Brendan Venter, il Carlo Festuccia X-file, fieno per le zebre e lo spirito portoghese: il ricco Good&Bad della settimana.
The Good
La nostra Federazione. Sì, ci sono tante questioni sempre aperte quando si parla di Federazione, in primis si potrebbe citare il recente bilancio in rosso. Ma questa settimana è doveroso premiare la Fir per il lavoro di completamento che ha fatto sullo staff della nazionale. Brendan Venter, un pezzo da 90 che potrebbe tranquillamente essere anche qualcosa in più di un “semplice” allenatore della difesa, lavorerà, seppure “solo” part-time, durate i periodi delle finestre per 6 nazioni, test match e mondiali, con i nostri azzurri.
Si tratta di un supercoach che pure i bokke rimpiangono. Il suo lavoro non potrà che fare bene ai nostri giocatori che di essere perfettamente sistemati ed efficienti nella fase difensiva hanno un gran bisogno. Ringraziamo Ippocrate e il dio Esculapio: Venter ha accettato questo lavoro perché in sostanza ama fare il medico a tempo pieno e riserverà al rugby solo i momenti di “ferie”. Ricordiamo che, secondo il mito, Esculapio morì perché il Grande Capo Zeus lo eliminò risentito per il fatto che aveva fatto rinascere un po’ di morti, sovvertendo il naturale ordine delle cose.
Ecco il moribondo da far rinascere c’è, il medico anche e scommettiamo che nessuno Zeus dietro l’angolo avrà saette da sprecare se il lavoro va a buon fine.
The bad
Zebre. Che succede in casa dei nostri amati quadrupedi? Mancano soldi, un coach se n’è andato a stagione in corso, alcuni giocatori non sono mai arrivati (pensiamo al pilone Le Roux), altri hanno cambiato lidi (vedi prossimo paragrafo), altri sono arrivati con mesi di ritardo (Afamasaga), la società lancia pubblici appelli per trovare capitali per la sopravvivenza… Insomma non tira una buona aria e difficilmente si immaginano venti favorevoli all’orizzonte.
E nel torbido ovviamente poi arrivano molti “rimestatori”: quelli che parlano di spostamenti di squadra in altre città, quelli che criticano il Pro12 e la nostra partecipazione, quelli che hanno nostalgia del campionato dei tempi di Cesare, Crasso e Pompeo, quelli che “è colpa del Gavazzi”, quelli che “è lo stesso colpa del Gavazzi”.
Noi non abbiamo la minima idea di colpe e responsabili ma vorremmo essere positivi e propositivi: ok, è l’ennesima ripartenza, l’ennesima corsa a ostacoli, l’ennesimo momento buio per il rugby nazionale. Ma. Riusciamo questa volta a metterci intorno ad un tavolo e fare un bel progettino non diciamo decennale, ma che almeno comprenda gli anni sicuri della Celtic prossima ventura (non si parla di rinnovo fino al 2020?)? Su, grandi capi del bastimento, iniziamo a costruire con fondamenta più solide che di baracchette che crollano ne abbiamo già viste troppe.
Festucia X-file
Carlo Festuccia è stato una colonna del rugby azzurro; da qualche anno però è scomparso dai radar della nazionale anche se nel suo club, gli Wasp di Londra, collezionava presenze, stima e giocava anche finali di coppe europee. Festuccia quest’estate è tornato in Italia. Ha fatto un sacco di tribuna (solo 162 minuti in campionato, mai titolare; 170 minuti in coppa, 2 volte titolare) e alla fine, nonostante le 35 primavere, ha sciolto il contratto con la franchigia di Parma e gli Wasp – ben contenti – se lo sono ripresi, evidentemente sicuri delle sue qualità nonostante il bassissimo minutaggio dell’anno in corso.
Che cos’è successo non siamo in grado di dirlo: non si trovava con lo staff tecnico? Non si trovava con la società? Era semplicemente meno performante dei vari D’Apice and co.? Queste domande, attualmente, non hanno risposta, quindi il Festuccia X-file resta aperto. Ma di sicuro c’è che la gestione di questo giocatore è stata, quanto meno, bizzarra.
Portuguese spirit
Questa meta ha qualche primavera sulle spalle. Si vedono un po’ di rotondi avanti portoghesi procedere ad una serie di pick&go di pancia, in senso letterale. Palla in mano, buttarsi dentro alla grezzona e via, per mandare prima il cuore oltre la meta e poi quella strana palla ovale.
Certo i lusitani ne presero tante quel giorno ma lo spirito di battaglia è un grande insegnamento per tutti i rugbysti: mai domi, lottare anche quando si è enormemente inferiori, farla sentire dura agli altri, almeno per 5 minuti, anche ai migliori al mondo. Il portuguese spirit speriamo si impossessi della nostra nazionale alle prese con un vero K2 da scalare, un 6 Nazioni con tutte la squadre da affrontare più forti, alcune (pensiamo agli inglesi) molto più forti. Have a portuguese spirit, my friends.
joseph k.