Il meglio e il peggio della settimana -1-
Premessa interpretativa di questa rubrica settimanale del martedì: si vuole presentare alla vasta platea dei lettori il meglio&il peggio del pianeta Ovalia, le cose curiose, quello di cui non vi siete accorti, quello che fa sorridere o commuovere, l’eroe e il “cialtrone” (simpaticamente, s’intende) della settimana ovale trascorsa. E anche altro, a ruota libera, a nostra insindacabile scelta perché tanto la tastiera sotto le dita ce l’abbiamo noi…
The good
Mr Crowley: beh il neotecnico di Treviso ancora non si è insediato in panchina e ha già vinto due partite. Invidiabile score per qualsiasi allenatore.
Nella Marca qualcuno ha iniziato a vedere il buon ex Ct canadese come una specie di cornetto o ferro da cavallo bipede. A noi che ogni volta che pensiamo a lui parte immediatamente questo riflesso mentale:
in realtà è venuta in mente una spiegazione più occamista. Non è il fattore c. (beh certo un doppio palo su drop non si vede proprio ogni giorno ed è un bell’esempio di fattore c.) quello che ha introdotto l’ex Giubba Rossa ma solo un po’ di voglia di mostrarsi in funzione dell’anno prossimo.
Crowley ha diretto solo qualche allenamento ma la voglia, la foga fatta vedere in particolare da certe “seconde linee” di Treviso è stata uno dei fattori determinanti di queste due vittorie. Ci riferiamo alle prestazioni di giocatori come Cherif Traoré che in campo avevano quell’eye of the tiger che poche volte si è visto quest’anno a Monigo.
Insomma: Treviso voleva vincere, l’attitudine c’era, e con quella già un pezzetto di salita diventa meno dura. Ma speriamo che duri…
The bad
“Tutti odiano l’Inghilterra”. Disse Maestro Jedi Edoardo Jones. Il cui cognome, che più gallese non si può, è accostato invece alla Rosa di sua maestà britannica.
Il nostro Eddie ha un rapporto intenso con la stampa e usa tecniche motivazionali degne del miglior convegno di venditori Vorwerk.
Però poi vince, quindi ha ragione lui.
Ma teniamo a dirgli che non odiamo affatto l’Inghilterra, come puoi odiare i Beatles, George Orwell e David Hume (ah no, quello è scozzese)? Più che altro a noi che siamo molto molto abituati a perdere, un po’ per invidia e un po’ perché il vincente forte e gagliardo stufa, piacciono di più gli eroi piccini che una volta ce la fanno, tipo i suoi samurai con il Sudafrica al mondiale. Il sogno recondito di ogni amante del rugby è vivere quella partita, da giocatore, da tifoso. Il più debole che batte il più forte, Davide che vince Golia, all’ultimo minuto, il perfetto orgasmo epico che si concretizza.
Perciò Eddie, ora che stai coi più forti, sei un po’ meno simpa di prima. E visto che poi ci aggiungi i carichi con i tuoi fiumi di parole…
La forma non è la sostanza
Ci dà un po’ di speranza vedere questo uomo, in questo stato fisico non esattamente da manuale, giocare (e vincere) nella massima serie inglese. La forma non è sostanza, evidentemente Aristotele aveva ragione, e anche qualche kg in più non toglie il talento.
Attenzione: non significa che passare molto tempo a tavola o al pub vi farà diventare bravi atleti di rugby. Però ci potete sempre provare, al limite non sarete kaloskaiagathos (eh, il Classico) ma avrete almeno passato una bella serata.
Chi dice che gli omoni di mischia non hanno un cuore?
Un giorno all’allenamento arrivarono due nuovi ragazzi dell’est. Erano molto grandi, non era mai stato così pieno di piloni quel campo e il sottoscritto propose subito un po’ di touch “per provare le giocate d’attacco”. Il patetico tentativo salvavita fu subito smascherato.
Sì, questa che vedete sopra, è una pubblicità, ma se proverete ad immaginare tutti gli omoni di mischia con questa delicata vocina forse i loro placcaggi vi faranno (un po’) meno paura.
Joseph K.