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The good & the bad

tommaso castello
Scritto da Rugby.it

Esordi senza paura, partite viste nei francobolli dei pirati, il ritorno dei cacciatori di stinchi. E poi: anche a rugby esistono le botte di c…. Insomma: The good & The bad.

E la prima di Conor O’Shea è passata: alla fine è stata “uguale” all’ultima di Jacques Brunel. Beh, non esattamente uguale, uguale nei termini complessivi, sempre una sconfitta, ma molto diversa nello svolgimento. Perso di 6 punti, una buona, sana, vecchia, onorevole sconfitta dopo tantissimi disonorevoli disastri; possiamo cominciare dunque da un piccolo passo iniziale, ritrovare questo onore di combattere e farlo fino alla fine degli incontri, e poi pensare anche a vincere.

The Good

Simone Favaro. Quanto ci sei mancato supremo nostro cacciatore di stinchi, abbattitore spietato di birilli umani, vedetta implacabile di mischie, escavatore di ruck, procacciatore volpesco di ovali, spacciatore di schioccanti pignatte, deragliatore indefesso di linee d’attacco. Torna un Favaro e sembra di giocare in sedici.

Eppure, eppure. Sì Simone è stato indubbiamente un graditissimo rientro, ma quanti hanno esordito in azzurro così solidamente come Tommy Castello? A memoria, la risposta è: pochi. Miglior placcatore azzurro, tanta sostanza, come un Gonzalo Garcia delle giornate migliori e in più parecchi anni in meno sulle spalle e qualche primavera in più da spendere. Bene, due luci si sono accese (o riaccese) nel buio azzurro.

The Bad

Un francobollo per amico. Tutti voi cari lettori che avete visto Argentina-Italia vi siete dovuti barcamenare tra domini .ru, .tk, sulle varie forme di piratamento web che sarebbero pure poco legali. Tutti voi avete dovuto provvedere a cavarvela per trovare almeno qualche pixel di questa partita, qualche sequenza dipendente dalla generosità del server dello spacciatore web. Ora che la nostra nazionale non trovi una rete per trasmettere partite che vanno in concorrenza con l’Europeo forse è anche comprensibile. Ma che non si riesca ad organizzare nemmeno mezzo streaming tipo quanto fa la federazione rumena per la Nations Cup o World Rugby per il mondiale Under 20, ecco, questo lo capiamo un po’ meno.

Non abbiamo idea di quanto costino i diritti, ma sapere che in Italia – in Tv e sullo streaming a pagamento – si possano vedere Australia-Inghilterra o Galles All Blacks e non la nostra nazionale, ecco, questo fa un po’ strano. Non sappiamo di chi sia la colpa, quindi assegniamo un the bad virtuale al mostro dello streaming pirata. Che poi tutti questi siti pirateschi hanno le pubblicità che giravano negli albori della Rete. E su dai, enlarge your penis e discount pills nun ze possono più legge… 

Comunication breakdown

Minuto 79. Italia sotto di 6. Fallo pumas sulla nostra touche, punizione, nuova touche molto più ravvicinata alla linea di meta. Forza ragazzi, una bella presa sicura, una cassafortina vecchia maniera, un bel carrettone stile ignoranza, senza tante storie e rimettiamo 5 pizze per noi così da lasciare a Tommy Allan il rigore del vinto-perso.

Un giocatore argentino prima che il nostro ricevitore in touche sia a terra è però già dal nostro lato. Pare ci sia un chiaro fuorigioco, ma non si questiona, l’arbitro è sempre monarca assoluto in campo. Poi però succede una cosa strana, i pumas non contendono, si casca a terra, il referee dice “leave it white”, quindi parrebbe di trovarsi in una normale ruck dato che si invita l’uomo avversario placcatore a lasciare palla. Il giocatore white, invece, resta affossato e non si sposta, fischio arbitrale, i nostri pensano a un’altra punizione a favore. Invece è un turnover con mischia a introduzione argentina perché la nostra maul non è avanzata. Fine.

Siamo gli ultimi che possono dare lezioni di regolamento, non ci sogniamo minimamente di criticare alcunché di arbitrale, non fa parte di come si interpreta il rugby su questo blog. Solo invitiamo a migliorare la comunicazia in campo, tutti si può migliorare: gli arbitri a spiegarsi (pur nella concitazione di un ultimo minuto tirato), i giocatori a capire il direttore d’orchestra.

Comunication breakdown – part two

A volte siamo però noi che avremmo bisogno di parlare, parlare, parlare, parlare. Italia Emergenti, passivone nel primo tempo, ottima rimonta nel secondo. Abbiamo una buona touche ai 10 metri e pochi minuti prima la meta è arrivata proprio da carretto che per tutta la partita ha funziona bene. La palla arriva in fondo, si avanza trottando come alla rassegna di Piazza di Spagna. Ma inspiegabilmente il nostro ultimo uomo con l’ovale in mano si stacca e parte da solo, per altro sul lato debole. Isolamento, palla persa. Ma perché, why, why? Intanto gli altri continuavano pietosamente a carrettare per altri metri, ma l’azione era ormai andata…

La classica botta di c…

Molte volte ci siamo detti che per vincere un incontro ci sarebbe voluta solo un pochetto più di fortuna, un pallone che rimbalzava dall’altro lato, un intercetto che non finiva in un in avanti, un calcetto che entrava invece di uscire di un millimetro. Tante volte abbiamo sperato, agognato, ambito desiderato quel famoso colpo di c. Quella bottarella di c. che ci risolvesse un po’ le cose. Ebbene, non sempre il colpo di c. migliora la tua situazione in campo, a volte diventa controproducente, come potete vedere qui sotto…

Che poi non è nemmeno del tutto vero dato che da un cartellino rosso si è costruita una vittoria epocale…

Foto copy Stefano Del Frate (https://www.flickr.com/photos/stefanodelfrate/, http://www.stefanodelfrate.com/).

joseph k.

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