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The Good & the bad

luca morisi
Scritto da Rugby.it

Un Morisi che ritorna Good e un capitano che sente l’onere del condurre. E una disquisizione sulla relatività del movimento e sulla assolutezza della stasi.

Ci fu un tempo in cui eravamo stufi delle “onorevoli sconfitte” e desideravamo magari le disonorevoli vittorie. Forse ora molte volte rimpiangiamo quelle onorevoli sconfitte. Ma quello che più fa male è che tanti di noi appassionati di ovale ci avviciniamo alla Tv con quel timore da “Oddio oggi le prendiamo e basta o almeno stiamo in partita”?

The Good

Luca Morisi. Certo Matteo Minozzi ha fatto due ottime prestazioni da esordiente al 6 Nazioni. Sicuramente Barbini ha mostrato mani d’oro, anche su placcaggi subito, contro Scarlets. Ma ci siamo riempiti di gioia quando abbiamo visto la partita di Luca Morisi domenica.

Abbiamo rivisto “quel” Morisi, un giocatore esplosivo, capace di fiutare il buco e correrci dentro. Un giocatore intelligente e poco prevedibile, dotato di grande grazia e fluidità nei movimenti. Infortuni durissimi lo avevano tenuto lontano dai campi, ma che bello rivederlo ai livelli più alti.

Pensiamo che il primo felice di questo, di tornare ad avere un po’ più di qualità anche tra i trequarti, sia il nostro Corradone Oscìa, uscito malconcio e a pezzi dopo la doppietta di mazzate con Inghilterra e Irlanda. Così Viva Luca, forza Corrado, non mollate.

The Bad

Il nostro immenso capitano Sergione Parisse. Crediamo che sia stato il più premiato tra i Good nella storia di questa rubrica, quindi non abbiamo timore a mandarlo una volta dietro la lavagna.

Sergione vuole vincere, spesso vuole caricarsi tutto il baraccone sulle spalle e questo lo porta ad esagerare. A magari battere veloce una punizione quando servirebbe un po’ più di calma. A fare un passaggio esasperato che significa palla persa e meta subita. A mandare occhiatacce al compagno che lo serve non perfettamente.

Il capitano è uno abituato a palcoscenici vincenti e in nazionale invece fa il pallottoliere delle sconfitte. Nonostante questo è sempre quello che ci mette la faccia. Tuttavia domenica nella disfatta di Dublino non è entrato nella lista dei “meno peggio”, diciamo, ed ecco la ragione della consegna virtuale del bad della settimana…

Eppure si muove

Vedere la under, vedere Treviso, vedere le Zebre. Non è tutto nero quello che non luccica.

Bisognerebbe essere in grande malafede per non notare che comunque un po’ di miglioramento c’è, che le prestazioni delle ex-celtiche sono certamente migliorate, che ci sono giocatori nuovi di qualità (Licata, Minozzi, su tutti), che la under ha un piglio in campo che 4-5 anni fa, quando magari dovevamo sperare in una punizione di Gennari per stare appiccicati al punteggio, non c’erano.

Produciamo anche buoni giocatori dove siamo stati storicamente carenti (Rizzi, ad esempio). Stiamo ritrovando giovani piloni di valore che per qualche annata non avevamo visto. Qualcosa si muove, bene!

Si muove… ma non troppo

Possiamo essere sofisti e dire che la tartaruga alla fine va veloce quando Achille. Però: se è vero che ci muoviamo, non abbiamo ancora capito quanto questo movimento sia sufficiente. Ogni movimento è relativo perché persino se sto fermo sto comunque ruotando sulla terra e girando attorno al sole e con tutto il resto del cosmo. Cosmo che è una bella cosa organizzata, fatta bene, quindi anche se io decido di non fare un tubo quello lavora per me e non sempre il lavoro che si “subisce” porta buoni risultati.

Usciamo dal filosofico: è sempre meglio essere protagonisti del proprio destino (o tentare di). Poi può sempre capitare che vada male lo stesso, che ci siano persone più brave di noi. Ma se noi non ci proviamo, se non lottiamo, perderemo di sicuro. E questo è il succo del perché su Corradone noi ancora puntiamo.

Siamo assolutamente certi che lui stia dando tutto: una piccola prova è il fatto che lo trovi sempre, lui e i suoi assistenti, a vedere le partite, gli allenamenti, in giro per l’Italia. E’ un segnale di amore per il lavoro, una dimostrazione di voglia metterci tutto impegno. Basterà? Vedremo, ma è già un buon inizio.

Foto: Pierre Selim.

Manuele Grosso

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