Il meglio e il peggio della settimana: 9 pappine, pallavolisti in campo (da rugby) e i modi creativi di darsi la carica a St Vincent & Grenadine…
In una giornata in cui la tua squadra perde 58 a 15 (a propò qui tutti i risultati della settimana passata, ma proprio tutti, anche quelli dell’altra parte del mondo) con l’arbitro che ti tratta, diciamo, con “solidarietà” (poareti, è un long long pass, non possiamo vedere se è avanti), in una giornata che ricorda, amaramente, alcuni grandi momenti del cinema italiano più ispirato,
non è facile trovare qualcosa di Bad (o più Bad) da “meritare” il nostro prezioso anti-premio: ci proveremo lo stesso, perché il dovere richiesto dalla settimanale compilazione di questa nostra rubrica deve kantianamente prevalere.
The Bad – The difference beetwen The good and The Phoenomenon
Ricordate il povero Huget nel 2011 quando l’Italia al Flaminio battè, in modo totalmente inaspettato, i franzosi? Bene l’aletta galletta ci regalò una touche in un momento decisivo perché non fu bravo geomètra, come direbbe Dante, mise un piede fuori e ci infiocchettò una touche importantissima. Poteva far uscire la palla, prendersi una touche con lancio loro, si perse un po’ con la testa e – buon per noi – finì così.
Non immaginiamo nemmeno cosa significhi sopportare un grado di pressione come quello di una partita di sei nazioni. Il vostro redattore una volta sparò un calcio sbilenco che finì dietro il punto del calcio stesso. Causa? Non sopportazione cerebrale della pressione di 2 giocatori, invero pure non molto grossi, che montavano su di lui.
Eppure un giocatore veramente fuoriclasse fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Se una schiaffetta che salva una touche e ci fa giocare veloci ripartendo con difesa rotta può essere, in certe squadre e in certe situazioni, una buona idea, in altre situazioni è un disastro. Come sabato.
Il buon giocatore ha le skills, il fenomeno ha il senso della partita e l‘umile percezione non del più bello ma del più meglio. Sì, esatto, del più meglio, che magari sarà anche la cosa scorretta nella grammatica rugbystica, magari sarà un tenuto o un fallo, o 3 punti concessi invece di 5, ma sarà la cosa giusta in quel momento. Perciò purtroppo il nostro The Bad va ad uno dei nostri giocatori più talentuosi: Leo Sarto. Che sia un The Bad incoraggiante verso la strada dell’essere più meglio.
The (young) good
Sapete che ci piacciono i lottatori, i portatori di fieno, gli spingitori di carretta. Se avete visto la partita della nostra under 20 di venerdì sera (sì, abbiamo perso) la categoria del tas e laüràa è stata al meglio rappresentata da duo Pettinelli&Riccioni. Erano pressoché ovunque nel campo a placcare, portare palla e tackle decisivi. Riccioni è anche un pilone bello grossino, usciva che è un piacere dalla linea anticipando i passaggi altrui e portando a terra il rivale. Pettinelli ha mostrato una reattività di gambe notevole per passare l’avversario e una voglia di combattere per tutto l’incontro. I Good questa settimana sono loro.
Confusion will be my epitaph?
Confusione sarà il nostro epitaffio? Regaliamo mete ogni partita come nemmeno Santa Klaus il 24 dicembre. Delle 9 mete di sabato quante sono state regalate da noi? Proviamo a contare: la schiaffetta di Sarto, l’intercetto su Padovani, almeno 4 placcaggi mancati + bucolone successivo. Difficile capire quanto ci si metta noi e quanto gli altri. Stessa cosa era successa contro inglesi e scozzesi. Prima o poi, basta aspettare, il nostro regalino arriva.
Il nuovo coach dovrà in primis lavorare su questo: un bel metro e una bella livella per raddrizzare la muraglia che ora come ora i cocci aguzzi di bottiglia non li ha nemmeno sopra, ma proprio in mezzo, cosicché alla fine ci facciamo male solo noi.
Che la forza sia con voi
Chi ha giocato anche nella squadra più scaciona della terra ha potuto vivere la bellezza di alcuni momenti: il cerchio pre o post partita, il discorso del capitano, il suono meraviglioso del tacchetto all’uscita degli spogliatoi, gli applausi dei 4 spettatori quando esci dal campo, la stretta di mano e il corridoio degli avversari che ti hanno pestato fino 30 secondi prima.
E poi ci sono quei momenti di “carica” che ci si dà, per affrontare sperando senza avere danni il campo. Il coraggio da trasmettersi l’un l’altro, in questo caso quello che cercano di darsi i più deboli per stare fronte alta davanti agli avversari. Ognuno hai i suoi modi, uno dei tanti è questo che vedete qui sotto (per altro ve ne abbiamo parlato anche settimana scorsa).
joseph k.
Foto copy Stefano Del Frate (https://www.flickr.com/photos/stefanodelfrate/, http://www.stefanodelfrate.com/).