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The Good & The Bad

andrea lovotti
Scritto da Rugby.it

andrea lovotti

Riprendiamo il “tran tran” dei campionati con una situazione che è abbastanza definita. Le nostre paiono “meglio” rispetto al passato, sembra che l’aspetto di tenuta fisica sia in progresso, anche con le più forti più raramente sbaracchiamo in modo totale. Certo, tante volte ci siamo detti cose del genere in passato e poi siamo stati smentiti ma le tracce che la via sia quella buona ci sono.

The Good

Andrea Lovotti. Il nostro pilone sinistro sta diventando uno stakanovista dei campi con un minutaggio altissimo. Se è abbastanza usuale che un pilone si faccia mezza partita o poco più, il nostro Lovo arriva agli 80 minuti in più occasioni.

In chiusa ha sempre un buon rendimento e riesce a sopportare il peso anche di avversari più corazzati partendo da una buona tecnica di base. Lovo è sicuramente al punto più alto della sua carriera: godiamocelo e speriamo che duri più a lungo possibile.

The Bad

Marty Banks. C’è uno spettro che aleggia su tanti stranieri che arrivano in Italia. Si chiama lo spettro Carlisle. In altre parole: sono molti i giocatori che arrivano da noi carichi di aspettative per l’illustre passato. Magari sono stati metaman in campionati di rango come Maddock, magari sono stati giocatori decisivi in sfide con i British e Irish Lions, come Banks. Magari sono immaginati e sperati dai tifosi come i salvatori della patria e invece spesso si adeguano all’andazzo collettivo o fanno un passaggio balneare prima del pensionamento o del ritorno in patria.

Lo spettro Carlisle è facilmente spiegato: un giocatore di talento che non mette tutto il suo talento in campo. Le ragioni possono essere le più disparate e sicuramente Banks ha le sue scusanti (infortuni in primis). Se in qualche occasione nel recente passato Marty ci è piaciuto, nell’ultimo incontro però abbiamo visto in lui i fantasmi dei peggiori Berquist e Carlisle. Placcaggi poco decisi e scivolati, decisioni di attacco di livello mediocre, presenza in campo impalpabile, sensazione di pescitudine fuor d’acqua che continuamente aleggia nel corso della partita.

Naturalmente sappiamo il valore di Banks e crediamo che in gran parte il nostro timore sia dovuto appunto alle cattive esperienze del passato con certi stranieri. Ma ugualmente non ci sentiamo del tutto tranquilli…

A 17 anni dimostrarne 27

Spesso in rete si trovano video di ragazzi che dimostrano già di essere rugbysticamente più avanti dei loro compagni (vi è venuto in mente M’Banda? O Riccioni? Esatto, parliamo di quel genere di giocatori, chiaramente sopra la media dei pari anno).

In questo caso Joey Gatus ci mostra tecnica e skills di ottimo livello per la sua giovane età. Placcaggio, linee di corsa, resistenza al tackle, insomma ricordiamoci di lui.

Uno Smith in più

Se n’era già parlato, si era già sentito dire in giro. Ora lo leggiamo anche sui media esteri. Wayne Smith pare entrerà dal 2018 nel gruppo dei coach italiani. Non sappiamo se a tempo pieno (dubitiamo) o a tempo determinato e per consulenze nelle finestre internazionali (più probabile, anche perché Smith ha dichiarato la sua volontà di diminuire stress e carichi di lavoro). Certamente questa è una notizia più che positiva per noi, si tratta di un fior fiore di tecnico che potrebbe tranquillamente valere anche l’head coaching.

Foto: Stefano Del Frate.

Manuele Grosso

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