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The good & the bad

Ugo Gori Benetton Rugby
Written by Rugby.it

Che tipo di game plan utilizzerebbe Giuseppe Garibaldi in un campo con le H? Perché la lotta greco-romana può essere utile a un rugbysta? Scopritelo su The Good & The bad.

Il giugno internazionale è quello tradizionalmente destinato ai test match: i club nordici vanno a sud (o a ovest, come nel caso dell’Italia) e incontrano le big Sanzar più le pacifiche e le americane. Il tour italiano sarà segnato da una squadra sperimentale senza tanti big, tenuti a riposo, e con un nuovo staff tecnico: questo ci porta al classico stato d’animo che frammischia timor et spes, paura venata di pessimismo e speranza di rinascita. Quale delle due avrà la vittoria finale? Ai verdi campi d’America l’ardua sentenza.

The Good

Ughetto Gori. Pur avendo davanti un quasi legittimo proprietario di fascia di secondo (o terzo) capitano come Quintino Geldenhuys, fa piacere che il nostro mediano di mischia sarà il capitano della tournée in America. Lasciati a riposare o a riprendersi da infortuni i 2 primi capitani Parisse e Ghiraldini, Gori che ha già 50 cap in nazionale, dovrà guidare una banda di colleghi con pochi vip, pochi “senatori” che dovrà necessariamente agire alla garibaldina per portare a casa qualche risultato.

Spieghiamo: se ci fossilizziamo su una serie di partite con piano di gioco stile Cadorna, con attacchi frontali, assalti diretti linea contro linea, schematici, programmati, telefonati; se non abbiamo la capacità di prevedere l’imprevedibile, far fronte all’impensato, trovare una soluzione per il nuovo e l’insolito, perderemo. E probabilmente perderemo pure con Canada e Stati Uniti. Ma soprattutto perderemo contro gli scafatissimi colleghi di 6 nazioni tra qualche mese.

Se invece giocheremo di assalto, di aggiramento, piratescamente, attendendo nell’ombra con pazienza, vinceremo, anche contro i Pumas e forse anche qualcosina al 6 nazioni prossimo venturo.

Spieghiamo meglio: chi sono i “generali” italiani che ricordiamo più facilmente? Garibaldi e Giovanni dalle Bande nere. Maestri, appunto, di guerriglia e sparigliatori inventivi di cartigli polverosi tipici delle accademie militare. Chi scrive ha fatto il servizio civile, l’unica cosa che sa sparare sono le balle al bar con gli amici. Ma se la storia è maestra di vita forse dobbiamo imparare qualcosa dallo spirito di questi due condottieri tipicamente italici e dalle loro strategie.

Infine una richiesta diretta: Ugo, conduci il manipolo, non comandare; fatti reggitore di anime, fatti trascinatore dei loro spiriti, sprona e anima, sii un vero capitano. Che siamo pure latini, col core fragile e ci serve uno che ci rialzi dalla collottola e che dia pure due scapaccioni forti forti, quando serve. In bocca al pumas.

The Bad

Ci giunge novella dal secondo ricco campionato francese che ben 3 team (salvo appello) sono stati retrocessi d’ufficio in Féderale 1: Biarritz, Bourgoin e Narbonne. Si legge di buchi milionari, questioni finanziarie che tendono a colpire sempre più spesso il professionismo ovale. Certo noi siamo gli ultimi che dovrebbero parlare tra fallimenti e autoretrocessioni abbiamo nel tempo perso squadre come Aironi, Prato, Catania ecc. ecc. Però per fallire da noi basta qualche spiccioletto in meno a bilancio, in Francia si parla di iper-professionismo e cifre a 5 zeri. Noi non siamo nostalgici di niente, il passato è passato, però un rugby che fa lievitare ogni anno i suoi costi e sul quale volano tanti soldi ricorda un po’ quel detto, “chi troppo in alto sale, precipitevolissimamente in basso cade”. Se i proverbi hanno un fondo di verità non lo sappiamo, ci limitiamo a fare come Padron N’Toni e a citarli a mo’ di avvertimento. E ne ricordiamo un altro latino “parva sed apta mihi”, “piccola ma adatta a me”. Parva come il Connacht, per esempio…

Settanta volte sette

Settanta volte sette è forse il numero di volte che il seven italiano, il rugby a 7, ha perso nella sua recente storia (ultimamente a Mosca). Il 7 è forse una maledizione per noi italiani, vi diamo 7 possibili ragioni in merito da leggere una volta al giorno, per i prossimi 7 giorni della settimana:

  • è poco praticato
  • ha scarso interesse nei piani alti
  • è sport olimpico ma a noi interessa altro: il sei nazioni (non a caso, 6, non 7)
  • non abbiamo un campionato seven
  • chi lo pratica arriva dal 15 e si deve adattare
  • se sei in 7 servono minimo 2 macchine per spostarsi e costa di più

Ecco, vedete, abbiamo messo 6 ragioni. Quel 7 lì è un numero veramente maledetto…

Perché al rugbysta serve praticare la lotta greco-romana

Vi siete accorti che ultimamente in alcune fasi di gioco molti in campo utilizzano “mosse” o tecniche declinate dagli sport marziali (o che almeno li ricordano)? Una delle più tipiche è un modo particolare di “pulire” in ruck, non il classico entro e butto via, ma un raffinato “aggancio e capovolgo” che ricorda le movenze della lotta greco-romana. Sfruttando le leve dovrebbe essere più facile anche per i magrettini che ci leggono. Provateci.

Crossbar challange

Il giuoco consiste nel cercare di colpire la sbarra centrale dell’H. Ovviamente da una certa distanza e non nel modo più facile (ricordiamo un video con Johnny Wilkinson che colpiva i pali laterali dalla bandierina di fondo campo…). Sì, normalmente non dovete mirare al palo centrale ma questa è una piccola gara che si sta facendo ai mondiali under 20. Chi e come colpirà il palo tra i baldi giovini irlandesi?

Foto copy Stefano Del Frate (https://www.flickr.com/photos/stefanodelfrate/, http://www.stefanodelfrate.com/)

Joseph K.

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