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The Good & The Bad

Tradate, Rosafanti, Lugano, Unni
Scritto da Rugby.it

Vi state rimirando per la partita delle Zebre? Signori, calma e sangue freddo, una vittoria non fa primavera, due forse fanno un inizio di aprile, ma non ci si deve sedere sugli allori. Sotto a lavorare come dice Mr Bradley.

The Good

Bradley. Questa settimana avevamo l’imbarazzo della scelta per dare il Good a uno dei molti zebrati che sono stati perfetti in campo, da Canna a Giammarioli, da Licata a Minozzi, da Meyer a Biagi, a Sisi, a Fabiani.

La vittoria delle Zebre è stata entusiasmante e vogliamo dare il giusto merito a questo signore irlandese che ha lavorato anche nei mesi in cui la franchigia sembrava andare a rotoli e non era nemmeno il coach ufficiale. Ora la situazione ambientale delle zebre è radicalmente mutata: una società c’è, un organigramma anche, dei coach stabili: paragonare il lavoro del povero Guidi che si trovava nel mezzo della tempesta a quello di Bradley non è corretto. Però pare, ripetiamo pare, almeno per ora, che il gioco di queste zebre sia esponenzialmente cresciuto. Ben messi in difesa, abrasivi nei placcaggi dove il tentativo di contro ruck o di grillotalpone, magari raddoppiato, arriva presto, buone salite coordinate, buoni schemi di attacco dove si ha il coraggio o la pazzia di giocarla alla mano anche dentro i 22 (per ora ci sta andando bene). Ma soprattutto: confidenza e ardore, queste zebre giocano quasi con “presunzione” e con un bello spirito, lo spirito di gente che deve trovare rivincite o affermazioni, che ha fame, e così giocano anche gli stranieri che sembrano ben diversi dai tanti turisti balneari degli scorsi anni.

Non vediamo in campo degli “indurmentà” (lombardismo) ma sportivi vogliosi di vincere. Speriamo duri…

The Bad

Cheika. Si è molto discusso di colletti e capelli tra Bokke e Australia dopo l’ultimo turno di Championship. Un giocatore bokke, Dillyn Leyds, è stato placcato alla capellata da Israel Folau ma Cheika ha sostenuto, anche un po’ irritato, che il placcaggio prendesse il colletto. Ora nessuno è felice di perdere o pareggiare e il carattere focoso non si cambia ma poi magari si può controllare nelle immagini cosa è successo e capire che stai sbagliando. Certo non è accettabile che poi sui social, sui commenti di Youtube si leggano montagne di insulti rivolti allo stesso Cheika, ma purtroppo anche questo è un lato del rugby moderno che esiste…

L’unione fa la forza

La foto che apre questo articolo presenta un bel progetto che ha unito il territorio varesotto arrivando fino in Svizzera, al Canton Ticino. Una sorta di franchigia insubre che ha creato una under 16 con giocatori da Tradate, Unni Valcuvia, Rosafanti e Lugano rugby. In sostanza si tratta di team (una parte dei) che gravitano nel varesotto e che si riuniscono per fare squadra insieme, dando la possibilità ai ragazzi di condividere esperienze comuni di allenamento, formazione e partita. A noi pare un bell’esempio di collaborazione che supera quegli inutili steccati che spesso ci sono tra i club, anche quando sono vicinissimi. Il club è il sale della vitalità del nostro sport, ma la sinergia è essenziale per alzare sempre di più l’asticella. Questi “Barbarians” varesotti vanno poi in campo con la maglia di Tradate ma ognuno con il calzettone del proprio club. Un esempio da seguire…

Don’t touch the lion

Incredibile ma vero. Scott Baldwin in tour con la sua squadra in Sudafrica per giocare con le due formazioni bokke del Pro 14 non ha resistito alla tentazione di accarezzare un leone come fosse un micettino tenerino. Ha infilato la mano nella gabbia ed è successo questo (attenzione allo stomaco)…

Pare che Baldwin ci abbia rimesso solo un po’ spavento e qualche punto di sutura ma la mano tornerà utilizzabile. Certo la leggerezza sembra incredibile, ricordatevi che il buon leone della savana è meglio lasciarlo per i fatti suoi…

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