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The good & the bad

Fiji Italia rugby
Scritto da Rugby.it

Tutti dicono questo dato, 9 su 10 (sconfitte, tra Italia maggiore, under ed Emergenti) e una vittoria di un punto. Il dato è sconfortante ma detto così ha poco senso e vi diciamo subito perché.

The bad

Siamo al 79esimo di Fiji-Italia. Dopo una partita in sofferenza abbiamo impattato, siamo pari. I precedenti a Fiji dicono: 5 sconfitte, donc in terra pacifica mai si è vinto e nemmeno pareggiato.

Perciò il pareggio sarebbe ottimo risultato, risolleverebbe un attimo i precordi, non ci farebbe finire con una serie estiva di 3 sconfitte su 3 partite (sì, dobbiamo ancora giocare con gli Aussie ma sarà molto dura). Tanto più che il pareggio è già acquisito, in saccoccia, praticamente sicuro. Ma andiamo con ordine: abbiamo una touche ai 10 metri figiani, quasi la intercettiamo, poi nella ruck successiva un nostro giocatore si addormenta e lascia l’autostrada dei fiori a gente che non aspetta altro di poter correre ovale in mano.

La quasi meta viene miracolosamente impedita da un recupero e successivo avanti figiano. A tempo scaduto giochiamo una mischia con nostra introduzione a pochi metri dalla linea di meta.

Ora, qualsiasi squadra, anche la nostra che non sa molto vincere e che va spesso in apnea cerebrale, qualsiasi capitano, anche uno appena arrivato dopo plurimi cambi, qualsiasi giocatore anche uno con 0 cap all’esordio, qualsiasi tifoso, qualsiasi tecnico, chiunque, anche un bambino cui hai appena spiegato le regole del nostro meraviglioso sport, direbbe: pigli il possesso (cosa che facciamo), passi con sicurezza 10 metri dietro all’apertura e SPARI IN TOUCHE. Poi doccia, terzo tempo e tutti felici.

Invece. Invece il nostro numero 8 parte a testa bassa dalla mischia chiusa e va a perdere palla in avanti. I figiani ringraziano e mettono il drop della vittoria.

Non ci credete? E’ andata proprio così. Masochisti, incapaci di sopportare la minima pressione, privi di sufficiente leadership, annebbiati: non sappiamo cosa possa portare a una fine del genere, pazzesco, tutto sommato ingiusto e che fa malissimo. Ma è andata così e questo è lo specchio dell’Italia. Specchio che si ritrova in falli assurdi a fine partita (Italia Emergenti contro Namibia), in giocatori che escono dal campo pensando che la partita sia finita (sempre Emergenti-Namibia), in finte in zona rossa da ripartenza da pick&go che costano avanti e quasi la partita (la under contro l’Irlanda). Non sono casualità, certo l’errore fa parte del gioco, humanum est, ma a noi tutto questo pare anche l’indizio di una forma mentis che forse supereremo quando inizieremo ad avere maggiore confidenza, maggiore sicurezza da qualche vittoria in più o da qualche Peter Stringer italiano in campo (o fuori dal campo) a tirare schiaffoni (s’intende, simbolici) ai compagni per indicare la via.

The Good

Beh i cugini scozzesi sono passati in poco tempo da essere quelli che si contendevano con noi il cucchiaione di legno a battere l’Australia fuori casa, ad arrivare quinti nel ranking Irb, ad essere una bella e rognosa squadra, con un piano tattico e buoni giocatori come Flinn Russel, gente capace di fare veramente la differenza.

Se contro di noi avevamo fatto una partita non così esaltante, invece contro gli Aussie c’è stata prestazione e grande fortuna (un intercetto, una stoppata) che hanno dato una grandissima vittoria. Bravi!

Folau elevetion

Non avete visto i Salienti di Australia-Scozia messi nel video qui sopra? Male, molto male, vi siete allora persi il gesto atletico incredibile di Israel Folau. Un salto che mostra quanto le skills rugbystiche non sono solo placcare e passare ma un insieme composito di doti da affinare e costruire nel tempo. Folau fa un balzo clamoroso in altezza e per perfetto controllo corporeo, scende e marca con una facilità esemplare. Segnare sul taccuino di tutte le cose da migliorare anche a casa nostra.

Zebre, qualche notizia?

Pare che il nuovo coach Bradley stia già allenando a Parma. Dove però non si sa cosa succede per la società, non ci sono comunicazioni di mercato, tutto tace in un silenzio carico di disillusione e timore. In Francia qualche giornale parla di “chiusura” della franchigia. A Parma sta già allenando Bradley, il nuovo coach, pur in assenza di comunicato ufficiale (perché?). Non si capisce bene cosa si stia aspettando, la nebbia o totale, la Federazione per ora tace, la società pare non esistere più, ci ritroviamo a 2 mesi dal campionato in questa condizione, senza certezze, con giocatori che se ne vanno (Ceccarelli, forse Padovani) e altri che se ne andranno. Quando codesta situazione straziante vedrà una fine positiva?

Foto: sito Fir.

joseph k.

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