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The Good & the bad

italia canada test match 2016 rugby
Scritto da Rugby.it

La premiata ditta piloni&avanti risolve le partite? E in cosa consiste la virtù della sibilla cumana? Il mal d’aereo fa male anche a rugby? Scopritelo con The Good & The bad della settimana.

2 su 3, che poteva tranquillamente essere 3 su 3, ma anche 0 su 3. Parliamo del bilancio dei test match della nazionale maggiore nel suo tour americano. Due vittorie risicate, una sconfitta con match point in mano nostra non concretizzato: è andata bene, male, benino, malino, medio? Difficile dirlo, certamente la squadra ha lottato e ha mostrato di voler vincere sempre, magari declinando il suo gagliardo spirito pugnante male e trasformandolo in nervosismo e proteste anche un po’ plateali ai vari arbitraggi (invero non esaltanti).  Ma la vis pugnandi è la prima tra le famose skills del rugbysta. Già non tirarsi indietro e dare tutto è il primo presupposto. E almeno questo c’è.

The Good

Ornel Gega. Tre mete in due partite, le uniche segnate dagli azzurri, tutte da rolling maul. Ornel ha mostrato di essere un leone in campo, ardente lottatore, grande coraggio al limite del rischiare sempre il cozzone dato il suo stile non esattamente “accademico” di placcaggio (spesso va a spalla senza chiudere bene e qualche volta l’abbiamo anche visto errare il lato del placcaggio, robe rischiosette insomma, anche solo per la cervicale da sopportare in settimana dopo la partita). Sopra parlavamo di vis pugnandi: ebbene il nostro Gega ci pare un perfetto emblema di questa virtù. Grazie e mille di questi tallonaggi.

Vedi anche: Canada – Italia 18-20, gli azzurri chiudono bene il tour americano.

The Bad

Gullo Palazzani. Questo The Bad va ben spiegato. Non è tanto legato ad una sua prestazione o a qualche atto che merita riprovazione fatto in campo, è connesso ad un mix di ingenuità e nervosismo che può essere letale nelle partite punto a punto. Metà del secondo tempo passata, buona percussione degli azzurri che arrivano a pochi cm dalla meta: si forma una ruck dove forse c’è anche qualche fallo degli avversari. Gullo protesta platealmente, indicando la zona dove probabilmente qualche canadese non stava rotolando: nel far questo perde un attimo di tempo nel quale Campagnaro si assesta nella posizione a terra, spostandosi leggermente e alzando la gamba. Quando Gullo va ad aprire la palla ecco il pallatrac: un urtino contro il piede di Campagnaro che provoca un in avanti (e annulla la conseguente facile meta marcata da Odiete).

Ora è dura stare in campo, è dura intendersi tra i vari protagonisti, è dura avere la frustrazione di essere a pochi cm dal risultato e non riuscire a concretizzarlo, però il top player è consapevole di ogni cosa che accade in campo, ha l’attenzione suprema di ogni istante del gioco, fosse anche solo il filetto di erba che un refolo di Zefiro muove. Il top player vede e prevede come la sibilla cumana. Ma soprattutto: non si perde in chiacchiere e distrazioni sul più bello…

Il carretto passava…

Che bello aver ritrovato il nostro carrettone. La squadra italiana un tempo aveva alcune certezze, tra di esse c’erano la maglia azzurra in tinte più o meno cariche, un inno in cui tutti si grida “Sì” alla fine, 20 anni di nostalgia per Diego Dominguez,  la mischia chiusa e il drive avanzante, meglio noto – appunto – come carretto o carrettone.

Per un po’ di tempo, tempo in cui non avevamo nemmeno il coach della mischia, questa certezza era vacillata. Le ultime tre carrettate ci hanno ricordato che la premiata ditta piloni&avanti dello Stivale è ancora in attività e in ottima salute. E quindi: perché non sfruttare meglio e in modo chirurgico tale fondamentale? Contro il Canada abbiamo carrettato da touche all’interno dei nostri 22 e non siamo mai andati a cercare punizioni ai 5 m dalla meta, pur  con un dominio abbastanza netto nelle fasi statiche. Sicuramente se stai punto a punto badi al fieno da mettere in cascina e il cervello ad ogni punizione ti dice “che sei matto? Piazzala”. Ma quando si verifica empiricamente di avere un’arma che dà un vantaggio, perché non provare ad usarla un poco più sistematicamente?

Il mal d’aereo (contatto)

Uno dei momenti più pericolosi nel gioco del rugby è quando si presenta una contesa/contatto aerea/aereo (vedere qui sopra). Ad esempio dopo un calcio di ripartenza o un up&under: due giocatori vanno a contendere oppure uno va in presa e l’altro arriva tardi o troppo presto a placcare. Sono le situazioni tipiche degli infortuni più pericolosi, ovviamente normate dal regolamento, ma che forse andrebbero in generale prevenute. Come? Non sappiamo. Proibire di saltare su palle alte? Proibire la contesa aerea e lasciare solo quella “piedi a terra”?  Sarebbe qualcosa di rugbysticamente accettabile? Difficile dirlo, sicuramente questa è un’area del gioco che dovrà essere maggiormente [verbale di polizia mode on] “attenzionata” [verbale di polizia mode off] in futuro dai grandi boss di World Rugby.

Dalla parte del magretto, sempre e comunque

Sì certo la meta è bellissima, corale, ben strutturata, con ottimo off load. Però chi, vedendo queste immagini, non si è intenerito e immedesimato in quel povero numero 12, cui un bruto strappa l’ovale di mano, non ha in vita sua praticato il rugby in modo sanamente inferiore a livello fisico. Il magretto si butta dentro, con i denti digrignati, e subisce la rudezza del grossone, che lavora di violenza muscolare.

Tutti voi under 70 kg, tutti voi nanerottoli che non avete mai visto una sala pesi, tutti voi che rimbalzavate sui bicipiti a canotto degli avversari, voi compagni di panchina immersa nella caligine, voi derisi e vilipesi: io sono dalla vostra parte, io sono uno di voi. Magretti di tutto il mondo, unitevi!

jospeh k.

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