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The Good & The Bad

mattia bellini
Scritto da Rugby.it

Passata la sbornia da The Fox mania ci apprestiamo a vivere gli ultimi due turni del 6 Nazioni per poi cadere un po’ in quella fase pre-oval-depressiva da inizio della fine di stagione. Sì, perché se nelle altre nazioni parte la trepidante attesa dei play off, noi staremo qui a trastullarci con le speranze di mercato. Fortuna ci “resta” l’Eccellenza per divertirci un poco…

The Good

Mattia Bellini. Ammettiamolo: alla prima selezione in azzurro non fummo tra i maggiori ammiratori di questo ragazzo coraggiosamente messo in campo direttamente dall’Eccellenza. Invece da allora la crescita è stata notevole e, nonostante un brutto infortunio, ora il nostro Mattia ha dimostrato di essere una bella ala potente, precisa in difesa, con buona capacità di rompere il placcaggio e di spezzare la linea avversaria. Un bello stangone che corre e può essere utile anche sulle palle alte: certo dobbiamo affidare il suo piede alle sane attenzioni dei vari coach che lo seguono, da De Marigny a Catt, per educarlo meglio ma nelle ultime uscite ci ha ottimamente impressionato in particolare per una caratteristica che, anche nella sconfitta, vorremmo sempre vedere nei nostri: la voglia di mettersi in mostra, di combattere, di essere l’ultimo a cedere.

Ci pare che di testa il nostro Mattia ci sia, sgrezziamolo un momento in alcune skills e avremo certamente un giocatore ancora più affidabile tra i trequarti.

The Bad

Possiamo ancora mettere le zebre nei bad? No, ci siamo un po’ stuafati, anche se le notizie da Parma che si uniscono inevitabilmente alle voci, alle illazioni, ai non detti, ai sentito dire, ai riferito, non sono esattamente piacevoli.

Così il bad questa settimana va a Steve Diamond, Director of rugby di Sale. A proposito della tattica italiana di sabato scorso ha parlato di spazzatura e di un plan un po’ da codardi. Espressioni non esattamente sportive per quella che è stata una normalissima, eccezionale, intelligente tattica. Chissà perché Diamond si è piccato pur non essendo tra i diretti protagonisti della partita: se possiamo lontanamente capire la frustrazione di un Jones il nostro amico Diamond lo accreditiamo a quella lunga schiera di amanti di un solo tipo di rugby, il noiosissimo corri&sbatti, lo sbadigliesco vai&sfonda, il soporifero abbassati&rompi, il rugby di ignoranza pura che molti amano. Certo, quel rugby c’è e molti lo fanno fare pure ai bambini di 10 anni: piglia la palla e vai a scontrarti. Vuole quel rugby, uomoscontri per 90 minuti? Vuole contese&infortuni? Faccia pure, siamo uno Sport libero.

Noi lavoreremo sule nostre pochezze e cercheremo vie di saggezza per arrivare al Nirvana ovale e superare il Samsara dell’ignoranza anche grazie alle strane, impervie strade che lo spirito dei Maestri Conor e Brendan ci avrà indicato. Namasté Steve.

I “piccoli” che crescono

Allargare Ovalia, contribuire all’evoluzione e alla diffusione del gioco, con sempre più squadre e nazionali competitive al massimo livello; uscire dal gruppetto delle 7-8 che stanno lì a contendersi tutto e sono, più o meno, sempre le stesse da sempre. Questo è un obiettivo che si è data anche World rugby e alcuni risultati delle ultime settimane e degli ultimi anni ci fanno ben sperare.

Qualche tempo fa il Madagascar che batteva la Namibia. Il Kenia che da tempo fa bene nel seven. E ora la Germania che batte la Romania, il Brasile che sconfigge a San Paolo il Canada con un bellissimo finale a cariche per portarla a casa, tutto cuore e coraggio. Insomma quando i piccoli crescono anche i grandi ne beneficiano: quindi forza ragazzi, c’è bisogno di gente diversa nei quartieri alti!

Un po’ di tip tap, tanto per cominciare

Footstep, gioco di gambe, cambio di passo, linee di corsa. Il rugby moderno non significa solo essere veloci e potenti ma anche saper danzare con le gambe. Nelle sessioni di allenamento si dovrebbe essere in grado di traslare conoscenze, tecniche, abilità anche dagli sport o dalle discipline che ci sembrano più lontane.

Il Folau di questo video ha propriocezione, equilibrio, gambe d’acciaio (se lo facessimo noi ci direbbe adieu immediatamente il crociato) sorrette da muscolatura preparata da professionista. Ma ha anche quella delicatezza di piede, di “correre sulle punte” che hanno i migliori ginnasti o i primi ballerini dei teatri d’opera. Molte azioni rugbystiche più esaltanti sono più vicine alle arti coreutiche di quello che si possa immaginare: il correre tra le linee con quei maestosi dribbling di busto, la “piroetta” 360 che va a togliere al placcatore i punti di appoggio per tirarti a terra e permette di passarlo in veronica, le finte di corpo che si portano dietro la competenza, la sapienza di ogni giuntura, dei garretti e dei talloni per saperle fare al meglio.

Abbiamo visto il buon Martin Castro in uno spezzone del celebre programma “Ballando con le stelle”: non ci siamo stupiti…

joseph k.

Foto: copy Stefano Del Frate. Flikr, sito web.

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