Un po’ di spettacolo riusciamo a darlo anche noi, si vede quando magari gli avversari sono un po’ più “malleabili” (nulla contro i Dragoni di Newport, ma in effetti sono risultati un po’ meno prestanti di una qualsiasi squadra irlandese capitata quest’anno in Italia, per dire) ma anche quando noi sappiamo giocare meglio.
The Good
Premiata ditta magie&illusionismo M.Violi-D.Minnie. Il buon Marcellino mostra numeri da grande futuro 9, mescolati con alcune residuali ingenuità soprattutto tattiche: ieri ha fatto vedere un piccolo numeretto sulla seconda meta zebrata davvero notevole. Trovandosi in situazione d’attacco semi-assorbita si è inventato un calcino a seguire delizioso e millimetrico. E’ bastato una mezza strizzata di occhio verso Minnie, un solidissimo giocatore che capperi quanto ci farebbe comodo anche in azzurro solo avesse qualche anno in meno, e i due si sono capiti al volo con meta colta di zampata d’astuzia. La meta di Edo Padovani è stata ancora più bella: sempre Derick Minnie in vena di preparare una carriera nelle arti magiche e dell’illusionismo ha inventato un passaggione sottomano per il nostro estremo per una meta di radiosa bellezza. Bravi Ragazzi!
The Bad
Dovremmo mettere come bad della settimana l’altra nostra celtica che viene sepolta dagli Scarlets, ma non vogliamo infierire sui trevigiani. Così il nostro anti-premio va a chi ha creato il pasticcione in Eccellenza per cui San Donà ha vinto una partita con Reggio, ma ha poi perso a tavolino per decisione del giudice, ha rivinto il ricorso per poi ripedere il contro ricorso.
In breve: San Donà ha schierato un giocatore non di formazione in più rispetto a quanto previsto dalla regole, peccato che tale giocatore (Luca Petrozzi) non fosse neanche nelle liste Fir dei “non formati in Italia” e avesse persino giocato una partita con la nostra under 20 che blocca i giocatori a livello di nazionali. Altra stranezza: tra i giocatori non di formazione risulta anche James Ambrosini, nazionale di seven, 6 cap con la Emergenti e per 4 anni a Treviso. San Donà, senza colpa, perde partita e prende anche la penalizzazione dicendo addio ai play off. Non vorremmo essere nei panni di chi ha messo soldi per fare la squadra e si vede tolto il traguardo più importante in questo modo…
Trick & Skill
In passato vi abbiamo già detto come nel rugby possono contare anche skills acquisite in altre discipline. In questa meta tipicamente di inganno si vede come uno degli esercizi classici del giovine cestista, passare la palla dietro la schiena, diventi utile per una meta spettacolare nella disciplina ovale. Controllo perfetto di pallone che viene “nascosto” al placcatore, e poi un calcettino a seguire che libera l’accorrente compagno che deve solo correre tra i pali.
Bottom&Skills
Non ci spostiamo dall’emisfero sud visto che ci regala mete di questa fattura. Qui (minuto 1.10) certamente è questione di skills e di saper tenere la palla attiva e in movimento. Ma c’è anche un po’ di elemento chiappa in quel calcetto che precede la magia, calcetto eseguito cadendo ma che finisce, rimbalzon rimbalzoni, esattamente al compagno accorrente. E dopo un po’ di “fattore bottom” però arriva la meraviglia: un passaggio dietro la schiena, da terra, ancora cadendo, per un’altra meravigliosa marcatura.
Datemi un giocatore e muoverò il mondo
Si parlava sopra di Minnie. Un giocatore che a inizio campionato non sembrava così performante nonostante un curriculum notevole. Un giocatore che ora sta inanellando bellissime prestazioni dando l’idea di una tipologia di atleta che per prestazioni e “leading by exemple” sa trascinare l’intera squadra. Un placcaggio deciso che provoca un in avanti, magari con un’uscita anticipata in spia, un senso del gioco che ti fa essere a punto giusto, una singola invenzione che ti porta una meta, una “cagnitudine” * che pare anche un po’ innata e che diventa stimolo per tutti gli altri 14 in campo, stimolo ad eguagliarti, a spostare l’asticella al tuo livello.
Qualcuno semplicemente definisce questi giocatori “fuoriclasse”, non sappiamo se Minnie lo sia, probabilmente ha dimostrato di esserlo in qualche incontro, noi stessi siamo così poco abituati a vedere giocare con noi un fuoriclasse che forse quando li abbiamo ci dimentichiamo che possano esistere in generale.
*definizione di cagnitudine: “attitudine alla presenza rognosa e snervante per gli avversari, ti giri e quello c’è, prendi la palla e quello ti ha già placcato, spingi in ruck e il suo faccione è lì a mostrarti le gengive e a strappare palloni a renderti lenta l’uscita. Solitamente i giocatori provvisti di cagnitudine parlano l’essenziale come nel detto evangelico “Sia invece il vostro parlare sì sì, no no. Il resto viene dal maligno”.
Joseph k.