il good, anzi i good di questa settimana sono gli stranieri sudafricani di Parma. Dall’inizio dell’anno Van Zyl, Meyer, VS (il nostro nazionale con tante consonanti), il nuovo arrivato Gedeone K., ma anche, ultimamente, Ulrich Beyers, stanno mettendo consistente fieno nella cascina dove pasciono i nostri animali bianconeri. Difficile avergli visto fare una partita sotto la media e, anche in queste ultime settimane in cui la sensazione prevalente è “La festa appena cominciata è già finita“,
i compagni bokke stanno giocando bene, in un grande buio senza stelle attorno.
The bad (o la fuga dei bicipiti)
Il “bad” della settimana è un po’ particolare, ci ha stimolato nell’assegnazione del prestigioso “anti-premio” l’ennesima perdita del nostro movimento. Pare che Leo Sarto finirà in Scozia a giocare a Glasgow, con i Warriors. Molti dicono: “Bene, entrerà un giovane dall’Eccellenza, ce ne saranno 2 che giocheranno ad alti livelli invece di 1”. Altri dicono: “Buon per lui, si migliorerà con staff adeguati, guadagnerà meglio, avrà pubblico più caldo ecc. ecc. ecc.”. Tutte opinioni opinabili ma che ci stanno.
Però noi umili curatori di questa rubrica non siamo esattamente felici: si era entrati nella Lega Celtica per riportare i bicipiti in Italia. E invece la fuga dei bicipiti è continuata, anzi si è pure accentuata dopo i vari problemi di Aironi, Treviso ecc. Spesso accade che giovani già di buon livello e in aria di nazionale vadano all’estero a fare un po’ di tribuna o a giocare nelle A-League (dove “A” crediamo stia per “Alla faccia tua League”). In sostanza molti si perdono per strada, pascolano con pochi minuti giocati, poi magari ritornano e per farli rigiocare “come un tempo” (un caso, R. Barbieri) devono passare mesi. Certo ce ne sono anche alcuni che giocano e bene, ma alle condizioni altrui, magari spremuti quando i nazionali locali sono in ritiro, magari a 6 giorni da una partita decisiva per noi azzurri). Sicuramente ci sono anche colpe nostre (ad esempio chi si è “dimenticato” di un Festuccia che doveva finire alle Fiamme Oro e ha fatto – e sta facendo – altri 5 anni alla grande?).
Noi li svezziamo e gli altri se li godono da grandi mentre le nostre squadre fanno a gara a chi è meno ultimo. Forse non va bene.
Un italiano vero
Non è inusuale che la promozione rubystica in giro per il mondo, in paesi senza tradizione, sia stata fatta nel corso degli anni da espatriati, magari anglosassoni e francesi che poi trascinavano i locali e davano vita a nuovi movimenti.
Fa perciò piacere vedere che anche un italiano ha lavorato all’estero per sviluppare il nostro sport, in questo caso parliamo del bresciano Davide Bellini che è diventato una sorta di factotum a Santo Domingo dove in pochi anni si è creato un bel giro rugbystico.
Volete saperne di più? Video (notare il passaggione dietro la schiena alla fine della clip).
Basta Fra Martino!
Avete figli piccoli? Stanno tornando dai primi mesi di scuola materna costringendovi a cantare le sempreverdi Fra Martino campanaro dindondan o loop di Un elefante si dondolava? Se proprio proprio lo avete mandato in un asilo di fricchettoni vi è arrivato cantando One Banana, Two Banana, Three Banana Four? Ok, basta con questo passatismo, basta muffosità musicali. Raddrizziamo le corde vocali dei nostri pargoli e prendiamo esempio da loro:
(Sì, è una cover di Miley Ciryus).
Foto by Municipality of Parma.
joseph k.