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La rivoluzione di cui non si sentiva il bisogno

Scritto da Rugby.it

Nell’edizione 2017 cambia il sistema di punteggio: rivoluzione al 6 Nazioni

Prima di iniziare è necessaria una premessa doverosa: il pezzo che segue è da ritenere una personale opinione di chi scrive e non rappresenta alcuna linea editoriale.
Arrivo a casa dopo il lavoro apro il pc e…subito dopo guardo il calendario: fosse mai che, nonostante il freschetto che c’è fuori, è già il primo di aprile? Invece no, siamo a fine novembre e quindi non è uno scherzo, lo fanno davvero, dannati loro.
Dicono che sarà solo un esperimento (e gli auguro di tutto cuore che fallisca miseramente), ma un’elite di geni ovali ha ritenuto che il nostro amato 6 Nazioni non andasse più bene, che bisognasse “modernizzarlo” parola dietro la quale spesso si nascondono le più obbrobriose nefandezze. Il 6 Nazioni che, come raccontammo tempo fa, ha attraversato più di un secolo fra molteplici vicissitudini appassionando e facendo innamorare legioni di oval addicted pare sia da omologare a tutto il resto, che gli si debba togliere una di quelle caratteristiche che lo rendono diverso da tutto quel resto.
E così vai col punteggio “moderno“:
4 punti per la vittoria
1 punto di bonus per chi marca 4 mete o perde sotto break
3 punti per il Grande Slam (probabilmente quando i geni in questione si sono accorti che, col meccanismo dei bonus, poteva accadere che vincere tutti i match non garantisse la vittoria).
Il presidente (mi auguro non per molto) del 6 Nazioni Pat Whelan ha così argomentato: ” E’ da un po’ che pensavamo a questa modifica e a quale sistema di bonus potesse funzionare maggiormente, nel rispetto del format unico di questo torneo. L’obiettivo è quello di migliorare una struttura forte e che già funziona: siamo convinti di aver fatto la scelta giusta per tutti: tifosi, squadre e broadcasters“. Se era forte e funzionava non si capisce per quale motivo andasse stravolto, senza contare che la parola “rispetto” appare decisamente fuori luogo in questo contesto palancaio. Ma a rincarare la dose arriva il C.E.O. (si, ci sta pure un C.E.O. al 6 Nazioni, non bastava un banale presidente) John Feehan che cerca di spiegarci perchè un gioiellino che molti ritenevano perfettamente funzionante sia in realtà una fetecchia per vecchi barbogi antimoderni: “Spesso si finiva con squadra appaiate in classifica – cosa che doveva sembrargli una vera tragedia al signor C.E.O., n.d.r.-. Siamo consapevoli che dovevamo incoraggiare le squadre che cercano di segnare mete e giocare un rugby di attacco. Non vediamo l’ora arrivi febbraio”. Infatti di solito davanti al 6 Nazioni ci facevamo delle penniche come davanti ai GP di Formula 1 post prandiali…Contenti loro…

jpr

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