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The Good & the bad

sebastian negri
Scritto da Rugby.it

Neve che cade e partite che sono annullate, file alle urne elettorali e poco rugby, miliardi di statistiche e ipotesi e poca palla ovale. Da questa settimana però torna il Sei Nazioni, si gioca a Cardiff e speriamo che non si passi dalla neve alla grandine…

The Good

Sebastiano Negri. Uno di quei giovinotti in crescita nella Italia un po’ confusa che stiamo vedendo. Un bel giocatore, potente e continuo nel rendimento e fa impressione pensare che quello che è forse il più positivo di questo Sei Nazioni pascolava nelle serie “minori” inglesi, a segnalare ancora una volta la distanza tra il nostro movimento e quello dei colleghi seinazionalisti.

Seb si è ritagliato uno spazio da protagonista in quella terza linea che è il nostro fiore all’occhiello, o almeno che lo sarebbe data la permanenza di antichi campioni (Parisse) e l’arrivo di nuovi virgulti (Licata, Polledri, Giammarioli). Speriamo che la stagione sua felice continui.

The Bad

L’arroganza al potere. Eddino Jones non è certo il personaggio più simpa di ovalia. Le sue roboanti dichiarazioni, il modo di porsi, la spavalderia non lo hanno certo univerasalmente reso uno con cui vorresti berti una birra al pub.

Naturalmente questo non giustifica in nessunissima maniera che degli ubriaconi scozzesi gli abbiano fatto passare un brutto momento. Scuse dalla federazione scozzese, scuse da tanti altri appassionati, ma il punto non è tanto che questi fossero “ciuchi”, il punto è che, come abbiamo sottolineato tante volte, l’asticella del rispetto, concetto cardine del nostro sport, purtroppo si sta abbassando. Verso gli arbitri, verso i colleghi sugli spalti, verso gli avversari: la pietra angolare di questo sport, la convivialità, l’amicizia, va difesa a tutti i costi, magari anche con sonore squalifiche per gli addetti ai lavori che si comportano male, magari anche con un bell’allontanamento di chi si comporta peggio tra gli spettatori. Il nostro sogno è che il movimento sia esso stesso “antibiotico” di sè.

Un esempio da lodare: molti anni fa al Flaminio, non ricordiamo in che partita, un tizio lanciò qualcosa direzione campo, inalberato da una decisione arbitrale. Ebbene letteralmente tutti intorno a lui si alzarono, almeno una quarantina di persone e lo costrinsero a fare i bagagliucci e andarsene.

Fu un meraviglioso esempio di come possiamo tutelarci dalle serpi in seno, dai virus che ci possono ammorbare.

The Italian way

Conor O’Shea ha certamente messo una importante mano sul movimento. Aboud, Bradley, Catt, a giugno Wayne Smith, prima ancora Venter: insomma uno staff importante. Lui gira indefessamente i campi, cerca di organizzare e mettere toppe; a livello dirigenziale la sua mano si sente e speriamo dia effetti nel futuro. La sua promessa di vedere in campo la migliore Italia di sempre però non pare concretizzarsi. In sostanza ancora non si è ben capito quale sia il “gioco” cui sta giocando Corradone, quale sia la sua Italia. Spieghiamoci: vediamo le Zebre e capiamo il gioco di Bradley, tanto alla mano, ripartenze anche dai 22, tenere viva la palla, rischiare, marcare, fare un punto in più degli altri anche prendendone tante.

Vediamo il gioco di Crowley e lo capiamo. Non capiamo molto quello che ha in mente in nostro Conor, il quale certo non ha partite come Kings o Dragons per “sperimentare” (magari lo farà nel tour in Giappone) ma forse deve ancora del tutto mettere la sua manona sul nostro modo di stare in campo.

Brave Scotland

La Scozia ha battuto la fortissima Inghilterra. Noi un po’ rosichiamo perché qualche anno fa speravamo almeno nella “solita” Scozia per evitare il “solito” cucchiaione. Rosichiamo perché pensavamo di essere al loro livello, quando probabilmente mai lo siamo stati. Rosichiamo perché nella nostra testa immaginiamo un giorno di arrivare, prima di crepare, a vedere una cosa simile fatta da noi.

Certo poi ci si è messa anche la buona sorte, una prima meta venuta fuori dal cestino dell’umido (rimbalzi, carambole…), una seconda che da possibile intercetto con passaggio certo non accademico diventa una corsa di 65 metri e meta, un altro intercetto-meta (questa volta inglese) su cui Owens chiama fallo, gli inglesi si son fatti togliere un uomo per un evitabile placcaggio di spalla…

Ma la Scozia c’era, ha lottato, era quella bella Scozia che a volte si vede e che ha vinto meravigliosamente e ora potrebbe pure giocarsi il Torneo a Roma…

Foto: Sito ufficiale Benetton Rugby.

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