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The Good & The Bad

Scritto da Rugby.it

Uno dei momenti culminanti della nostra stagione celtica (non foss’altro perché è una delle poche partite che le nostre possono vincere nella stagione) è passato: il derby di andata, giocato a Treviso, è stato vinto dai Leoni. Speriamo che da qui al ritorno le due caselline finali della classifica non ci appartengano più…

The Good

Gabriel Lacroix. Spesso ci è capitato di assistere a prestazioni quantitativamente (in termini di mete) importanti di alcuni giocatori. Ma in questo caso oltre all’alto numero di realizzazioni (4 mete) l’ala francese di La Rochelle ha anche fatto l’impresa, insieme ai suoi compagni ovviamente, di realizzarle in soli 12 minuti. In pratica una meta ogni 3 minuti, una ogni 2 minuti se si tiene conto del tempo tecnico necessario per festeggiare, mettere la palla sul conetto, trasformare, tornare a metà campo…

The Bad

Serenità (mancanza di). Il coach Guidi ha citato il termine “serenità” in senso negativo (cioè come “mancanza di”) per almeno cinque volte nella breve conferenza stampa post-partita del derby celtico. Non conosciamo le ragioni di questa fibrillazione tra gli zebrati, se è una cosa che riguarda il campo dovranno pensarci lui e il suo staff.

Ma come sempre tra i “si dice” e i “si legge” qualcosa trapela, con lamentazioni pubbliche di ritardi di stipendi (tweet di Giamba Venditti) e solite indiscrezioni sulle ormai perenni difficoltà societarie (il bilancio annunciato come chiuso non sarebbe ancora stato approvato). Ogni squadra è fatta di un lato tecnico-atletico e di un altro elemento, chiamiamolo spirituale-psicologico. Il secondo è dato dalla qualità dei motivatori fuori dal campo e in campo ma anche dalla situazione complessiva: tifosi, sostenitori, qualità dell’ambiente dove lavori e vivi, solidità economica del tuo posto di lavoro, durabilità del progetto in cui sei impegnato…. E proprio da questa seconda prospettiva a Parma, ma non solo, i casi nell’Italia ovale sono purtroppo numerosi, ci sono spesso stati dei problemi. Vediamo se il 2017 porterà qualche buona nuova.

L’episodio che tutti conosciamo

Settimana scorsa abbiamo dato il nostro “premio” settimanale, il The Good, alla signora arbitro Maria Beatrice Benvenuti. Non abbiamo valuto parlare direttamente dell’episodio che tutti abbiamo visto e conosciamo, ma ci è venuto in mente un appendice, un piccolo allegato, di cui è necessità fare menzione. Da qualche parte si è letto (ad esempio nel nostro forum) che quello della Benvenuti non è esattamente il primo episodio di violenza ai danni degli arbitri che capita, in particolare nelle serie minori.

La cosa che ci chiediamo è: in casi simili, quando però non c’è una terna arbitrarle con due assistenti, quando non ci sono riprese Tv, nemmeno amatoriali. Ecco, in questi casi cosa accade all’aggressore? Se l’arbitro non lo vede non gli potrà impartire sanzioni dirette e nemmeno potrà farlo il giudice sportivo via referto. Cosa accade dunque? Esiste la normalità dei giocatori in campo che fanno chiaramente il nome di chi si è reso responsabile di una cosa così grave? Esiste la normalità degli accompagnatori, dei dirigenti, dello staff tecnico che indicano al direttore di gara, anche dopo la fine dell’incontro, o alla Federazione chi è il colpevole? Oppure, tutto passa in carrozza, magari con la connivenza di chi vede e tace? Sono semplici domande, proprio non lo sappiamo come materialmente ci si regola o cosa materialmente è avvenuto in casi simili in passato. Ma sapere che niente è accaduto e che se l’arbitro non segna nulla niente è punito, ecco, questo ci farebbe enormemente male. Certo poi il team potrebbe comunque mandare a cogliere margherite al parco il suo “giocatore”, ma non sarebbe la stessa cosa. Comunque attendiamo info da chi conosce meglio questo genere di procedure (nel caso commenti e Facebook sono a disposizione).

No streaker no party

Noi non li capiamo molto ma, vabbè, soprattutto in alcuni stati fuori dall’Italia sono quasi una “tradizione”. A volte per loro però sarebbe stato molto meglio essere in qualsiasi altro luogo fuorchè in quello in cui, nudi come mammà li ha fatti, sono entrati.

Date un occhio:

joseph k.

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