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The Good & The Bad

Scritto da Rugby.it

Dirigere qualcosa non è semplice: che sia un’orchestra sinfonica o amministrare un condominio. Non vorremmo essere in questi caldi giorni di giugno al posto di Alfredo Gavazzi che deve gestire una serie di questiunzielle di peso specifico notevole…

The Good

Simone Favaro. Se quanto riportano le cronache è vero il nostro cuor di flanker non ha ancora un contratto perché sta rinunciando ad ogni proposta che contenga anche la clausola “solo se non risponderai alle chiamate della nazionale”. Tale clausola crediamo non sia molto legale, non sappiamo come viene aggirata ma di fatto spesso è usata.

Comunque il buon Simone sembrerebbe in abboccamenti con le Fiamme Oro, cosa abbastanza incredibile per un vicecapitano azzurro il passaggio forse in Eccellenza… Vero che Simone è un giocatore molto abrasivo (e auto-abrasivo nella sua generosità) e che spesso si infortuna ma è completamente assurdo che nessuna delle due celtiche nostre (sempre che due siano rimaste), ad esempio, abbia spazio per lui. Qui a rugby.it facciamo tutti il tifo per Simone!

The Bad

Occorrerebbe fare un accordo internazionale per bandire realmente il non-rispetto arbitrale. L’arbitro rugbystico non è un qualsiasi altro arbitro: la sua facoltà di interpretazione in un regolamento amplissimo e ricco di sfaccettature è molto vasta. Ha totalmente ragione Steve Hansen quando dice che World Rugby dovrebbe semplificare alcune laws per facilitare il lavoro agli arbitri. Anche perché, se essi dovessero fischiare tutto tutto, dalle introduzioni storte, ai veli, ai fuorigiochi, ci troveremmo con partite interrotte ogni 30 secondi. Tutto anche perché gli allenatori e i giocatori certo non aiutano i fischietti, giocando sempre di più al limite, sondando cosa l’arbitro fischia di più e cosa di meno, andando a cercare mete nelle pieghe del regolamento e usando in modo cinico delle situazioni non del tutto regolari (i blocchi dei finti penetranti, es.; le trattenute di guardie in ruck, ad es. e potremmo fare una lista lunga lunga).

Ma caro redattore dove vuoi andare e parare? Voglio dire che potete anche sostenere che Poite durante AB-Lions abbia sbagliato fischiando e poi togliendo il fallo per fuorigioco volontario al 78esimo (situazione molto limite, il giocatore rosso alza la mano certo volontariamente, ma è un riflesso, vedi la palla, la pigli, un riflesso è cosa volontaria? Poi la palla la lascia, dunque esiste il mezzo fallo? Il fallo di cui ci si rende conto e poi rimedio subito?) ma il regolamento e l’ambiente non lo aiutano. Figurarsi poi il fatto che mediaticamente ormai tra palla tonda ed ovale le differenze iniziano ad essere minime con certi giornalisti che passano il tempo a parlare di errori arbitrali e arbitraggi (per altro, che noia).

Pro 12? Pro 13? Pro 14?

Oggi dovrebbero incontrarsi a Roma il presidente Fir e il numero 1 del Pro 12. Da parte italica c’è la situazione zebrata con una vecchia società mai morta, una nuova a gestione Fir aperta negli studi notarili ma che non sappiamo se funziona, con un pezzo dei soci della vecchia società che rispondono a Dondi e Reverberi che vorrebbero ripigliare la vecchia società… Da parte celtica c’è il non averci veramente fatto entrare nel bord di gestione del campionato, il chiederci ancora un milione abbondanti l’anno per pagare le altrui trasferte (del resto portiamo quasi 0 a livello di diritti TV e ormai tutto si valuta prima in quanto porti di Euro e poi in quanto porti tecnicamente), il voler allargare a due team sudafricani, forse creando due conference…

Verrebbe da dire a l’uno e all’altro: SIAMO ALL’11 LUGLIO!

In tutto questo poi si inserisce la situazione assurda delle Zebre, fallimento sportivo temuto e purtroppo da lungo tempo annunciato, viene sempre voglia di rimpiangere Melegari e i suoi Aironi visto cosa è successo dopo a Parma… Si inserisce la situazione Zebre perché qualcuno dice addirittura che non si iscriveranno e così forse potrebbe entrare in Celtic una formazione Usa con base a Washington? Ci sembra veramente tutto così paradossale…

Ma ora passiamo alle belle mete

Torniamo al campo dai… La cosa bella del rugby, lo avevamo scritto già tempo fa, è spesso riassumibile nella frase del colonnello Hannibal “Vado matto per i piani ben riusciti”. Nella meta che arriva dal Super rugby e che vedete qui sopra c’è tutta la bellezza del preparare al meglio le situazioni statiche. Si finge di andare in drive, si finge di aprire, invece si va a passare al penetrante interno che corre in senso opposto alla direzione fatta immaginare di apertura del gioco. Il 9 gli va dietro a sostegno e via con la meta. Una serie di giochi di specchi e inganni, finzioni e trabocchetti che porta a questa bella marcatura. In una parola: rugby.

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