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La lunga notte del ’43

Written by Rugby.it

Nei campi di addestramento, nelle retrovie del fronte, nelle città liberate si continuò a giocare a rugby anche durante la seconda guerra mondiale. In queste settimane sono riaffiorati sul web tre “reperti” iconografici risalenti al 1943, forse l’anno più tragico e determinante della WWII.

I MONTI MISTERIOSI. Il primo reperto è un filmato muto ma a colori, da twitter.
In una piana fra monti cupi si affrontano due squadre dell’esercito. A bordo campo il pubblico è composto da altri soldati, in massima parte marines americani intirizziti nelle loro uniformi. Un quesito interessante è: dove è ambientato il filmato? Secondo i commentatori di twitter lo stile architettonico dei pochi edifici visibile rimanderebbe con certezza all’Europa, ma a fine ’43 le uniche zone di Europa in mano agli alleati erano il Sud Italia e le isole britanniche. Monti della Sicilia, dunque? Altopiani abruzzesi? Sembra improbabile, anche perché i tetti bluastri delle case e certe specie di covoni (?) a forma di cipolla fanno pensare a civiltà differenti, più nordiche, sebbene alcuni alberi bassi e nodosi che si intravedono di sfuggita (foto sopra) ricordino in effetti la zona mediterranea. Pure il fatto che una delle due squadre indossi maglie a righe da rugbista spinge a una identificazione differente dall’Italia: inverosimile che l’esercito avesse quelle divise sportive con sé, più probabile le abbiano reperite sul posto e nel 1943 in Italia le maglie da rugbista non dovevano essere molto diffuse… Lo stesso clima freddo evidenziato dai marines che si stringono nelle loro divise e sotto i loro caschi fa pensare al nord. Perciò, in definitiva, ipotizziamo un campo di addestramento fra i monti della Scozia o del Nord Inghilterra. Qualsiasi migliore indicazione naturalmente è benvenuta.

POLVERE DI STELLE. Il secondo reperto è una foto in bianco e nero.
Ritrae due squadre che giocano a rugby allo Stadio della Vittoria di Bari, tuttora esistente. Una è formata da militari neozelandesi e l’altra da militari britannici; o, secondo una versione meno verosimile, si tratterebbe di una squadra neozelandese e di una di soldati italiani. A Bari gli alleati arrivarono nel settembre ’43, quindi l’immagine dovrebbe essere collocabile tra quel mese e quello successivo, sia perché non sembra presentare toni invernali sia perché il 2 dicembre ’43 il porto di Bari fu colpito da un devastante attacco tedesco che fece esplodere un carico di iprite contenuto in una nave americana, causando più di mille morti, e stride pensare che in dicembre questi soldati potessero divertirsi a giocare dopo un simile disastro.

Fonte https://italia1943.altervista.org/world-war-two-bari/

IL FUCILIERE DILORENZO. Il terzo reperto è il foglietto di presentazione di una partita tenuta al Cairo nel giorno di Natale del 1943, all’ “El Alamein Club”. Gli inglesi avevano vinto la seconda e decisiva battaglia di El Alamein un anno prima, nel novembre ’42, e probabilmente avevano battezzato in tal modo il loro club cairota perché consci dell’importanza di quell’avvenimento.
In campo gli inglesi della Cairo Area (maglia rossa) e una squadra dell’esercito sudafricano (maglia gialloverde).
Numero 9 degli inglesi era il “gunner” (fuciliere) Dilorenzo, dalle evidenti origini italiane. Chissà se anche lui aveva combattuto a El Alamein contro i suoi conterranei? Vincent Dilorenzo, ci informa wikipedia, fu un ottimo giocatore di rugby league nei Warrington Wolves ma durante la guerra si dilettò anche, appunto, di rugby union. A league giocava tallonatore, a union mediano di mischia… Era un immigrato di seconda generazione, suo padre Michele Dilorenzo era partito da Napoli per l’Inghilterra e aveva sposato un’inglese. Vincent, scomparso negli anni ’90, ebbe quattro figli: ne fece due prima di partire per la guerra (’37, ’39) e due dopo il ritorno (’47, ’48). Forse sono ancora in vita.

Fonte della foto https://twitter.com/hugh_barrow
Vin Dilorenzo su wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/Vincent_Dilorenzo

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