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The Good & the bad

Bernabò Zebre
Scritto da Rugby.it

Un quasi 2 su 2, dopo la vittoria di settimana scorsa di Treviso anche a Parma c’è stato un bel segnale di risveglio da una stagione comatosa. Una vittoria voluta e di grande ardore che non può non portare il…

The Good

alle nostre Zebroschie e soprattutto a una serie di giocatori che hanno fatto una partita di totale sostanza, Minnie in primis, emblema di quel gioco in stile “placca duro, sii presente, difendi bene, corri a coprire e vedrai che poi qualcosa anche per te nasce” che potrebbe dare soddisfazioni all’Italia e alle italiane in generale. Certo le Zebre hanno regalato due mete nei primi 15 minuti che più “soft” non si può. Ma è strano vedere che questa vittoria arriva quando a Parma si è appena cambiato l’ennesimo presidente e quando le voci di passaggio a Milano (con prospettata fusione tra Asr e Cus) sembrano farsi sempre più insistenti.

Reazione d’orgoglio? Semplicemente il rientro dei nazionali a dare consistenza alla rosa? Gente che dà il massimo in cerca di una conferma o di un nuovo contratto? Un misto di queste cose e in più ricordiamoci che questo incontro era il recupero di una partita dove le Zebre si avviavano ai 5 punti dopo un primo tempo maestoso. Quindi il Dio ovale ha semplicemente ridato a Zebre quel era di Zebre, anzi togliendo pure il punto di bonus…

The Bad

Mogliano. Perdere in casa di quasi 50 punti una semifinale europea non è proprio il massimo. Ok che i russi non sono schiappe dato che recentemente hanno battuto sia Dragons (38-18 in casa) che Worcester (19-12); ok che Mogliano cerca di salvaguardare la rosa per il campionato e probabilmente non ha messo in campo proprio i migliorissimi, ma la sconfitta fa comunque rumore anche perché il calciatore di Enisei ha fatto solo 2 su 7 e il punteggio poteva essere molto più ampio. Se le nostre squadre affrontano questa competizione un po’ per obbligo o per il rimborsino e il pubblico non la ama (800 spettatori per quella che comunque era una partita per l’accesso alla seconda coppe europea) forse è meglio che non vi partecipino o che venga ridotta la nostra presenza a massimo 2 team.

Venter o non Venter that is the question?

Brendan Venter ha un contratto con noi per le finestre internazionali fino al prossimo mondiale, fa il tecnico della difesa e lo abbiamo osannato per la preparazione della famosa Fox (la non contesa in ruck). Ma Brendan Venter farebbe anche il medico come prima professione e ora ha sottoscritto un contratto con il Sudafrica come tecnico della difesa e delle “exit strategies” (non chiedeteci che significa noi abbiamo sempre giocato in team dov’era già tanto se c’era un coach…). Pare che farà questo suo terzo lavoro part time insieme a tutto il resto, anche se qualcuno scrive che in realtà con noi ci sarà solo durante i 6 Nazioni mentre con i Bokke lavorerà un po’ più full nel corso dell’anno e un po’ meno part.

Leggeremo i dettagli e capiremo meglio ma non abbiamo molto bene chiaro dove Brendan potrà sedersi se al mondiale ci sarà Italia-Sudafrica e non sappiamo dove si posizionerà nei prossimi test match tra azzurri e Bokke. Sono correlati del professionismo e ormai non possiamo stupirci quando cose come queste accadono così come non ci stupiamo quando un giocatore che non rifirma per la sua squadra a novembre poi si fa tribuna fino alla fine dell’anno o quando un altro che non garantisce le presenza nel sei nazioni venga sostituito da un neozelandese anche se è stato votato miglior giocatore del team l’anno prima. Appunto, è il professionismo baby e anche se amate il rugby birra&salamella non crediamo ci sia molta possibilità di tornare indietro.

A sud non si sta molto meglio

Bokke che perdono con Giappone e con noi e fanno un filotto di sconfitte nei test match. Australia che perde la serie con gli inglesi e che nel Super Rugby latita mestamente in classifica con i suoi team. Poco pubblico sugli spalti anche perché il torneo ormai è gigantesco e forse la gente si è un po’ “disamorata”. E, soprattutto, dati sui praticanti in calo con il calcio, sì il calcio, che in Australia è ampiamente il primo sport praticato mentre il rugby è superato da tante altre discipline (dal golf al ciclismo). I segnali di allarme in due delle grandissime potenze Sanzaar ci sono tutte, sarebbe molto triste un rugby ridotto ad All Blacks e a due supercampionati professionisti mangiatutto (quello francese e inglese). Certo il sei nazioni e le sue nazionali tengono ma temiamo che se il Torneo sarà accorpato in 6 settimane (o addirittura in 5) con molte più partite il venerdì (come vorrebbe il suo Ceo) magari arriveranno più soldini dalle Tv ma pian piano il pubblico inizierà a disamorarsi pure dal più meravigliosissimo dei campionati per nazioni. Torniamo al discorso professionismo: ok i soldi ma avere anche un po’ di “longa visione“, riuscire a capire che 10 milioni in più quest’anno magari significano anche 20 milioni in meno tra 10 anni…

Ma è più forte un fantino o un rugbysta?

Fare il fantino è fisicamente poco impegnativo? Col cavolo, è molto, molto duro… Interessante questo studio sulle performance di un rugbysta di alto livello e di un fantino professionista in vari esercizi aerobici e anaerobici. Chi darà i migliori risultati alla fine?

Foto: Stefano Del Frate. Flikr. Sito web.

joseph k.

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