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Per Pichot nuovi bersagli: Kiwi “egoisti”, Fiji e Giap causa della sconfitta elettorale

Scritto da Rugby.it

Agustin Pichot è stato un grande mediano di mischia ma nel proprio patrimonio tecnico non sembra esser riuscito a infilare l’arte di vivere le sconfitte con serenità. Pochi mesi fa Agustin ha perso di misura le elezioni per la presidenza di World Rugby contro Beaumont (25 a 28 il conto dei voti); dopo un paio di giorni di silenzio, forse necessari ad attenuare la delusione, si era graziosamente complimentato con l’avversario e la competizione elettorale, incanalata dalla narrativa pichottiana su un duello tra un rugby oligarchico (difeso da Beaumont e dai poteri tradizionali) e uno rivoluzionariamente democratico (guidato da Pichot), sembrava conclusa nel migliore dei modi.

Con l’arrivo dell’estate però Pichot è tornato ogni tanto a far sentire la propria voce, pungolato da qualche intervista; dopo aver semi-esplicitamente accusato di tradimento il rappresentante della confederazione africana per aver mutato voto all’ultimo momento (“corruzione? Spero di no…”), dopo aver platealmente abbandonato tutte le proprie cariche (vicepresidente di World Rugby, rappresentante UAR nel consiglio di World Rugby, presidente di Rugby Americas, referente UAR nel SANZAAR…), Agustin è tornato nei giorni scorsi a parlare pubblicamente in una conferenza/intervista tenuta da una trasmissione web argentina chiamata “Eden Park”, durante la quale ha rilasciato una serie di affermazioni con il piglio apparentemente moderato ma spesso accusatorio che gli è proprio. Pichot ha definito “egoista” la decisione della Nuova Zelanda di allestire un Super Rugby solo neozelandese o solo oceanico (“e noi? E il Sud Africa? Quella decisione incide anche su di noi argentini, in questo momento non abbiamo idea di dove potranno giocare i nostri Jaguares”) e soprattutto è tornato a parlare delle elezioni del maggio passato, lanciando nuove accuse seppur sempre dietro il velo di una dichiarata volontà di non voler fare polemica. 

Alle Fiji, e successivamente anche all’altra invitata dell’Otto Nazioni di questo novembre, cioè il Giappone, Pichot ha attribuito il motivo della propria sconfitta nella competizione per la presidenza World Rugby.

“Porque si una elección se ganó por eso, si esa es la razón por la que perdí, ojalá Fiji se desarrolle jugando ese torneo”.

Traduzione a braccio: se il risultato di quella elezione è stato deciso dalle promesse fatte ai figiani, spero almeno che i figiani traggano vantaggi da quel commercio di voti giocando duraturamente nel Sei Nazioni…

Con questa diventano almeno tre le spiegazioni date nel tempo da Pichot alla propria “sconfitta” elettorale: 1) è colpa del rappresentante africano, forse corrotto. 2) “probabilmente Beaumont desiderava quella poltrona più di me, è per questo che ho perso”. 3) è colpa delle Fiji e del Giappone che hanno ceduto alle promesse di Beaumont. (in realtà Pichot, se non sbagliamo, non nomina mai Beaumont nelle proprie pur lunghe disamine sulle elezioni; sintomo, forse, di una ostilità ancora covata)

A ciò si aggiungono le accuse dei suoi numerosissimi tifosi (nei vari sondaggi on line pre-elezioni Pichot era costantemente preferito a Beaumont dalla grande base degli appassionati, con percentuali tra il 70% e il 90%), alcuni dei quali hanno definito “traditori” il Canada, Rugby Americas North e Rugby Europe, ree di aver votato per Beaumont; e le dichiarazioni del suo fedelissimo gregario Sebastian Pineyrua, presidente della confederazione sudamericana, che dopo aver fatto tifo da groupie durante le elezioni (“El nuestro Grande Lìder”, chiamava sempre Pichot) ha minacciato di spezzare l’alleanza tra Sud e Nord America (voluta proprio da Pichot, gliene va reso merito) e di cancellare l’Americas Championship, il campionato panamericano.

Un altro partecipante alla conferenza web chiede all’ex numero 9 cosa prova quando le persone dicono che nel comportamento di World Rugby durante la campagna elettorale c’è stata disonestà (“fraude”), e Agustin risponde più o meno: “no, no, non mi piace parlare di questo, non voglio parlare delle Fiji o di Francis (Kean, il famigerato rappresentante figiano, ndr) o dello scambio che c’è stato nel comitato esecutivo di World Rugby (con l’ingresso, al posto del dimissionario Kean, del rappresentante africano, già accusato appunto da Pichot di tradimento e sospetta corruzione, ndr), io sono uno che sa accettare la sconfitta (buen perdidor)…”. Poi ripete che è sicuro che nel prossimo Sei Nazioni, in febbraio/marzo, giocheranno anche Giappone e Fiji: “e ne sarò felice, anche se quello è stato il motivo della mia sconfitta (cioè il fatto che Giappone e Fiji abbiano venduto i propri voti in cambio della partecipazione al 6N, ndr); ma se non sarà così dimostreranno di essere stati molto miopi. E allora sarà la Storia a giudicarli, non io”, conclude il buon perditore.

“Non voglio discutere quello che hanno fatto gli altri; è come nel commercio, ognuno si muove come meglio crede secondo i propri principi, non voglio parlare di frode. Vi confesso la verità: anch’io ho avuto la possibilità di fare accordi sottobanco (negociar), ma ho detto di no, ve lo dico sinceramente; perché per me il rugby non è questione di accordi sottobanco ma di ideali”.

Rimanevano ancora cinquanta minuti di conferenza/intervista, ma temendo che anche quelli sarebbero stati pieni di accuse agli altri e di incensamento di sé stesso, abbiamo almeno per il momento deciso di soprassedere.

Se voi volete, potete vederla integralmente (è in spagnolo)

qui (prima parte) https://www.youtube.com/watch?v=o37kRyf__Xc

e qui (seconda parte) https://www.youtube.com/watch?v=7SE0I54Hz9U

Gorgus van der Gorgen

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