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The good & The bad

marco barbini
Scritto da Rugby.it

Avete iniziato bene il 2017? Anno rugbysticamente importante, con la tournée dei Lions e il primo 6 Nazioni gestito dal nostro allenatore Conor O’Shea. Lo stato del rugby italiano è sempre quello che è, traballante, con qualche picco e tanti bassi, vedremo se l’anno che sta arrivando, e che tra un anno passerà, porterà qualche trasformazione

The Good

Marco Barbini. Il mondo rugbystico a volte è strano: ci sono dei casi in cui abbiamo di fronte, semplicemente, un buon giocatore ma ci sentiamo quasi nella necessità di trovare dei difetti.

Ricordiamo l’arrivo di Dries Van Schalckwik, qualcuno diceva che “non placcava” ed erano persino circolate ipotesi di taglio. Ricordiamo l’esordio di un certo Sergio Parisse, qualcuno ci disse “è bravo ma fa tanti falli”. Il caso di Marco Barbini è simile: è un buon giocatore ma di lui si trova sempre il pelozzo nell’uovo. Cose del tipo: è troppo basso, pesa troppo poco, è veloce ma non ha massa nell’impatto, placca bene ma non ha potenza come ball carrier, era meglio se lo “costruivano” in un altro ruolo. E via dicendo. Pare quasi una volontà autolesionistica quella di cassarci da soli i giocatori più promettenti o semplicemente quelli che giocano meglio. Perciò: sarà un 6, un 7, un 8, sarà quel che sarà, ma è un ottimo uomo in campo e lo ha dimostrato, ultima di una buona serie di prestazioni, anche nella partita contro i Warriors.

The bad

O Rovigo, perché la Lega tu non vuoi far? Si sta cercando di rimettere in piedi una Lega dei club italici, pare ci sarà una riunione in questo mese di gennaio e che la volontà sia quella di andare verso un campionato nuovamente organizzato dalla Lega stessa. Ci pare una buona notizia che si stia lavorando per avere un soggetto che riunisca e tuteli i club, ne porti avanti le istanze in tutte le sedi istituzionali, un soggetto che magari riesca a muoversi più autonomamente e meglio anche sul fronte Tv, sponsor ecc.

9 club su 10 di Eccellenza hanno dato il loro ok a provare a iniziare l’avventura. Fuori è rimasta solo Rovigo, il suo presidente ha presentato, a spiega del diniego di partecipazione, delle motivazioni che ci sono parse un poco fragiline. Ad esempio che Treviso e Zebre non fanno parte della Lega: ma le Zebre stanno in piedi praticamente solo grazie alla Fir, Treviso è anche un club semi-privato (anche qui molto fanno i contributi federali) ma pur sempre gioca in un campionato “esterno” rispetto a quello nazionale. Comunque sono anche obiezioni comprensibili, ma pare un po’ strano che se uno vede un possibile problema di infiltrazioni nelle tegole scelte per il tetto nemmeno faccia partire le fondamenta della casa.

Dai Bersaglieri, siete la storia del rugby italiano, una seggiola pigliatevela e contribuite dall’interno a tenere in piedi la baraccona. Non fate come la famosa scena in cui si dice “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o non vengo per niente”…

Se ti viene sei bravo, se non ti viene…

Chiamasi off load, in italiano riciclo. Si tratta di una delle azioni più spettacolari dello sport ovale, che coniuga tempismo, tecnica di base, visione di gioco, senso della posizione propria e dei tuoi avversari. Se viene è bellissimo, un tocco d’artista, e spesso crea mete.

Ma altrettanto spesso non viene… E in quel caso i pochi capelli degli attempati tifosi subiscono lo strappo finale, qualcuno se la segna e ricorda il giocatore solo per quello sfortunato episodio, nelle volte in cui va peggio il riciclo forzato è un regalo agli avversari che corrono in meta. E allora tutti a dire: “Ma perché non l’ha tenuta?”. Il paradosso dell’off load è il suo essere legato anche alla sorte, del resto un pallone che non è rotondo già mostra che genere di aleatorio sport spesso sia il rugby.

Va o non va, aut – aut, una kierkegaardiana impossibilità di alternativa, un tertium non datur assoluto e insolubile.

Ma se pole far?

Nell’ultimo turno del campionato francese durante Racing Paris – Castres il giocatore di Castres Thomas Combezou marca meta in sostanza tuffandosi sopra la ruck. Qualche volta in giro per ovalia questo gesto si è visto, anche nelle serie “minori” come qui sotto nel corso di Trieste-Pordenone:

Sappiamo quanto il nostro sport sia intricato a livello regolamentare, a primo impatto noi abbiamo pensato che il tuffo ritornato non sia esattamente contemplato dalle laws rugbystiche, ma forse visto che le mete sono state convalidate abbiamo torto noi. Per altro ricordiamo di aver visto in passato penalizzare il “salto” del placcatore (intendiamo in gioco aperto, non nel corso di una ruck): ricordiamo in merito una punizione presa 2-3 anni fa da Dion Barryman.

Arbitri che ci leggete potete dare il vostro punto di vista, i commenti sono aperti qui e sulla nostra pagina Facebook.

joseph k.

Foto copy Stefano Del Frate (https://www.flickr.com/photos/stefanodelfrate/, http://www.stefanodelfrate.com/).

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