Gente che va, gente che viene, pedate in faccia, touche sul crapone. Il meglio e il peggio della settimana
Vi ricordate l’ultima vittoria di una squadra italiana (parliamo di nazionale maggiore e Celtic perché i ragazzi qualche soddisfazione l’hanno data)? Un mese fa? Due? Ebbene siamo andati a controllore: l’ultima vittoria di Treviso (per altro la seconda della stagione) è del 19 febbraio, l’ultima delle Zebre addirittura risale al derby del 3 gennaio. Poi la disperazione. Le nostre squadre celtiche assommano la “bellezza” di 2 vittorie totali Treviso e 4 le Zebre (ma di cui 2 nei derby con Treviso). Si può continuare a fare campionati così? Le Zebre hanno una differenza punti di 316, Treviso di 227. Non crediamo serva molto di più per guardare in faccia a quello che è un palese, pesantissimo, ennesimo fallimento. Ma scusate il preambolo di sconforto, noi in realtà si deve fare la rubrica…
The Good
Uno di quegli oggetti misteriosi che restano tali. Presentato anni fa come il salvatore della patria nel solito doloroso spot dell’apertura: di lui si parlava come di un crack, nazionale australiano under 20, parente secondo alcune fantasie del calciatore Ambrosini, fratello secondo altre fantasie di una miss qualcosa o di una spogliarellista del Moulin Rouge. Era già mitologia prima di entrare in campo.
Avete capito chi è? No? Altri indizi, questa volta veri: il padre Alpidio (Al, in Australia) è figlio di un emigrata abruzzese, terra esportatrice di rugbysti doc (Parisse ad esempio), gli piacciono gli gnocchi, ha parenti a Milano dove danno un premio che ha quasi il suo nome. Non ci siete ancora arrivati? Vabbuò dai, il good della settimana è James Ambrosini.
Perché? Beh dopo 4 anni in Italia da meteora, con più presenze in tribuna e allo stand della salamella di Monigo che in campo, qualche volta – quando in campo ci è finito – qualche partita decente l’ha fatta, spesso più dei suoi illustri competitor nel ruolo. L’ultima, questa settimana. Ambrosini è stato per noi il man of the match di Treviso nell’ennesima sconfitta contro i Warriors di Glasgow. Per lui si parla di partenza a fine anno: una gestione misteriosa di un giocatore che non era certo Johnny Wilkinson ma che è rimasto 4 anni in Italia nella modalità X-files. Ha giocato un po’ mediano di mischia, poi si diceva non avesse una buona pedata (e magari 10 giocava Christie, un 12), poi che era troppo mingherlino (e magari 10 giocavano degli scansatori di placcaggi professionisti come gli altri mitologici stranieri visti a 10 Matt Berquist e Joe Carlisle). Perché è lui il good? Non tanto perché, appunto, sia improvvisamente diventato un fuoriclasse ma perché ha giocato, probabilmente da partente, dando l’animo. Mentre altri (vedi sotto) non hanno impiegato molto a dire buon pomeriggio, buona sera e buona notte molto prima del termine…
The Bad
Dunque uno che arriva con -aia di caps con gli All Blacks, anche se ha abbondantemente superato gli -enta, dovrebbe dare qualcosina alla tua squadra. Magari non in campo, magari come esempio per i giovani, come allenatore aggiunto, come uomo marketing.
Invece Mils Muliaina in campo si è visto raramente (455 minuti in Celtic) e a metà stagione ha rifatto il trolley e se n’è andato da Parma per gli States dove giocherà nel loro primo campionato pro. Certo forse non è nemmeno “colpa” sua: è un professionista va dove il pro lo porta. Di certo i ricordi che lascerà nella zona dello Stivale e isole non saranno molto indelebili. Ora che se n’è andato ci viene voglia di salutarlo così (un po’ come lui ha salutato noi):
Impressionante patada…
Beh forse il vero Bad della settimana non doveva essere Mils Muliaina ma questo giocatore argentino che potete vedere all’opera qui sotto:
Dobbiamo però ammettere che quel patada ci ha un po’ fatto sorridere. Poi sembra che il pedante verrà espulso dal suo stesso club per 99 anni, quindi, that’s all folks.
Il tallonatore degli altri è sempre più…
Quante volte abbiamo detto: caspita il nostro tallonatore è una tigre in campo aperto, ottimo in chiusa, guarda come placca bene, certo, migliorasse un po’ il lancio… Quante volte abbiamo tremato vedendo i movimenti dei nostri avanti in touche, sperando che qual lancio in qualche maniera rimanesse nelle nostre mani. Quante volte abbiamo chiuso gli occhi per non vedere la palla superare di 10 metri i corridoi o, banalmente, finire rubata dalle manone altrui.
Beh, possiamo consolarci guardando cosa hanno fatto i Sunwolves, franchigia giapponese del Super Rugby. Probabilmente il titolo del video già spiega tutto: La peggior touche di sempre…
joseph k.
Foto copy Stefano Del Frate (https://www.flickr.com/photos/stefanodelfrate/, http://www.stefanodelfrate.com/).